Sermoni (Chiabrera)/XV

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AL SIG. FRANCESCO GAVOTTI.

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AL SIG. FRANCESCO GAVOTTI.
XIV XVI
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XV

AL SIG. FRANCESCO GAVOTTI.

     Francesco, se oggidi vivesse in terra
Democrito (perchè di lagrimare
Io non son vago, e però taccio il nome
D’Eraclito dolente) or se vivesse
5Fra’ mortali Democrito, per certo
Ei si smascellerebbe delle risa,
Guardando le sciocchezze de’ mortali.
Molti ne diran molte; io che per use
Parlo assai poco, tratterò sol d’una.
10Io rimiro le donne oggi far mostra
Di sua persona avvolte in gonne tali,
Che stancano le man di cento sarti.
Men ricamato stassi infra le nubi
L’Arco baleno; io tacerò dell’oro.
15Oro il giubbone, or le faldiglie, ed ore
Sparso di belle gemme i crini attorti.
Negletta fra’ suoi veli appar l’Aurora
Sorta dall’Oceáno. Io già non nego,
Che assai sovente la beltà del viso
20Fa tradimento alla mirabil pompa.
Or si fatta donzella è non contenta
Di sua natura, ma levata in alto
Su tre palmi di zoccoli, gioisce
Di torreggiare, e per non dare un crollo,
25E non gire a baciar la madre antica,
Se ne va da man destra, e da man manca
Appuntellata su due servi, ed alza
Il piede, andando, come sel traesse
Fuor d’una fossa; onde movendo il
30È costretta a contorcer la persona,
E a ben dimenar tutto il codrizzo.
O Democrito antico, ove dimori?
Ove sei gito a si leggiadre usanze?
Giungi carrozze da città, carrozze
35Per la campagna, seggiole, lettiche,
Staffieri, paggi: il padre di famiglia
I golfi passerà per mezzo il verno
Su frale nave mercantando, ovvero
Coll’armi indosso seguirà l’insegne
40Fra mille rischi, e ne’ palazzi alteri

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Serva farà sua libertade a cenno
D’aspro Signor, per adunar moneta,
E poi disperderalla in compir voglie,
E soddisfar vaghezze della donna?
45La donna darà legge? avrà la briglia
D’ogni governo in mano? Oggi si mangia
In Belveder, diman si cena in casa,
Ove si vegghierà colle compagne.
Fatto il comandamento, ecco la casa
50Tutta in scompiglio; spenditori attorno,
Cocchi in faccende, zuccheri, vivande,
Spese da nozze; e non si tosto tolte
Fien le tovaglie, che portar vedransi
Per entro tazze d’or carte Francesi;
55Quivi fansi larghissime primiere,
Resti di doble. Ora dich’io, se vivo
Per Italia Democrito n’andasse,
Spalancherebbe la gran bocca in risi?
O la si chiuderebbe? E da pensarsi,
60Ch’ei fosse muto, rimirando avere
I cotanto prudenti Italiani
Mestier di tanto elleboro? Confesso,
Che a diritta ragione ei riderebbe.
Rida pertanto, io d’altra parte ammiro,
65Che menando la vita a lor talento
Infra cotanta copia di tesori,
In mezzo delle pompe e de’ sollazzi
L’onestà femminil stia salda in piede.
Gloria grande all’Italiche donzelle,
70Che Amor non ne trionfi, e che non aggia
Arme contra i lor petti adamantini,
Che sua face si spegna, e si rintuzzi
Ogni più forte stral di sua faretra.