UE - 29 ottobre 2004, Discorso del Presidente designato della Commissione europea in occasione della cerimonia di firma della Costituzione europea

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José Manuel Durão Barroso

2004 Discorsi Intervento del Presidente designato della Commissione europea in occasione della cerimonia di firma della Costituzione europea Intestazione 21 agosto 2008 75% Discorsi


Oltre un secolo e mezzo fa, in occasione dell’apertura del Congresso della Pace a Parigi, il grande scrittore francese Victor Hugo pronunciò un discorso che invitava le nazioni europee a riunirsi in un’entità superiore per costituire una «fraternità europea», senza tuttavia rinunciare alle loro qualità peculiari e alle loro gloriose individualità.

Sono parole che oggi ci sembrano profetiche. Le sento riecheggiare in questa sala, nel momento in cui i più alti responsabili politici dei nostri Stati appongono il loro suggello al trattato che stabilisce la prima Costituzione europea dando nascita a una nuova Unione, più democratica, più trasparente, più efficace.

Il nuovo trattato costituzionale determina importanti progressi per il processo di integrazione europea:
l’Unione disporrà di nuovi strumenti d’azione nei settori che sono al centro delle preoccupazioni dei nostri cittadini;
i cittadini europei disporranno di nuovi diritti che potranno far valere in sede di tribunale;
i parlamenti nazionali e i cittadini europei avranno, per la prima volta, la possibilità di contribuire all'elaborazione delle leggi europee;
l'attività legislativa dell'Unione avrà maggiore legittimità, trasparenza ed efficacia;
l’Unione si doterà di strumenti d’azione più efficaci nel settore delle relazioni esterne.

Adesso tocca ai governi firmatari ottenere la ratifica del trattato costituzionale. Non si tratta di una decisione che si possa dare per scontata. Il nuovo metodo di lavoro, più trasparente e democratico, che ha portato all'elaborazione del progetto di costituzione da parte della convenzione europea, ha generato – e me ne rallegro - una richiesta di informazioni e di maggiore coinvolgimento da parte dei cittadini europei.

La responsabilità principale della ratifica della costituzione ricade sui governi firmatari. Le istituzioni europee, dal canto loro, faranno il necessario per fornire ai responsabili politici e ai cittadini europei informazioni oggettive sul contenuto della costituzione. Occorre che i parlamenti nazionali o i popoli che si pronunceranno per via referendaria siano pienamente informati in modo da potersi esprimere con cognizione di causa.

La Commissione, che avrò l'onore di presiedere, ha intenzione di applicare, nello spirito, le disposizioni della costituzione che sono coerenti con le pratiche attuali e che non siano in contraddizione con i trattati in vigore. Inoltre, la Commissione avvierà i lavori preparatori di una serie di leggi europee la cui adozione, dopo la ratifica, è una condizione per l’attuazione effettiva della costituzione. I governi firmatari si assumono oggi le loro responsabilità per dotare l'Unione di una costituzione che le permetta di garantire il benessere economico e sociale dei suoi popoli e la pace nel mondo.

Mi auguro che nell’immediato futuro i parlamenti nazionali europei cittadini europei si assumano a loro volta le loro responsabilità e approvino questa costituzione, aprendo così la via alla nuova Unione, espressione vivente della solidarietà europea. Nel perorare dinanzi al Parlamento italiano la ratifica di uno dei nostri trattati fondatori, Alcide De Gasperi - membro d'onore del pantheon dell'Unione – aveva affermato solennemente che «la costruzione dell'Europa è un problema complesso, difficile, che esige molta pazienza e che esige soprattutto energica volontà e fede nell'avvenire» Tutto questo resta di grande attualità. Oggi più che mai c’è bisogno di perseveranza, di una volontà di ferro e di una fiducia totale nel futuro per poter vincere le sfide cui si trova di fronte l’Unione europea. Mi aspetto che i governanti e i popoli d'Europa s'ispirino a tali parole per essere all’altezza delle sfide cui noi tutti ci troviamo di fronte. Citazione dal discorso « gli accordi di Parigi », pronunciato alla Camera dei Deputati il 16 giugno 1952.