Studi storici sul centro di Firenze/Il centro di Firenze nel 1427/XII

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Il centro di Firenze nel 1427 - XI Il centro di Firenze nel 1427 - XIII

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I ricordi, le traccie di Firenze Romana evocati dagli storici passati, dimostrati dalle tracce e dai cimelii ritrovati ed osservati in diverso tempo, si accumulano in questo ceppo di antiche case sorte sulle maestose rovine del Campidoglio.

In quei forti muraglioni, coi materiali della gigantesca costruzione romana, sorsero i forti palagi dei Vecchietti, dei Manfredi, degli Arrigucci, dei Tosinghi, degli Strinati, dei Tornaquinci, e più d’una volta scavando nel sottosuolo si ritrovarono frammenti di cose romane, artisticamente e storicamente pregevoli, seppelliti sotto le terribili rovine prodotte dalle orde barbariche invadenti e soggioganti le nostre terre.

È qui che l’opera paziente, minuta, indagatrice dell’archeologo potrà con maggiore speranza che altrove cercare nel sottosuolo i documenti parlanti della topografia di Firenze Romana, le prove dell’artistica eleganza e della fastosa ricchezza dei templi e delle fabbriche chiuse entro il sacro recinto del Campidoglio1.

Del Campidoglio che doveva estendersi verso le fabbriche divenute poi il Ghetto, e verso la Piazza o Foro, taluno ha creduto trovar le tracce nelle forti muraglie di qualche fabbrica; il nome è rimasto ad una chiesetta, forse una delle prime di Firenze antica, intitolata alla Vergine e che fu pur essa soppressa insieme alle altre parrocchie del Mercato Vecchio nel 1785. Della forma sua tanto all’esterno che all’interno rimangono avanzi degni di studio: rimangono le sue porte, i muri a filaretto, le volte, i tre spartiti a tre piani diversi, proprj delle prime chiese cristiane.2.

Se importanti sono le memorie dell’epoca romana, non meno importanti quelle mediovali che si riferiscono agli edifizj quivi aggruppati.

Dal lato di settentrione, il palazzo dei Vecchietti è l’edifizio più importante, e fu il più importante anche tra i molti che i Vecchietti possedevano qui attorno. È lì che cominciò la grandezza di quella famiglia che dapprima si diceva De Vecchi: lì che abitarono cospicui [p. 50 modifica]personaggi ben noti nella storia, qui dove furono tesori d’arte con munificenza principesca raccolti dai Vecchietti protettori e mecenati delle arti.3

Vicino a loro, oltrepassato il chiasso, ora richiuso alla sua imboccatura da una piccola cappella, era il palazzo de’ Rinaldi che faceva angolo colla Via oggi del Refe Nero, altra volta degli Arrigucci o degli Stracciaioli. Abitò qui quel Borgo di Rinaldo che tra la fine del XIII ed i primi del XIV secolo ebbe grande autorità e parte essenziale nelle vicende delle fazioni4.

Gli Zampini lanajoli cospicui, i Niccolini, ebbero qui vicino le loro case confinanti poi con quelle forti e grandiose degli Arrigucci che prospettavano la chiesa di S. Leo e giungevano fin presso a quella di S. Maria in Campidoglio.

Poi, seguitando il giro perimetrale, erano delle case dei Tosinghi che si spingevano anche nell’interno del ceppo di case, poi case degli Alfieri-Strinati, quindi dei Tornaquinci e poi, in Via tra’ Ferravecchi, gli Strinati di nuovo, poscia i Della Luna confinanti co’ Vecchietti. Tutti questi nomi hanno memorie infinite nei passati secoli della nostra storia. Potenti nei tempi delle fazioni, ricche di possessi e di aderenze, onorate da cittadini illustri, tutte queste famiglie oggi spente, ebber qui l’origine della loro grandezza. Gli Arrigucci discesi da Fiesole erano i protettori e difensori di quel Vescovado5, come i Tosinghi ed i consorti loro lo erano di quello di Firenze.

Gli Alfieri Strinati non ereno meno potenti: signori di torri e di palazzi ebber pure il patronato di S. Maria in Campidoglio; ma ghibellini fin da’ tempi lontani, subirono le sorti di questo partito quasi sempre soccombente a Firenze e perduta ogni loro ricchezza, dovettero esulare; e quando poterono tornare, fattisi di popolo, quasi a ricordo della loro sciagura e delle loro tristi vicende, si fecero chiamare Raminghi6. Nel 1427 erano già tornati ad abitare alcune delle loro case più modeste7 mentre la maggior parte di esse era de’ Borromei padroni in quei tempi di immense ricchezze e che avevano avuto la strana ambizione di acquistare quasi tutti i fabbricati posti attorno alla Piazza del Mercato e nelle località adiacenti8.

