Trattato de' governi/Libro quarto/XI

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Libro quarto
Capitolo XI:
Del sito della città

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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro quarto
Capitolo XI:
Del sito della città
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[p. 167 modifica]Ma che la città debba partecipare del continente e del mare, e così tutta la provincia il più che si può ho io detto innanzi. [p. 168 modifica]Ma quanto alla città inverso di sè stessa considerata, vorrei io ch’ella fusse volta in modo che ella avesse a quattro cose rispetto. Primieramente ch’ella fusse volta per cagion della sanità (il che è necessario) ad oriente, e a quei venti che soffiano da levante, perchè tali sono più salubri. Nel secondo luogo la vorrei volta a mezzodì, perchè un simile sito è più atto a star bene nel tempo del verno. Nel resto vorrei, che ella stesse bene disposta alle azioni civili, e alle militari.

Quanto allo star bene alle militari debbe ella esser perciò situata in maniera, che e’ si possa uscirne agevolmente, e che gli inimici con difficoltà vi possino entrare o pigliarla. Vorrei oltra di questo, ch’ella avesse quantità d’acque, e di fontane, e fussino vive, e se e’ non si può in tale modo, ch’elle si preparassino almeno con cisterne da raccettare acqua piovana, che fusse in abbondanza, di maniera ch’ella non mancasse mai dentro, ancora che la città fusse assediata.

Ma perchè e’ si dee tenere conto della sanità degli abitatori, e tal cosa consiste nel sito con istare bene in questo o in quel verso, e nel secondo luogo in usando le acque sane, però in tal cosa si debbe tenere grandissima diligenza. Imperocchè quelle cose, che s’usano spesse volte intorno alla persona, quelle assai giovano alla sanità, e la forza dell’acque, e dei venti è di tal natura. Perciò nelle città bene accorte bisogna dividere l’uso dell’acque s’elle non sono fatte ad un modo, e s’e’ non v’è abbondanza d’acque di fonti con usare dispersè l’acque per bere, e l’acque che servono agli altri bisogni.

Quanto ai luoghi forti tali non sono utili a ogni stato in un medesimo modo, perchè le fortezze son da stati di pochi, e da monarchie; e la ugualità del sito è da stato popolare, e per gli ottimati non fa nè l’uno, nè l’altro, anzi piuttosto fa per tale stato l’ [p. 169 modifica]essere nella città assai luoghi forti. Quanto alla disposizione delle case private elle sien tenute più belle, e più utili per ogni azione, se elle saranno fabbricate piuttosto alla moderna, e secondo il modo d’Ippodamo. E quanto alla sicurtà della guerra staranno meglio nel modo opposito, e come elle erano anticamente; perchè in quel modo l’entrata è difficile ai forestieri, e chi t’assalta con difficoltà vi ti può trovare.

Onde ella ha bisogno dell’una e dell’altra parte. Ed è possibile, ch’elle s’abbino amendue, se uno l’andrà fabbricando, come usano i contadini d’assettare i tralci delle viti. E non si debbe fare la città tutta atta a potervisi entrare, ma in certi luoghi, e in certe parti; che in tale modo verrà ella a stare bene quanto alla sicurtà, e quanto allo ornato. Quanto alle mura, quei che dicono che le città che hanno per fine la virtù, non han di bisogno stimano tale cosa molto alla semplice; e tanto più che e’ veggono per esperienza tal cosa essere stata riprovata da quelle città, che in tal modo erano state fortificate.

Perchè e’ si può contra li simili, o che non troppo sien da più di te, reputare indegna cosa il salvarsi mediante la fortezza delle mura. Ma perchè egli accade, e può essere, che tu sii assaltato da numero d’inimici, che sien più di te; ed essendo la virtù umana, e in pochi, in tale caso se tu hai a preservarti, e non patir danno, e non esser offeso, debbesi stimare, che la fortezza della muraglia sia nella guerra una cosa molto opportuna, e massime oggidì, che sono state trovate le macchine da oppugnare le terre, e li tormenti, di tal sorte che questa arte è venuta al sommo.

Chè gli è invero una simile debolezza a non volere circondare la città di mura, che voler che la provincia sia aperta agli inimici, e voler torle via i luoghi montuosi; e come sarebbe a non volere, che le case private fussino [p. 170 modifica]fasciate di mura, come se e’ fussino uomini vivi quegli che in simile modo l’abitassero. Nè questo ancora ci sia nascosto, che tutti quei che han circondato la loro città di muraglia, possono usar la loro terra nell’un modo e nell’altro; cioè, e come se egli avessino le mura, e come sei non l’avessino, ma non già va la ragione a rovescio.

Or se la cosa sta in questo modo, la città non pure debbe essere circondata di mura, ma di più debbe esser fatta tal cosa in maniera, che ella sia a ornamento della città, e utile alla necessità della guerra, sì a tutte l’altre, quanto a quelle ancora, che oggi sono state trovate. Perchè così come chi assalta cerca per ogni verso d’avere più vantaggio, parimente certe di queste cose sono state trovate da chi si difende. E certe è di necessità, che si vadino ritrovando, e considerando filosoficamente, imperocchè chi vuole offendere si guarda molto bene prima d’assaltare chi è benepreparato.