Sotto il velame/Il vestibolo e il limbo/II
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II.
Le anime triste de’ nè infami nè lodevoli sono mischiate agli angeli,1
che non furon ribelli,
nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro.
II fatto di questi angeli neutrali ci dice esattamente la condizione degli sciaurati tutti quanti. E’ dottrina teologica che gli angeli, appena creati, doverono prorompere in un atto di libero arbitrio; che in libertà di volere erano creati, e potevano scegliere tra il bene e il male. Ma l’atto in cui prorompevano, era di questa loro libertà la manifestazione sola ed unica; perchè poi dovevano aderire immobilmente e per sempre al bene o al male che avessero scelto. Chi scelse il male fu per sempre malo, e chi scelse il bene fu per sempre buono: diavolo quello, angelo questo. Nell’Apocalissi di Giovanni è parola di angelo
nè caldo nè freddo2. E' probabile che di lì traesse Dante l'idea di codesti angeli, che nell'Apocalissi è congiunta all'idea di miseria e cecità e nudità; come Dante fece sì vinta nel dolore la sua gente, e le disse anime triste, e rappresentò quegli sciaurati o miserabili come ignudi e vivi di una vita cieca. Or codesti angeli, in quell'unico atto di libero volere, non proruppero; e mentre Lucifero scendeva folgoreggiando dal cielo con gli altri angeli ribelli, e mentre gli angeli fedeli a Dio cominciarono le ruote eterne, essi vennero quà ad aggirarsi perpetuamente come turbine di rena. Dio non li voile, e Lucifero li respinse. A lor somiglianza, gli altri sciaurati, del dono maggiore che Dio ha fatto agli uomini, non fecero uso alcuno. Nessun atto fecero essi di libero arbitrio. Il che Dante esprime, come, degli angeli, dicendo che non furono nè ribelli nè fedeli, così degli altri, dicendo che vissero senza infamia e senza lodo.
Questi miseri e miserabili, ignudi e ciechi, formano una setta; la setta dei neutrali, la setta di quelli che non seguirono alcuna setta; e corrono, in lunga tratta, dietro un'insegna, essi che mai insegne non riconobbero. Quest'insegna, senza signifero, qual'è?
Nel paradiso è "un venerabil segno" cui quelli che seguirono militando sino al martirio, formano di lor luce, come stelle una nebulosa. Edi corno in corno, e tra la cima e il basso,
si movean
croce immobile è costituita di raggi mobilissimi, che scintillano
nel congiungersi insieme e nel trapasso.
Un d'essi raggi dal destro braccio scende a Dante,
come una Stella cadente per un cielo sereno. Questo
"venerabil segno" è la croce, ed è il simile e opposto dell'insegna di costaggiù. Come? Quella è immobile ed è premio di mobilissimi; cotesta è
d'ogni posa... indegna,
e corre tanto ratta, ed è castigo di quelli che non
si mossero mai nella loro vita: quella premio di
quelli che seguirono Cristo sino alla morte, con la
loro croce indosso; cotesta, pena di quelli che non
furono nè ribelli nè fedeli, di quelli che vissero senza
infamia e senza lodo, di quelli che non ebbero setta,
e sono spiacenti a Dio e al diavolo.
E c'è di più. L'insegna pareva a Dante indegna
d'ogni posa. Che vuol dire? Non vuol dire soltanto
che non posava mai, ma che non poteva o doveva
posare. Ora il concetto di Dante in quella figurazione del Paradiso è che si deve seguir Cristo, senza
posar mai, sino a spargere il sangue per lui come
esso lo sparse per noi, sino alia morte! Quel segno
venerabile non vuole che chi lo prende o lo segue,
si fermi mai! Quel segno è, in verita, indegno di
ogni posa ! E in verità e figurato come continuamente
mobile nella sua immobilità, per il trascorrere e lo
scintillare degli astri che la compongono. E' immobile
perchè premio eterno, e mobile perchè premio
di chi non poso mai seguendolo3.
Or dunque s'ha a credere che la croce sia l'insegna ratta, cui seguono gli sciaurati lamentando e ansimando? Par certo. Un altro segno e lì presso, della redenzione: la porta senza serrame. Ma quì dobbiamo fissarci in questo pensiero: dagli angeli in fuori, quegli sciaurati non erano essi battezzati? Sì: perchè altrimenti essi passerebbero l'Acheronte e
starebbero nel vero inferno. E poi essi sono là a
somiglianza degli angeli. Gli angeli nè ribelli nè
fedeli, il libero arbitrio l'avevano: anche dunque i
vissuti senz'infamia e senza lodo. Soltanto, nè gli
uni nè gli altri ne usarono. Dunque erano stati redenti, gli sciaurati, come gli angeli erano stati creati
in grazia. Qual insegna poteva dunque essere a loro
attribuita, come per espiazione, meglio della croce?
qual vista più poteva eccitare il loro eterno rammarico?
Angeli invano! Cristiani invano!
Note
- ↑ Inf. III 37 seg.
- ↑ Ap. III Et angelo Laodiciae ecclesiae scribe ... Scio opera tua, quia necque frigidus es, necque calidus ... Nescis quia tu es miser et miserabilis et pauper et caecus et nudus ...
- ↑ Par. XIV 85 segg.