Signorine/Come la signora Andromaca fu gentilmente spaventata

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Come la signora Andromaca fu gentilmente spaventata

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Come la signora Andromaca fu gentilmente spaventata
Come la gentile Irene non fu fedele Contessa o Marchesa?

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COME LA SIGNORA ANDROMACA

FU DOLCEMENTE SPAVENTATA

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Non trovai nella villa che la signora Andromaca. Tutte le signorine erano andate a spasso. Essa cuciva dietro le lenti. Io domandai il permesso di attendere e seguitai una mia lettura; ma non potei continuare:

– Be’ e quando dice lei che si starà un po’ bene?

La signora Andromaca levando gli occhi dal cucito, mi aveva rivolto questa domanda. La voce aveva prima gorgogliato passando attraverso zone catarrose del lungo collo, e poi era venuta fuori quella domanda che ho detto.

– E non sta bene lei? Lei ci vede bene a cucire.

– Ohi! cucio anche senza occhiali. [p. 152 modifica]

— E allora cosa vuole di più?

E ripresi la lettura.

Ma la signora Andromaca m’interruppe ancora:

– Io voglio dire: quando verranno giorni migliori.

– Migliori in che senso?

– Che si stia un po’ bene.

– Allora come prima – dissi io. – Non sta bene lei?

E ripresi la lettura.

Ma la signora Andromaca m’interruppe ancora:

– Ma non capisce lei quello che io dico?

– Io? No.

La signora Andromaca rimase con la bocca aperta, e allora osservai che aveva tutti i denti naturali.

– Guardi che è straordinaria lei, signora – dissi. – Alla sua età, ancora tutti i denti in bocca! Lei deve digerire benissimo. Quanti anni ha? Scusi?

La signora Andromaca non rispose a questa domanda. Disse: [p. 153 modifica]

— Non mi lamento mica. Ma lei non risponde a quello che dico io.

– Io credo, signora, che conservare tutti i denti in bocca fino alla sua età, sia uno dei più sicuri indizi di un organismo di buona razza.

– Mio padre – disse ella – è morto a novantatre anni, e mia madre a settantanove.

– E lei, signora, cammina svelta per la via, come una giovane. Che vuole di più?

– La carne non mi pesa.

Dentro la veste di seta nera della signora Andromaca si vedeva il lungo scheletro; e benchè quella curva che nella giovinezza le donne hanno davanti, fosse andata a finire nella schiena, tuttavia dissi ancora:

– Lei dev’essere stata anche una bellissima donna.

– Ma che c’entra adesso questo? Chi si ricorda più!

– Non ha nemmeno i capelli bianchi...! [p. 154 modifica]È sorprendente! Lei conserva anche tutta la sua memoria?

– Grazie a Dio, sì...

– E lavora per casa!

– Per fortuna basto a me, e lavoro anche per gli altri. Ohi, non vede?

(Cuciva una cuffietta).

Ma cosa vuole più di così, signora Andromaca? Alla sua età, fresca, viva, sveglia!

E allora pensai ai miei morti. Mi vinse tristezza; e ripresi la lettura.

Ma la signora Andromaca m’interruppe ancora:

– Insomma lei non mi vuol rispondere.

– Ma a che cosa?

– Non faccia finta di non capire, chè lei capisce meglio di me.

– Cos’è? Ha paura della rivoluzione?

– Sì bene, la rivoluzione! – fece la signora Andromaca buttàndosela con la vecchia mano allegramente dietro le spalle. – La rivoluzione da noi non viene.

– Invece io dico di sì.

– E io dico di no. [p. 155 modifica]

— E se lei dice di no – dissi io – perchè me lo domanda? La rivoluzione, la rivoluzione... Ma non la fanno gli uomini! Gli uomini non hanno mai fatto rivoluzioni.

La signora Andromaca mi guardava trasognata.

