Trattato sul governo di Firenze/Trattato terzio/Capitolo secondo

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Trattato terzio - Capitolo secondo

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Di quello che arebbono a fare li cittadini per dare perfezione al governo civile.

Ciascun cittadino fiorentino, che vuole essere buon membro della città e aiutarla, come ognun debbe volere, bisogna prima che creda questo Consiglio e civile governo essere stato mandato da Dio, come è in verità, non solamente perché ogni buono governo procede da lui, ma etiam per speziale providenzia, che ha Dio al presente della città di Firenze: dalla qual cosa, chi in essa è stato in questi tre anni passati e non è cieco e totalmente senza iudicio, è chiaro che, se non fusse stato la mano di Dio, non si sería mai fatto tale governo in tante e sí potente contradizioni, né si sería potuto mantenere insino a questo giorno tra tanti insidiatori e pochi adiutori: ma perché Dio vuole che noi ci esercitiamo con lo intelletto e libero arbitrio, che ci ha dato, fa le cose che appartengono al governo umano prima imperfette, acciò che noi col suo adiutorio le facciamo perfette. Essendo dunque questo governo ancora imperfetto, e mancando in molte parte, anzi non avendo quasi altro ch’el fondamento, debbe ciascuno cittadino desiderare e operare, quanto può, di darli la sua perfezione: la qual cosa volendo fare, bisogneria che tutti, o la maggiore parte, avessino queste quattro cose.

Prima, el timore di Dio; perché certa cosa è, che ogni regno e governo procede da Dio, come etiam ogni cosa procede da lui, essendo lui la prima causa che governa ogni cosa; e noi vediamo ch’el governo delle cose naturale è perfetto e stabile, perché le cose naturale sono a lui subiette e non repugnano al suo governo; cosí, se li cittadini temessino Dio e si sottomettessino alli suoi comandamenti, senza dubio li guidaria alla perfezione di questo governo e li illumineria di tutto quello che loro avessino a fare.

Secondo, bisogneria che amassino il ben commune della città e che, quando sono nelli magistrati e altre dignità, lasciassino da canto ogni loro proprietà e le specialtà delli parenti e amici, e avessino solamente l’occhio al ben commune, perché questo affatto prima illumineria l’occhio dello intelletto loro, ed essendo spogliati di proprie affezioni, non averiano li occhiali fallaci; però che, risguardando el fine del governo, non poteriano facilmente errare nelle cose ordinate a lui. Dall’altra parte, meriteriano ch’el ben commune da Dio fusse augumentato, onde, tra l’altre ragioni che li Romani dilatorono tanto el suo imperio, questa se ne assegna: perché loro molto amavano il ben commune della città; e però Dio, volendo rimeritare questa operazione buona (il quale non vuole che alcun bene sia irremunerato, e non meritando tale opera vita eterna, perché era senza la grazia), la remeritò di beni temporali correspondenti alla opera, cioè augumentando el ben commune della città e dilatando lo imperio loro per tutto il mondo.

Terzio, bisogneria che li cittadini si amassino insieme, e lasciassino tutti li odii, e dimenticassino tutte le iniurie delli tempi passati, perché li odii e le male affezioni e invidie excecano l’occhio dello intelletto e non lasciano vedere la verità: e però nelli Consigli e nelli magistrati, chi non è ben purgato in questa parte fa di molti errori, e Dio li lassa incorrere in punizione delli suoi e delli altrui peccati, el quale li illumineria quando fussino di tale affezione ben purgati. Oltra di questo, essendo concordi e amandosi insieme, Dio remuneraria questa loro benivolenzia, dando loro perfetto governo e quello augumentando: e questa è ancora una delle ragioni che Dio dette tanto imperio alli Romani, perché si amavano insieme e stavano in concordia nel principio: e benché questa non fusse carità sopranaturale, era però buona e naturale, e però Dio la rimeritò di beni temporali. Se dunque li cittadini di Firenze si amassino insieme di carità naturale e sopranaturale, Dio multiplicheria loro li beni spirituali e temporali.

Quarto, bisogneria che facessino iustizia, perché la iustizia purga la città dalli cattivi uomini, o li fa stare in timore, e li buoni e iusti rimangono superiori, perché sono eletti nelle dignità volentieri da chi ama la iustizia; li quali sono illuminati poi da Dio di tutte le buone legge, e sono causa d’ogni bene della città, la quale per questo si riempie di virtú, e la virtú sempre è premiata dalla iustizia, e si multiplicano li buoni uomini, li quali si congregano volentieri dove abita la iustizia: e Dio, per questo, poi ancora dilata lo imperio, come fece alli Romani; alli quali ancora per questa ragione, cioè perché erano severi in fare iustizia, dette lo imperio dello universo, volendo che li suoi popoli fussino retti con iustizia.

Se dunque li cittadini fiorentini volessino considerare diligentemente e col iudicio della ragione, che a loro non conviene altro governo che quello che abbiamo detto, e volessino credere con fede che è stato a loro dato da Dio, e osservassino queste quattro cose predette, non è dubio che in brieve tempo tale governo diventeria perfetto, sí per li buoni consigli che fariano insieme, nelli quali Dio li illumineria di quello che cercassino di fare, sí etiam perché li averia specialmente illuminati, per li suoi servi, di molte particularità che loro non saperriano per sé medesimi trovare, e già averiano fatto uno governo di Paradiso, e averiano conseguitate di molte grazie cosí spirituali come temporali; ma se non vorranno credere questo governo essere a loro dato da Dio, né essere el loro bisogno, né temere Dio, né amare il ben commune, ma attendere alle sue voglie proprie, né amarsi insieme, ma stare sempre in divisione, né fare iustizia, el governo fatto da Dio starà, e loro si consumeranno insieme, e saranno da Dio a poco a poco consumati, e a’ loro figliuoli sarà data la grazia di questo perfetto governo. E già Dio ha monstrati segni dell’ira sua, ma loro non vogliono aprire le orecchie, li quali Dio punirà in questo mondo e nell’altro, perché in questo staranno sempre inquieti di mente e pieni di passioni e tristizie, e nell’altro staranno nel foco eterno, poiché non hanno voluto né seguitare el lume naturale, che dimostra questo essere il vero loro governo, né el sopranaturale, del quale hanno visto segni. E già una parte di quelli che non sono andati retti in questo governo, e sono sempre stati in esso inquieti, patiscono al presente le pene dello Inferno. Sí che, avendo voi, Fiorentini, per molti segni visto che Dio vuole che questo governo stia, non si essendo mutato in tante contradizioni che si sono fatte contra di lui dentro e di fuori, ed essendo li impugnatori di quello minacciati da lui di tante punizioni, vi priego, per le viscere della pietà del nostro signore Iesú Cristo, che oramai siate contenti quietarvi, perché se non lo farete, manderà maggiore flagello assai sopra di voi, che non ha fatto sopra li passati, e perderete questo mondo e l’altro: ma se voi lo farete, conseguiterete le felicità, le quali descriveremo nel sequente capitolo.