Viaggio in Dalmazia/Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi/2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska

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2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska

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2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska
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§. 2. Del monte Biocova, o Biocovo, che domina Macarska.

Il più alto monte che sorga lungo le rive del Primorie si è il Biocova, alle radici del quale giace la Città di Macarska. Egli apparisce di lontano bianco, e spoglio d’alberi, e ben gli convengono ad un tratto ambedue i nomi d’Albio, e d’Adrio che portò anticamente. L’aspetto nudo, sassoso, e scosceso di questa montagna disabitata presenta tutte le male qualità [p. 112 modifica]bastevoli a dissuaderne il viaggio. Non è possibile l’andarvi con cavalcature di sorte alcuna: e riesce per conseguenza malagevole anche l’arrampicarvisi co’ piedi, e colle mani. La curiosità d’andar a vedere le Ledenizze, o conserve naturali di ghiaccio, che nell’ardente bollore della State mantiensi nelle caverne della più alta parte della montagna, mi spinse ad intraprenderne la scalata. Il soavissimo Amico mio Signor Giulio Bajamonti, acconsentì a tenermi compagnia. Noi partimmo allo spuntare del giorno da Macarska, con due Primoriani per guide, senza de’ quali non sarebbe venuto il mio prudente Compagno, che non istimava benfatto d’esporsi a qualche incontro di Haiduci, molti de’ quali assicurati dall’asprezza del sito abitano come Lupi pelle grotte del Biocovo. Io più inconsiderato, o più disposto a contare su la probità di que’ banditi, i quali pur troppo spesso lo sono pell’avarizia d’un rapace Ministro piucchè per un vero delitto commesso, sarei andato volontieri anche solo. Il dorso della Montagna è tutto rovinoso, e i sentieri meno impraticabili a’ quali dovemmo determinarci furono quelli pe’ quali scendono le piovane; le ghiaje, e i sassi rotti ci mancavano sotto i piedi, e ricordavanmi la faticosa salita del Vesuvio, nella quale io ebbi l’onore d’accompagnarvi, dove pur troppo a lungo ci accadde di mettere un piede innanzi per trovarci un passo addietro.

La bella vista del Mare, de’ Promontorj, e dell’Isole, che di lassù si gode perfettamente, fu quasi il solo compenso della nostra fatica. Le diacciaje, alle quali per un ben lungo, e disastroso cammino, saltando di roccia in roccia vollimo portarci, non aveano più ghiaccio sul principio d’Ottobre. Noi discesimo in una profondissima voragine, che riceve lume dall’alto, e di fianco poi diramasi chi sa quanto addentro le viscere [p. 113 modifica]della Montagna; vi trovammo un freddo acutissimo. Al di fuori vidimo degli abbeveratoj di legno, dove i pastori sogliono squagliare il diaccio, e la neve pelle loro greggie. La Montagna è quasi del tutto spoglia d’alberi anche nelle profondità più impraticabili; molto di raro, in proporzione della sua estensione, vi si vedono residui di selva antica, i quali pur vi si dovrebbono ritrovare lontano dall’abitato, e in luoghi inaccessibili, d’ond’è fisicamente impossibile il trasporto de’ gran tronchi. Ma il fuoco acceso da’ Pastori talora per riscaldarsi, e talor anche per procurarsi uno spettacolo selvaggio à distrutto anche questi. Dicono, che gl’incendj cagionati da sì tenui principj durarono alcuna volta de’ mesi interi.

La parte alta del Biocovo è composta di Breccia, e di Marmo biancastro volgare. Così ne’ massi della prima, come in quelli della seconda pasta trovansi erranti de’ pezzi di Selce angolosa, screpolosa al di fuori, piena di corpicelli marini, e che nell’interno è poi dura, unita, semidiafana, e capace di lucidissimo, ed uguale pulimento. Le radici di questa Montagna stendonsi lungo il mare da un capo all’altro del territorio di Macarska, e quindi alla Litografia di essa appartengono tutti i Fossili, de’ quali m’accaderà di farvi parola in questa mia lunga diceria a misura che anderò toccandovi i varj luoghi, dove gli ò osservati, e raccolti.

Prima però di finir di parlare del mio viaggio al Biocovo, per darvi un saggio del carattere de’ Primoriani contadini voglio aggiungere una picciola avventura, che abbiamo incontrato nello scendere da quella Montagna. I due uomini che ci precedevano armati, secondo il solito della Nazione, incontrarono una vipera lungo il sentiero, che se ne andava tranquillamente pe’ fatti suoi. L’uno, e l’altro a gara eccitaronsi ad [p. 114 modifica]ucciderla a colpi di pietra, e malgrado alle intercessioni nostre si ostinarono a farlo, dicendo ch’ella era un Demone malefico nascosto sotto quell’aspetto; eglino deviarono anche pell’orrore dalla strada, per cui ella poteva avere strisciato. Il Signor Bajamonti avendo detto loro molte cose affinchè conoscessero la stravaganza di questo pensare, tolse di terra la morta bestia, ch’era da essi ancora guardata di lontano con occhio pauroso, e andò verso di loro perchè vedessero, che veramente ell’era morta. Que’ due brutali ad un tempo si posero in istato di scaricare due armi da fuoco contro di lui, prorompendo nell’ingiurie, e nelle minaccie più decisive: e fu veramente un tratto di buona fortuna che l’Amico nostro non gettasse la morta biscia, come avea accennato di fare, verso di loro; nel qual caso indubitatamente sarebbe restato ucciso sul momento. Or non ebb’egli il torto di voler delle guide Primoriane per difesa della persona? Fu detto per iscusarli che la superstizione è causa di tutto questo; tanto peggio affedidieci! Io troverei questa gente orribile se fosse capace di tanto, anche mossa dallo spirito di buona Religione.