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Si arriva alla Corte, piene le scale di gente che sperano, e la Speranza dicea :

                               Pocu cci voli a jiri ’ntra la sala
E dda farroggiu la fortuna mia.
               

Più sopra vestita a gala ci era la Politica, e insieme Machiavelli col suo riso ironico.

Né meno spiritoso e originale è il monte Pindo, sede di Apollo. I poeti stanno in frotte sparsi per le baracche, dove ciascuno vendea secondo sua natura. I poeti giocosi vendono giocattoli: Cesare Caporali

                               Aveva ’na barracca ben pruvista
Di suldati a cavaddu misi a schera
’Mpastizzati di codda e carta pista.
               

I beoni con Redi alla testa vendono barili di vino, con formaggi, aringhe e baccalà,

                               E specialmenti cavaler Marini
Chi vinnia baccalaru a vuci chini.
               

Poi chitarre, violini; sono i lirici. Petrarca vende «zagareddi e così fimminili». Sembra che dorma: «distrattu’ntra la cera»:

                               Lu sbiggiu; iddu a parrari accussí sfera:
«Levommi il mio pensiero in parte ov’era
Quella ch’io cerco e non ritrovo in terra».
               

La scena è tragica, quando di un tratto scoppia la caricatura :

                               Lassala, cci diss’iu, giacchí ’un si’ a casu;
Asinu mortu, puleiu a lu nasu. (Viva ilarità)
               

Vengono baracche risplendenti di ori e di argenti:

                               Un grossu capitali ci mitteru
Anacreonti, Pindaru ed Omeru.