I Tornaquinci e la loro consorteria ebbero accanto agli Strinati delle casette e tra queste un’alta e forte torre che sporgendo dalla linea de’ fabbricati vicini prospettava la chiesa di S. Piero Buonconsiglio rendendo stretta ed incomoda la via, talché essa fu dal comune acquistata e demolita9. Agli Alfieri Strinati apparteneva il palazzetto cogli sporti, pur esso divenuto dipoi proprietà de’ Borromei. Il palazzo seguente fu in antico de’ Manfredi, ghibellini, banditi e scomparsi da Firenze, poi dei [p. 51 modifica]Della Luna ricchissimi e potenti mercanti, dei Torelli, degli Altoviti ecc. Al bruno e tetro palagio si riferiscono memorie di episodj non meno tristi, non meno mesti. Ricordi di sciagure e di delitti, cui la tradizione popolare e la volgare suprestizione ha dato forme fantastiche e favolose.10

La parte interna di questo ceppo di fabbricati non è meno interessante, non meno ricca di ricordi. Ebber là dentro alcune case gli Ubaldini, la famiglia signora delle pendici Appenniniche e del Mugello, coronate di rocche altere e di ben muniti castelli e che nei sotterranei della chiesetta di S. Maria in Campidoglio deponeva le ossa de’ suoi morti.11 La piazzetta oggi Della Luna, ma che era già detta della Paglia, certo per la natura del mercato che vi si teneva, era prossima ad altra piazzetta detta dei Pollajoli appunto perchè qui furono fino ad epoca remota i magazzini del pollame destinato al mercato e l’una e l’altra comunicavano per una serie di vicoletti stretti, scuri, tortuosi e colla Piazza del Mercato Vecchio e colle altre strade vicine. Ai pollajoli che qui possedevano case e botteghe del loro mestiere, appartenne la famiglia che dette all’arte i diversi Del Pollajolo che come scultori, pittori ed orafi furono tra le glorie più pure dei tempi in cui l’arte a Firenze ebbe così splendido culto.



Note

  1. [p. 57 modifica]Sorvoliamo sopra a questo punto così essenziale, perchè le argomentazioni e le affermazioni degli eruditi del 6 e 700 nuotano in un mare di cervellotiche congetture e di favolosi ricordi. Fra poco le demolizioni e le escavazioni porteranno un largo contributo di documenti parlanti ed allora qualche dotto collega, che alle cose d’archeologia ha dedicato i suoi studj, avrà campo di discorrere con competenza e sicurezza della topografia di Firenze Romana.
  2. [p. 57 modifica]Anche questa interessante chiesetta potrà essere convenientemente ed accuratamente studiata e certo lo studio di essa darà importanti risultati, perchè su di lei si hanno molte memorie degne di attenzione
  3. [p. 57 modifica]Fu riedificato col disegno di Giambologna autore pure del graziosissimo portabandiera di bronzo che in forma d’un bel satiretto vedesi sull’angolo del palazzo. Dopo i Vecchietti s’ebbero il palazzo i Poltri, poi i Del Corona che ne completarono la facciata dal lato della via tra’ Ferravecchi. Il Conte Andrea Vecchietti uno degli attuali discendenti dell’insigne famiglia, possiede tuttora alcuni dei quadri che facevano parte delle splendide collezioni raccolte da’ suoi antenati
  4. [p. 57 modifica]Vuolsi che i Rinaldi venissero in Firenze dalla Francia e che tenessero come ricordo della loro origine i tre gigli di Francia fra le due ali d’oro nel campo azzurro del loro stemma. (5) I vescovi di Fiesole pagavano ogni anno agli Arrigucci a titolo di recognizione 120 staja di grano. Per causa di diritto degli Arrigucci sul vescovado di
  5. [p. 57 modifica]I vescovi di Fiesole pagavano ogni anno agli Arrigucci a titolo di recognizione 120 staja di grano. Per causa di diritto degli Arrigucci sul vescovado di
  6. [p. 58 modifica]Nel 1245 Alfiero del fu Strinato Raminghi comprò da un Diodato e Vinedico suo figlio una casa nel popolo di S. Pier Buonconsiglio.
  7. [p. 58 modifica]Francesco di Tommaso di Strinato Alfieri nel 1427 possiede «una mezza chasa nel popolo di S. Maria in Campidoglio nella quale abito chon mie masserizie e mia famiglia che da 1° lapiaza della Paglia 2° Galeazzo Boromei 3° la famiglia de’ Tosinghi 4° la piazza del Mercato Vecchio» (Gonfalone Drago S. Giovanni)
  8. [p. 58 modifica]Oltre al loro palagio al Canto de’ Pazzi, nella prima metà del XV secolo, i Borromei possedevano: il palagio già degli Amieri e le sue torri fra S. Andrea e la Piazza del Mercato Vecchio: le botteghe fra la chiesa di S. Tommaso e la Via degli Speziali grossi; nove botteghe sul Canto dei Dadaioli fra le case dei Medici e Della Tosa: due botteghe in Via degli Speziali: la torre venduta poi all’arte degli Speziali: le case degli Strinati fra S. Maria in Campidoglio e il palazzo Della Luna; la casa già de’ Borgianni in Piazza della Paglia: varie case e botteghe in Calimala fra la torre dell’arte della Lana e le case dei Cavalcanti. (Vedi gonf. Drago S. Gio. portata di Galeazzo, di Alessandro di Ser Filippo e di Gio. di Galeazzo)
  9. [p. 58 modifica]La torre de’ Tornaquinci e loro consorti sul Canto del Mercato Vecchio, si rovina nel 1356 ed il terreno dov’era la torre si determina che resti al Comune.
  10. [p. 58 modifica]Vedi il libro di G. Carocci — Il Mercato Vecchio di Firenze.
  11. [p. 58 modifica]La tomba degli Ubaldini prossima a quella dei Tosinghi e degli Strinati aveva un ricco lastrone dov’erano scolpiti i varj stemmi della famiglia ed incisi quattro versi allusivi agli stemmi stessi.