Vai al contenuto

Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 38

Da Wikisource.
Libro II - Capitolo 38

../Capitolo 37 ../Capitolo 39 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro II - Capitolo 37 Libro II - Capitolo 39


[p. 53v modifica]

Della veneratione delle sacre imagini. Cap. XXXVIII.

Grandemente anchora commuovono ne gli animi nostri, lo spirito della divotione, et il desiderio della imitatione, la sacre Imagini, di Christo nostro redentore, della beatissima madre di Dio, et de i santi, l’uso delle quali ne i sacri tempii, et nelle case de i fideli, come è saluberrimo, cosi anchora è antichissimo nella santa Chiesa. Ne ha la malitia serpentina del Demonio, luogo di riprender con ragione la riverenza che si fa alle sacre Imagini cavando loro la berretta, basciandoli et inchinando le genocchia, percioche noi non honoriamo quei colori, ne quella materia, ò marmo, ò legno, ò metallo che sia, ne pensiamo che in quella imagine per se stessa sia alcuna virtù et divinità, per la quale dobbiamo honorarla, et non indrizziamo alla imagine le preghiere nostre, ò aspettiamo da lei aiuto, ma tutto l’honor nostro, et le orationi, et la speranza di essere esauditi, riguarda il ripresentato da quella imagine, tal che adorando la imagine, et figura di Christo nostro Signore adoriamo Christo istesso, et cosi parimente veneriamo i santi che regnano con Christo, la similitudine de i quali le imagini loro ci rappresentano, non altrimenti che se fossero essi stessi avanti à gli occhi nostri. Et se pure alcun semplice errasse in questa parte, non pregiudica questo alla verità, della quale deve egli essere instrutto, da i legitimi maestri, et padri delle anime. Ma perche come un santo dice, il populo fidele si salva, non per la sottilità dello intendere, ma per la semplicità del credere, per tanto il buon padre avvezzi il figliuolo a riverir le sacre imagini, con divotione, et semplicità christiana, et secondo la commune consuetudine de i fideli, et finalmente con lo spirito della santa Chiesa madre nostra, che non può errare.