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scotto nemmeno colla sua pelle – disse Sheu-Kin, il quale si era avvicinato alla fiera. – Ha il muso fracassato dalle nostre palle ed il dorso orrendamente squarciato dai nostri kampilang. |
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– Lo scotto |
– Lo scotto l’ha già pagato colla sua vita e possiamo essere soddisfatti di esserci sbarazzati di questo ladrone che poteva portarsi via uno di noi come una bistecca. Suvvia, speriamo di terminare tranquillamente la notte. |
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Hong era già quasi guarito e poteva far uso, colle dovute precauzioni, del suo braccio, senza risentire il menomo dolore, tanto glielo aveva bene accomodato la sua gentile infermiera. Pram-Li e Sheu-Kin avevano radunate delle provviste sufficienti per due settimane, consistenti in carne secca di testuggine ed in una diecina di chilogrammi di farina di |
Hong era già quasi guarito e poteva far uso, colle dovute precauzioni, del suo braccio, senza risentire il menomo dolore, tanto glielo aveva bene accomodato la sua gentile infermiera. Pram-Li e Sheu-Kin avevano radunate delle provviste sufficienti per due settimane, consistenti in carne secca di testuggine ed in una diecina di chilogrammi di farina di sagù, colla quale potevano farsi dell’ottimo pane. |
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Per poter meglio trasportarli, colla pelle |
Per poter meglio trasportarli, colla pelle d’una scimmia ed un po’ di cotone si erano fabbricati delle comode bisacce e Sheu-Kin colle due pelli delle pantere aveva ottenuta una splendida coperta che aveva poi regalato a Than-Kiù onde se ne servisse come di tappeto durante le fermate notturne. |
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Divisisi le munizioni, circa duecentocinquanta colpi in tutto, ed i viveri, di buon mattino si misero animosamente in viaggio attraverso alla grande foresta, piegando verso |
Divisisi le munizioni, circa duecentocinquanta colpi in tutto, ed i viveri, di buon mattino si misero animosamente in viaggio attraverso alla grande foresta, piegando verso l’est, volendo prima di tutto giungere al Bacat, fiume che come già fu detto esce dal lago di Butuan. |
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Quella foresta pareva che dovesse prolungarsi |
Quella foresta pareva che dovesse prolungarsi all’infinito, non accennando menomamente a cessare. Non era fortunatamente fitta, essendo costituita da giganteschi macchioni separati gli uni dagli altri da passaggi quasi sgombri. |
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Erano sempre ammassi di banani, di |
Erano sempre ammassi di banani, di sagù, di arecche, di betel, di ebani verdi, di manghi, di tek, di pombo, di palmizi d’ogni specie, d’alberi della canfora, ecc., stretti da immensi calamus e da nepentes, strane piante quest’ultime, le cui foglie in forma di vasi<section end=s2/> |
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162 | Capitolo ventiduesimo |
scotto nemmeno colla sua pelle – disse Sheu-Kin, il quale si era avvicinato alla fiera. – Ha il muso fracassato dalle nostre palle ed il dorso orrendamente squarciato dai nostri kampilang.
– Lo scotto l’ha già pagato colla sua vita e possiamo essere soddisfatti di esserci sbarazzati di questo ladrone che poteva portarsi via uno di noi come una bistecca. Suvvia, speriamo di terminare tranquillamente la notte.
Capitolo XXIII
'Gl'igoroti di Mindanao'
Quindici giorni dopo quell’avventura i chinesi ed il malese abbandonavano la loro capanna per cercare di giungere sulle rive del lago di Butuan e di salvare Romero e la donna bianca.
Hong era già quasi guarito e poteva far uso, colle dovute precauzioni, del suo braccio, senza risentire il menomo dolore, tanto glielo aveva bene accomodato la sua gentile infermiera. Pram-Li e Sheu-Kin avevano radunate delle provviste sufficienti per due settimane, consistenti in carne secca di testuggine ed in una diecina di chilogrammi di farina di sagù, colla quale potevano farsi dell’ottimo pane.
Per poter meglio trasportarli, colla pelle d’una scimmia ed un po’ di cotone si erano fabbricati delle comode bisacce e Sheu-Kin colle due pelli delle pantere aveva ottenuta una splendida coperta che aveva poi regalato a Than-Kiù onde se ne servisse come di tappeto durante le fermate notturne.
Divisisi le munizioni, circa duecentocinquanta colpi in tutto, ed i viveri, di buon mattino si misero animosamente in viaggio attraverso alla grande foresta, piegando verso l’est, volendo prima di tutto giungere al Bacat, fiume che come già fu detto esce dal lago di Butuan.
Quella foresta pareva che dovesse prolungarsi all’infinito, non accennando menomamente a cessare. Non era fortunatamente fitta, essendo costituita da giganteschi macchioni separati gli uni dagli altri da passaggi quasi sgombri.
Erano sempre ammassi di banani, di sagù, di arecche, di betel, di ebani verdi, di manghi, di tek, di pombo, di palmizi d’ogni specie, d’alberi della canfora, ecc., stretti da immensi calamus e da nepentes, strane piante quest’ultime, le cui foglie in forma di vasi