Io conclusi: – Ma esiste un genere di rivoluzione che è fatta dalle cose, e questa rivoluzione verrà, anzi ci siamo in mezzo.

E ripresi la lettura.

La signora Andromaca a queste mie parole stette con l’ago sospeso, e disse:

– Io voglio dire: quando la roba che si compra, costerà un po’ meno, quando la gente si metterà un po’ tranquilla.

Io risposi tranquillamente: – Mai!

– Oh, mai è un po’ troppo.

– E allora perchè me lo domanda?

– Perchè lei legge i libri, i giornali, quella roba lì.

– Leggo, ma non mi occupo di politica. Guardi! – e mostrai il libro che leggevo. – Un poema cavalleresco in ottava rima. [p. 156 modifica]

Ma la signora Andromaca era indifferente alle ottave; lei voleva sapere quando il burro costerà meno, quando la carne costerà meno, quando si troverà l’olio buono, così che si possa fare un fritto onesto; quando si troverà un po’ di farina buona, per fare un dolce. – Ho dovuto fare ieri il ciambellone sul forno di campagna, perchè il fornaio dice che è proibito cuocere dolci. E il latte? Due lire il litro. E le uova? Ma cosa? le galline non fanno più uova? le mucche non danno più latte? E allora perchè tutto deve crescere? È che son tutti ladri! Il macellaio, badi, ruba sul peso, ruba sul prezzo, ruba su la qualità. Ruba in tre modi, e non si può dir niente. Ieri glielo ho detto, e stamattina ha fatto peggio.

– E cosa gliene importa a lei? – domandai.

– Come? cosa me ne importa a me?...

(Io volevo dire: «tante persone alla sua età sono già sotto terra, e lei perchè si preoccupa di quello che avviene sopra la terra?» E allora domandai così: [p. 157 modifica]

— Ma vi sta bene lei a questo mondo?

– Ohi! Finchè mi lasciano, ci rimango. Qui so come sto, e là non so come starò. Ma perchè lei dice «mai?»

– Dico mai perchè mai. Perchè siamo in troppi. È una cosa che nessuno vuol capire e perciò non gliela volevo dire. Voialtre donne buttate sul mercato una eccessiva quantità di gente, e nasce quello che nasce. Cosa crede lei che la guerra sia nata per questo o per quello? Ma niente affatto! Perchè siamo in troppi. Non conoscete la geografia, non conoscete la statistica, e poi volete parlare! Sa lei in quanti erano in Germania nel 1870? Cinquanta milioni. E adesso, sa quanti sono? Settanta milioni. E la Russia sa quanti bolscevichi che fanno ua! ua! getta ogni anno? Due milioni. E l’Italia sa di quanto è aumentata in un secolo? Del doppio. Tutta gente che vuole mangiare: e appunto mangiare ciambelle, carne di vitello, tagliatelle col burro, bere vino buono ecc. Non è più come una volta che un bel piatto di [p. 158 modifica]insalata, due fettine di salamino mandavano a letto la famigliola. Lei se ne deve ricordare. Ci vuol altro! In Europa siamo chiusi, in Italia siamo assediati. Vede pure? Lei va in tram, in treno, in un ufficio, in una bottega: tutto pieno, tutto spaventosamente pieno. È mai andata lei all’albergo? in una trattoria? Provi e poi mi dirà.

– Ma se la guerra ha fatto morire tanta gente, e dopo c’è stata la spagnola...

– Sciocchezze! – dissi io. – Ci vuol altro. Non c’è più posto! Anche il piccolo posto qui attorno alla sua villa è di troppo, e fa invidia.

– Ma c’è l’America — disse la signora Andromaca.

