Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo VII/Presentazione

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STORIA

della

LETTERATURA ITALIANA


Dall'anno md fino all'anno mdc.


Era stata l’Italia ne’ secoli precedenti un sanguinoso teatro di continue guerre; ma di guerre comunemente interne e domestiche di una città coll’altra, e di un coll’altro sovrano. Se se ne tragga il regno di Napoli, che fu quasi sempre occupato da truppe straniere, le altre provincie d’Italia o avean serbata l’antica lor libertà, o si erano soggettate ad alcuni de’ lor cittadini, formando in tal maniera i tanti e sì diversi dominii in cui essa è divisa, rivali spesso e nimici tra loro, ma pur sempre signoreggiati da principi italiani; e lo stesso regno di Napoli, se ebbe comunemente sovrani stranieri di nascita, gli ebbe nondimeno presenti, e potè goder de’ vantaggi che da una splendida corte si derivan ne’ popoli. Or nuova scena ci si apre innanzi. I più gran monarchi d'Europa piombano armati sopra l’Italia, e [p. 2 modifica]mentre contrastan tra loro per occuparne le più belle provincie, le riempiono in ogni parte di stragi e di sangue. Fra’ primi trent’anni di questo secolo appena ve ne ebbe alcuno in cui non si vedesser tra noi battaglie, assedj e strepitose rivoluzioni. Erano queste guerre, a dir vero, meno funeste di quelle onde l’Italia era stata travagliata in addietro; percioccbè gl1 Italiani se ne rimaneano per lo più pacifici spettatori, e non si provavano i lagrimevoli effetti delle civili discordie. Anzi il divenire, che per esse ella fece, soggetta in non piccola parte a potenti sovrani, le assicurò per l’avvenire una più durevole pace. Ma i principi italiani frattanto costretti a star più sovente fra ’l tumulto dell’armi, che fra le pompe delle lor corti, e a profondere i lor tesori più di assoldar truppe, che in fomentare le scienze, pareva che poco favorevoli esser potessero al loro avanzamento. Quindi, se la letteratura italiana negli stessi anni più torbidi giunse ciò non ostante al più alto segno della sua gloria, tanto maggior lode è dovuta e agli uomini dotti che anche fra tanti ostacoli seppero coltivare felicemente le scienze e le arti, e a principi che ancor fra lo strepito della guerra non isdegnaron di accogliere e di favorire le Muse. Veggiamo come ciò avvenisse, e cominciamo, secondo il nostro costume, dal dare in breve tratto l’idea dello stato in cui trovossi in questo secol l’Italia.