Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/193: differenze tra le versioni
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quiv’ha pianure e boschi, assai campagna; |
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Pompeo vi fu e ’l suo figliuol Sestusso. |
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e ’l gran Fitonno, che parlar n’udiste, |
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serpente, e Apollo l’uccise san fallo; |
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Tutta la gente fu pront’e dilivra, |
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«Perchè tarde, Pompeo? che va’ pensando? |
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Fortuna fie con noi; non ir dottando.» |
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che tali li disser, non fuor vivi a nona; |
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il sinistro diè a Lentulo in dimino. |
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Cicilieni, Organi in lor compagna, |
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e fune il primo navicante Argusso;
e Pelliòn v’è la quinta montagna;
quiv’ha pianure e boschi, assai campagna;
Pompeo vi fu e ’l suo figliuol Sestusso.
Quindi son nati molti buon sorciste; 162
e quivi si sellò prima cavallo;
e fonditor d’argento ed aguriste,
e ch’ in pria munetò o fondeo metallo;
e ’l gran Fitonno, che parlar n’udiste,
serpente, e Apollo l’uccise san fallo;
e ch’in pria fece soldo e appellò livra.
Tutta la gente fu pront’e dilivra,
e quivi s’affrontar sanza ’ntervallo.
I re, i conti, i cavalier dipinti 163
vi son, come s’andaro acompagnando;
e più che i vincitor diceano i vinti:
«Perchè tarde, Pompeo? che va’ pensando?
Credi che sian l’Iddei per noi infinti?
Fortuna fie con noi; non ir dottando.»
Quell’era un tradimento di fortuna,
che tali li disser, non fuor vivi a nona;
ciascuna andava sua morte avacciando.
Pompeo feci una schiera di sua gente, 164
quasi a guisa d’un ferro di molino;
Dominzio ha ’l capo destro imprimamente;
il sinistro diè a Lentulo in dimino.
I re, i baroni, che v’ieran d’oriente,
fuor nel miluogo, ed ogn’altro latino,
di Libe, ed Africani, e que’ di Spagna,
Cicilieni, Organi in lor compagna,
e Numidieni infin oltre al confino.
Quiv’ammonio Pompeo sua nobel gente, 165
e confortogli di buon’arditezza;