– Brava! Ma anche là, cara signora, la gente comincia a crescere. Non sarà oggi, ma domani, e lei vedrà; cioè lei non vedrà: ma domani gli americani chiuderanno le porte. Naturalmente gli americani per stare bene nella loro terra, hanno massacrato, tempo fa, tutti i pellirossi che c’erano prima. La Francia poi vuole tutte le miniere di [p. 159 modifica]ferro per fare tanti cannoni, così da impedire che le entrino genti in casa: l’Inghilterra prepara navi da guerra per difendere le sue colonie, da cui fa venire le sue marmellate, i suoi enormi rosbiff, i suoi plum-pudding! Ma sì, cara signora!

– Ma come è allora che prima della guerra stavamo bene?

– Stavamo bene? Lo dice lei! Appunto perchè si prevedeva che si sarebbe stati male, si è fatta la guerra. E poi allora c’erano i risparmi di mezzo secolo, e questi sono stati consumati.

– E allora come la vede lei?

– Una cosa molto semplice. Un’altra guerra, ma molto più spaventosa!

– Oh!

– Tutte cose previste.

– Lei vuol scherzare.

– Tutt’altro! Lei conosce, scusi, il mus arvìcola. No? Il topo dei campi.

– Quelli grossi brutti delle chiaviche?

– No! Oh, magari fossero quelli! Quelli portavano la peste. Oh, la peste, questo [p. 160 modifica]sarebbe il rimedio! Pur troppo hanno trovato il siero anti-pestifero. Io dico il piccolo topolino dei campi. Bene! Esso cresce in tanta immensità che dove arriva, distrugge tutto: erbe, radici. Quando non trova più radici, nè erbe da distruggere, si distruggono, cioè si mangiano fra di loro. Non mi crede? Lo domandi al professore d’agraria che è suo ospite.

– E che c’entrano i topi?

– È che noi siamo come i topi. Ci mangeremo gli uni con gli altri.

E ripresi a leggere le mie ottave.

Ma la signora Andromaca m’interruppe ancora:

– Ma lei scherza?

– Io? Lei scherzerà. Io non scherzo mai.

– Ma allora?

– La scienza, cara signora. La scienza ha tolto dal commercio la peste, il colera. Non vede lungo la spiaggia del mare tutte quelle schiene nude al sole? To’, guardi lì! Tutte donne! La scienza cura anche la tubercolosi.

– Ma non è una bella cosa? [p. 161 modifica]

— Lo dice lei! Ma lei perchè è arrivata alla sua età, bella, sana, forte? Perchè lei era destinata a vivere. La scienza, invece, salva quelli destinati a morire, che sventuratamente sono le carogne, in tutti i sensi. Perchè ci sono i falchi? Per distruggere i passeri che, se no, crescerebbero a dismisura. Mantenere un equilibrio! La scienza ha distrutto l’equilibrio, ed ecco appare Lenin!

– Cosa c’entra adesso Lenin? Oh vada bene a farsi benedire.

– Ma è ben lei che mi ha fatto parlare!

– Be’, ma cosa c’entra adesso Lenin?

– È l’uomo della storia. Cosa crede lei che la grande idea di Lenin sia il proletariato, i sovietti, il comunismo? Andiamo, via! La grande idea di questo uomo è stata la sconsacrazione della famiglia, di questa macchinetta che fabbrica i figli, i nepoti, le cuffie a cui lei lavora, le preoccupazioni dolorose per il loro avvenire, il risparmio, la proprietà, come questa sua villa... Naturalmente Lenin opera, come ogni genio della storia, in modo inconsapevole... [p. 162 modifica]

Intanto che noi parlavamo, si vedeva lungo la spiaggia arrivare la fila delle signorine, in belle vestine, guidate dal giovane professore d’agraria.

– E allora – disse la signora Andromaca – tutte quelle povere signorine, secondo lei, dovranno stare senza marito...

– Lo dice a me? Ma il merlo lo troveranno sempre, quelle che lo sanno trovare, perchè l’uomo è merlo. E quelle che non sanno, vadano,... vadano in cucina a fare la cuoca.

– Oh, oh! Vada via! vada via!

E la signora Andromaca mi mandò via prima che arrivassero le signorine.