Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 24

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Libro III - Capitolo 24

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Del vestire in generale. Cap. XXIV.

E molto congiunta alla materia detta di sopra quella del vestire, della quale si è ben ragionato qualche cosa à dietro, ma solo per occasione, et non in generale, come il presente luogo richiede. Si disse, parlando della cura di formar il corpo de’ fanciullini che non si doveano vestire troppo stretti, ne affettati, anzi agiatamente acciò la natura più facilmente si possa dilatare, il qual riguardo si scrive da gli historici Greci, che haveano le nutrici Spartane, le quali usavano certo artifitio di allevare piccoli infanti senza molto strignerli, et avviluparli con fasce, et con legami, onde le membra loro ne venivano ad esser più disciolte et meglio formate, et essi di più bella, et gentile corporatura. Habbiamo anchor detto di sopra, nel discorso del sesto precetto, contra i vani adornamenti, cosi delle donne, come de’ i giovani, dimostrando che sono esca, et nutrimento della libidine, et però molto si devono fuggire. Et altrove si è detto delle soverchie pompe, piene di dispendio, et di altri gravi inconvenienti. Hor seguitaremo di ricordare alcun’altra cosa in questo istesso proposito. Et prima à me pare che i putti, non si doveriano vestire troppo riccamente ne di materia troppo pretiosa, essendo spesa del tutto inutile, et fatta solo per ostentatione, ma ne segue un’altro incommodo, che più importa, cioè che i fanciulli ne diventano vani, et superbi, et disprezzano gli altri coetanei manco ben vestiti, però il nostro padre di famiglia stia in questa parte dentro i termini della modestia, secondo la decentia de lo stato suo. Quanto poi alla forma de’ vestimenti, è da dolersi che l’habito lungo, il qual tanto piacque à gli antichi sia quasi del tutto dismesso, ne però i Romani erano filosofi, si che si possa dire, che l’habito loro non convenga a Cavalieri, et non senza cagione gli chiamò colui, padroni del mondo, et gente togata, perche et co’l saio armati seppero conquistare, et con la toga in pace seppero gran tempo governare il mondo, ma noi non usiamo ne toga, ne saio, anzi giubbone et simili habiti senza falde, corti affatto, scoprendo et fanciulli, et giovani poco honestamente quelle parti, che la natura istessa ci hà insegnato à ricoprire. Che se bene è vero che per la continua assuefattione de gli occhi, non vi si conosce quasi deformità, nondimeno chi ben considera, vedrà che alcune nationi oltramontane, et tali che sono infideli, ci avanzano in questa parte della verecundia, et honestà del vestire. Ma chi può negare, [p. 139v modifica]che l’habito sia anchora di non mediocre momento per rispetto de i costumi? certo più gravi et più maturi pensieri havrà un giovane, che si veda attorno un’habito lungo, et più si guardarà di far in publico alcuni gesti à i quali l’habito corto et libero in un certo modo ve lo invita, per il che giuditiosamente si ritiene pur anchora la toga in alcuna republica. Ma poi che l’uso, ò l’abuso commune hà ottenuto cosi, almeno non si vedessero ne gli habiti della nostra gioventù mille altre leggierezze, percioche oltra la immoderata pompa et lusso, et le foggie stravaganti de gli habiti che tutto dì si ritrovano, hora fuori di modo grandi, hora per contrario estremamente piccoli, è pur strana cosa veder un gentil’huomo nobile, vestito à guisa di buffone di cento colori et de’ più vivi et fiammeggianti che si trovino, come gialli, verdi, et simili, acciò più facilmente per le piazze, et per i luoghi publici siano veduti, et se ne movano le brigate à riso. Hor à queste, et molt’altre cose, saria necessario che provedesse l’autorità publica, tuttavia il nostro padre di famiglia vesta i figliuoli suoi in modo, che si conosca che sono di padre christiano, et che si ricordano di haver nel battesimo rinunciato al diavolo, et alle sue pompe; vestagli, massime quando sono usciti della prima fanciullezza, di colori più presto tendenti al bruno, che troppo chiari, honorevolmente però, et di buona materia, et siano i vestimenti ben fatti, si che non vi si scorga ne affettatione, ne sordidezza, ma una portatura mista di grave, et di leggiadro, che nasce dal vestire uniforme, schietto et simplice, ma però garbato, et non del tutto vile, et noi vediamo pure, che un gentil’ huomo non apparisce manco nobilmente vestito, quando veste di corrotto, che quando veste ne i modi ridicoli che habbiamo già detto. Et sopra tutto come altrove si è ricordato, non trapassi il padre di famiglia lo stato suo, et non contenda l’artefice co’l cittadino, ne questi co’l nobile nelle pompe, e inventioni vanissime, ma contendiamo tutti in amar Iddio, et operare con la sua gratia più virtuosamente.