Vita di Esopo Frigio/Capitolo LIII

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Capitolo LIII

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo LIII
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C A P I T O L O   LIII.

IL Re allora non poca ammirazione prese dal suo vero, prudente, ed ingegnoso favellare, e più tanto maravigliavasi, quanto, che fuori d’ogni suo pensiero, sentiva quel così fatto uomo sì bene, sì attentamente e sì arditamente dire la ragion sua, perchè venutogli insieme di lui compassione, rispose di questa sentenza. L’intenzion mia non era, o Esopo, di lasciarti in libertà vivere, ma il tuo fatal destino, e li Dei, che mi ti affezionano, e muovono ad amarti, m’inducono, e sforzano a donarti non solamente la vita, ma ancora ad onorarti come amico. Chiedi [p. 72 modifica]adunque ciò che vuoi, perchè da me largamente l’otterrai. Esopo, dopo molte parole di ringraziamenti, disse. Io non voglio, o magnanimo Re, nè posso supplicarti cosa, che ti sia più onorevole, e più utile, che il volerti riconciliare con miei Samj, e quelli avere per amorevoli, e fedeli amici, liberando loro da quello intollerabil peso dell’odioso tributo. Il che concedendo loro la Maestà tua, se gli obligarà tanto, che saranno pronti sempre a servirti cordialmente, e volentieri arrischieranno le sostanze, e le persone loro per tuo beneficio e per tuo onore; cosa veramente, che contrapeserà più assai, che il tuo tributo, per il quale non ti saranno mai ubbidienti, nè fedeli vassalli; poichè se con forza fossero da te soggiogati, i loro desiderj sariano sempre al tuo pregiudizio, ed al danno tuo, e dissonore indrizzati. E certamente a’ veri Signori è più utile, e più onore essere amato con riverenza, che esser temuto con odio, e malevolenza. Acconsentì il Re alla supplicazione di Esopo, ed acquietò l’animo suo, contentossi riconciliarsi con Samj, e liberargli dal tributo, per la qual cosa Esopo gittatosi a’ piedi regj gli diede quelle grazie, che seppe, e potè maggiori.