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nel deserto di gobi | 141 |
poi sui tappeti. E disteso in quel triclinio riassunsi calligraficamente le impressioni della giornata sopra i moduli dell’amministrazione imperiale dei telegrafi.
Quando il nostro ospite entrò in possesso del mio dispaccio per trasmetterlo, mi assisi al suo fianco, avanti agli apparecchi. Egli era un po’ imbarazzato; consultò dei regolamenti cinesi, guardò delle tabelle, contò e ricontò le parole del telegramma, poi scrisse accuratamente in testa al modulo: N. 1.
Ettore al lavoro. — Travasando la benzina dai grandi serbatoi a quello del motore.
— È a primo telegramma della giornata? — gli chiesi.
— No, signore — mi rispose — è il primo dell’ufficio.
— Che intendete di dire?
— Dico che il vostro è il primo telegramma che parte dall’ufficio di Pong-Kiong.
— In quest’anno?
— No, signore; da quando l’ufficio esiste. Sono sei anni.
— In sei anni nemmeno un dispaccio?
— Nemmeno uno.