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Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/XXIII

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XXIII. FRAMMENTO


La città d’Abdera, quantanque vi abitasse Democrito e s’industriasse di farla con tutta l’efficacia dell’ironia e del ridicolo ravvedere, era dissoluta, ed abiettissima fra le città della Tracia: ed era da tanti veneficj, e assassinj, e congiure — libelli, e pasquinate, e tumulti appestata, che pochi vi giravano sicuri di giorno — e di notte nessuno.

Or mentre ogni cosa andava alla peggio, avvenne che l’Andromeda d’Euripide1 si rappresentasse in Abdera; e con sommo diletto del popolo: ma più ch’altro que’ tocchi che la Natura aveva divinamente suggeriti al poeta nella patetica invocazione di Perseo:

Re de’ celesti e de’ mortali, Amore! e seg.

que’ teneri tocchi vinsero tutti i cuori.

E quasi tutti il dì dopo parlavano in jambi schietti; e non parlavano che della patetica invocazione di Perseo:

Re de’ celesti e de’ mortali. Amore!

— Per ogni via d’Abdera, per ogni casa. —

O Amore! Amore!

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— E per ogni labbro, quasi note di musica naturale modulate inavvedutamente per soave forza di melodía — scorreano queste parole.

O Amore! o re de’ numi e de’ mortali!

E furono faville d’immensa fiamma — perchè la città, come fosse il cuore d’un uomo solo, s’aperse tutta quanta all’Amore.

Nè speziale trovava da vendere più omai dramma di elleboro — nè verun armajaolo s’attentava di temprare un solo stromento omicida — l’amicizia e la virtù s’incontravano baciandosi per le vie — il secolo d’oro tornava pendendo su la città d’Abdera — ogni Abderita diè di piglio alla sua zampogna, e tutte le donne Abderite, smettendo i loro trapunti di porpora, sedevano vereconde ad ascoltar la canzone.

Quel Nume, dice il frammento, che regna dal cielo alla terra e negli abissi del mare, poteva solo oprar tanto.

Note

  1. Tragedia smarrita di cui leggiamo alcune reliquie presso gli antichi scrittori; ma non ho potuto trovarvi il verso citato da Yorick.