Vita di Esopo Frigio/Capitolo XXIX

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Capitolo XXIX

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo XXIX
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C A P I T O L O   XXIX.

DIsse allora Esopo: O Padrone, non te lo diss’io che molto più ti ama la cagnuola che la moglie tua? Xanto, dopo alcuni dì, vedendo, che la donna nella collera perseverava, la qual credeva pur, che il tempo scemar dovesse, cercò per tutte quelle vie, e modi, che potè, e seppe migliori, di far sì, ch’ella si disponesse, a lui ritornare. Ma non valsero i presenti, nè preghiere di alcuni suoi parenti a lei mandati con doni; e con promesse grandi, nondimeno ella del ritorno parola sentir non volle; perlocchè stavasi il Filosofo malinconico, afflitto, e sconsolato, e tanto, che egli più di morto, che di vivo sembiante aveva. La qual cosa veggendo Esopo, e temendo, che ’l padrone per ciò in qualche strano umore, ed in difficoltosa infermità non cadesse, ebbe del suo dolore noja, e compassione: onde volle consolarlo, e da tanta molestia levarlo, dicendo: Ricreati ormai, Signor mio, nè pigliar più lungo affanno, ne voler così lungamente corrucciarti, anzi sta pur di buona voglia, perciocchè io voglio ad ogni modo da cotanta tua anzietà, e cordoglio liberarti; e farò in tal modo, che la consorte tua per se stessa, e senza prieghi a starsi teco ritornerà ben volentieri: Fingi solamente di voler torre un’ [p. 41 modifica]altra meglio, e del resto lascia la cura ad Esopo. E così detto tolse egli denari tanti, quanti a far un bel convito erano bastevoli, e subitamente andossene in piazza laddove comperò capponi, starne, piccioni, e fagiani, ed altre cose ad un convito bastevoli, e necessarie; e tutta quella roba in più volte a casa portando, passava sempre avanti la porta della casa, nella quale era la moglie di Xanto, fingendo non sapere, ch’ella ivi abitasse. Tante fiate egli passò, che venne pur una volta da uno di cotesta casa incontrato a cui addimandò Esopo s’egli per buona sorte avesse cosa, che comoda fosse per onorar un pajo di nozze, pregandolo volesse accomodargliene, ch’egli le ne avrebbe obbligo, e li farebbe buon pagamento. Rispose colui: Io vi penserò un poco, e se vi sarà cosa al proposito tuo, volendo il Padrone, te ne accomoderò volentieri. Ma dimmi, sei tu quel uomo dabbene, il qual ha da far nozze? prontamente rispose Esopo. O tu nol sai? egli è Xanto Filosofo mio Padrone, il quale dopo dimani deve sposare una bella, gentile, e galante donna, e con essa lei consumare il matrimonio. Ciò sentendo colui incontinente corse a dar aviso di ciò in casa alla mogliera di Xanto: onde ella mossa da invidia, gelosia, prestamente senz’altro fare, nè dire, ritornossene a casa del marito, a cui disse ella: E tu adunque bell’uomo, vorresti torre un’altra moglie, ah? per tutti li Dei: ti giuro, che mentre io sarò viva, un altra donna che me non piglierai. Xanto allora lei abbracciò e baciò cordialissimamente, e fu fra loro la pace fatta: così adunque la mogliera di Xanto, per buona opera di Esopo, ritornò a stare col [p. 42 modifica]marito, come anco per la burla sua aveva dal marito fatto partenza.