Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 25

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Libro I - Capitolo 25

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CHE NE I MATRIMONII SI DEVE CERCAR LA EGUALITÀ, ET LA VIRTÙ.

Non è però necessario che i matrimonii sopradetti, misurati più dall’amore et interesse della carne, che dall’amor di Dio, sempre siano accompagnati da gli incommodi che detto habbiamo, perche et Dio benedetto per sua somma bontà racconcia molte volte quello che gli huomini han guasto, et la prudenza d’uno de i due sposi, può guadagnare in modo l’animo dell’altro, che lo riduca alla buona, et diritta via, et finalmente la gratia che si dà in questo sacramento santo, se truova alcuna scintilla di buona dispositione, fa à luogo, et tempo come à Dio piace, maravigliosi effetti, ma perche nelle cose humane, et morali non si richiedono come disse un savio del mondo, le dimostrazioni matematiche, cioè certissime, et immutabili; è da sapere che si ragiona secondo quello che più communemente avviene, et perciò molto probabilmente si può affermare, che tutto quello che comincia con mal principio, non è per havere nè buon successo nè buon fine. Et per tanto ottima cosa deve esser giudicata da quelli che vogliono congiungersi in matrimonio, il cercar quanto si può la egualità, et di patria, et di conditione, et di facultà, et di età quanto si conviene, et sopra tutto di conformità di costumi, la quale per se stessa suol conciliare amicitia, perilche essendo il matrimonio un vincolo, che ha da ligare gli animi di due persone con il più stretto nodo d’amore che si possa imaginare, tanto più efficacemente conseguirà il suo effetto, quanto maggior conformità, et simiglianza ritrovarà nei suggetti che si hanno da unire, si come vediamo avvenire nelle cose naturali, verbi gratia, l’acqua ch’è fredda, et humida più facilmente si transmuta et si converte in aere, co’l quale si conforma nella humidità, che non fa in fuoco, ch’essendo caldo, et secco, ha qualità del tutto contrarie alle sue. Hora dunque perche la gratia, come si è detto ad altro proposito, dà perfettione alla natura, prudentemente à mio giudicio farà colui, che vuole ammogliarsi, à schifare come pericoloso scoglio per quanto si può, la troppa disaguaglianza in tutte le cose; ma molto più prudentemente, et christianamente insieme farà ad haver maggior riguardo, in elettione di cosa tanto importante, alla virtù, alla santità della vita, et a i buoni, et mansueti costumi, che alla bellezza, et alla dote, allequali cose il più de gli huomini sono tanto intenti, che facendo grandissima ingiuria alla santità del matrimonio, par che più presto trattino di condurre à casa una concubina, ò di mercantare, che di fare un’honesto, et legitimo matrimonio; assai ricca dote porta la sposa ch’è dotata d’humiltà, di pudicitia, di modestia, di verecundia, di taciturnità, di sollecitudine della cura familiare, di casto amore verso il proprio marito, et di simili altre virtù, et sopra tutto del timor santo di Dio, dal quale, et con il quale viene ogni bene. Et se quel gentile disse che voleva più presto huomo che havesse bisogno di robba, che robba che havesse bisogno d’huomo, quanto più lo deve dire il christiano? non perche non si debbia tener conto della dote, che giustamente è stata introdotta per poter meglio sostenere i pesi del matrimonio, ma perche questo non è di gran lunga il più principal pensiero che si deve havere, et pur tale si reputa da molti, per non dir dalla maggior parte de gli huomini. Potrei anchor dire che una moderata bellezza, con molta honestà è più eligibile, per molte ragioni, ma perche io mi vedo esser passato troppo avanti in questa materia, non voglio estendermi più oltra; bastimi solo haver detto che il christiano deve in ogni sua attione, et maggiormente in questa tanto santa, et importante al bene dell’anima sua, governarsi christianamente, cioè più principalmente con le regole de lo spirito, che con quelle della carne, et più presto secondo l’esempio de i pochi, et buoni, de lo stato, et conditione sua, che de molti.