Signorine/Spaghetti con le acciughe

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Spaghetti con le acciughe

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La piccola Puccin L'attimo fiammeggiante

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SPAGHETTI CON LE ACCIUGHE

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Rimanemmo profondamente stupiti.

Lui, l’uomo di studio, ci venne ad aprire col grembiule da cuoco.

E non se ne vergognò.

Così che ci vergognammo noi.

— Avanti, avanti, amici! — disse — Spengo il fornello, se no il soffritto brucia, e sono con voi.

— Ma cosa state facendo?

— Preparo gli spaghetti con le acciughe.

— Ma, e la vostra domestica?

— Voi dite la buona Rosina che era presso di noi da tanti anni?... Sì, essa era la domestica, ma adesso fa la tranviera.

— Ma vostra moglie?

— Oh, mia moglie! È all’associazione per l’elevazione della donna. [p. 64 modifica]

— Ma voi avete anche un figliuolo...

— È dì là che dorme.

— Male!

— No, bene! Veramente, per il passato tempo, io gli avevo offerto la lettura delle favole di Esopo, ma le sue compagne di scuola lo hanno deriso dicendo: «è una morale che non fa più per noi!». È bene, dunque, che egli si uniformi alla morale corrente, e perciò sta fuori la notte e ora dorme. E poi dirò: dopo che hanno stabilito quella legge brutale, chi non lavora non mangia, dico: «godi, povero figliuolo!, finchè io posso lavorare».

— Ma intanto voi dovete attendere a queste umili mansioni della casa...

— Umili? Voi le chiamate umili? Mia moglie le chiama umili e le disprezza, ma io vi confesso che preferisco stare in casa e preparare gli spaghetti con le acciughe: cioè con le acciughe per me e per mio figlio. Mia moglie le preferisce col burro. [p. 65 modifica]

Noi giudicammo, a queste parole, che l’amico fosse diventato idiota. Egli capì questo nostro pensiero, e disse:

– Questa è infatti l’opinione di mia moglie, ma non è esatta. Non è per idiotaggine che non mi interesso dei destini dell’umanità, ma perchè non saprei come risolvere la grave questione che tiene agitata mia moglie e tutte le socie della Società per l’elevazione della donna.

– Ma quale questione? – domandammo.

– Quale? Dio mio, come siete anche voi fuori del mondo. Voi sapete benissimo che la donna ha ottenuto il voto politico. Mia moglie è stata agitatissima per molto tempo per il timore di non avere il voto. Le ho offerto il mio, purchè stesse quieta: ma ella voleva il suo voto! Il Parlamento un bel giorno, votò il voto e in quel giorno anch’io fui felice, e preparai un dolce di crema per festeggiare il fausto avvenimento. Fu infatti gran festa, e le signore e le [p. 66 modifica]signorine si adunarono nel mio salotto per stabilire quale carattere religioso si dovesse dare a questo gran fatto. Io, come uomo, ebbi voto consultivo, e perciò proposi queste nuove cerimonie; Sacramento della santissima uguaglianza, Avvento del voto, Purificazione dalla morale tradizionale, Natale della Libertà, Pasqua della resurrezione del sesso oppresso.

Ma poi è sorta un’altra grave questione. La questione economica. La donna deve essere anche libera dalla servitù economica dell’uomo. «Io – diceva qui, su quella poltroncina, una pedagogista insigne sì, ma con un odioso naso a trombetta, – posso vantarmi di non essermi fatta pagare da un uomo nemmeno un gelato». Essa pretendeva per le sue prestazioni di pedagogia, almeno diecimila lire mensili come la più semplice artista di cinematografo. Il sindacato pedagogico era furente contro il sindacato cinematografico.

Giorni fa, mia moglie tornò a casa col cappellino sgualcito. Si erano accapigliate! [p. 67 modifica] Ma oggi, oggi, amici, la questione si è fatta più tremenda perchè come combinare la donna-libertà, con la donna-proprietà comune? Ma c’è di peggio! In nome del darwinismo, i borghesi dovrebbero essere esclusi da questo diritto di proprietà collettiva, perchè essi hanno dato sinora cattivi prodotti. Soltanto operai e soldati! Io volevo in proposito consultare Rosina; ma essa fa, ora, la tranviera, come vi ho detto. Molte signore hanno protestato, qui, in questo salotto, contro la teoria russa della donna proprietà-comune, soldati e operai: ma la signorina col naso a trombetta, ha dichiarato: «è necessario sacrificarci tutte per il bene dell’umanità. Così cesserà anche lo scandalo delle signorine del cinematografo, che costituiscono una casta previlegiata».

Noi ascoltavamo questo sconclusionato parlare senza rispondere; ma i nostri occhi dovevano esprimere una grande pietà.

Egli se ne accorse e disse: – Vedete [p. 68 modifica]amici; ci fu un giorno, eh, non molti anni fa!, che un grande poeta straniero proclamò, per mezzo di una sua eroina, queste parole: «Io non so (è la moglie che parla al marito) chi di noi due abbia maggior ragione, ma so che la tua verità non è la mia verità; ed ora che lo so, non posso più seguirti. Ciascuno di noi faccia la propria strada». Gli uomini hanno applaudito a queste parole; ma esse hanno segnato il principio della grande rivoluzione, in cui oggi viviamo. Certamente la donna ha una sua personalità, ma essa è spaventosamente incompatibile col matrimonio. Una delle due personalità deve sacrificarsi. Mi sacrifico io, e voi vedete: preparo gli spaghetti con le acciughe, e col burro per mia moglie. «Tu dovevi sposare la serva» dice sempre mia moglie. Ecco: la serva se ne è andata: anche lei si è accorta di avere la sua personalità. Amici miei, bei tempi quelli in cui la donna, a una certa età, entrava nella confraternità della beata Alacoque! Dormi, dormi, intanto, figlio mio! [p. 69 modifica]

In quel punto entrò la signora.

Raggiante di felicità!

Niente cappellino sconvolto!

L’accordo su la grave questione era stato raggiunto nel modo più elementare. – È stata una libera docente di matematica – disse la signora – a trovare la soluzione. È vero che due forze uguali e contrarie si elidono? Ebbene, se la donna deve essere proprietà collettiva, sia proprietà collettiva anche l’uomo. Ma ci voleva una donna per trovare questa soluzione!