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Nova polemica/A Felice Cavallotti

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A Felice Cavallotti

../A Giosue Carducci ../Giovannin Bongèe e detti IncludiIntestazione 19 gennaio 2013 100% Poesie

A Giosue Carducci Giovannin Bongèe e detti


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A


FELICE CAVALLOTTI


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Sarà il caso di vedere se per ritemprarci al gusto antico vi sia bisogno di farci dare anche gli abiti a prestito dai nostri nonni.

F. Cavallotti, Prefaz. alla trad. di tirteo.



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MM
a, per l’amor di Dio, ma che t’han fatto

    questi disgraziatissimi elzeviri
                perchè tu me li tiri
    4per gli orecchi e gli sferzi ad ogni tratto?

Perchè son piccolini di natura
    me li vuoi prender tutti a scappellotti?
                Ma, mio buon Cavallotti,
    8vorresti de gli in-foglio a dirittura?

Dio che a i sindaci dà prestiti a premi,
    tartufi a l’amor mio, pomate a i calvi,
                Dominedio ci salvi
    12da i libri troppo lunghi e da i poemi!

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Lo so, costano troppo e son piccini,
    pieni di fregi e d’altre gherminelle,
                ma son tanto bellini!
    16Piacciono tanto a le donnine belle!

C’è il budellame, già, l’osso che crocchia,
    anatomie rubate a lo spedale,
                orgie di carnovale,
    20donne scollate sino a le ginocchia,

c’è tutto quel che vuoi: ma se un po’ d’arte,
    se un po’ d’ingegno, se un pochin di vita
                calda, vera, sentita,
    24palpita e ride ne le tenui carte,

non lapidarci, non gridarci abbasso;
    perchè amammo anche noi, soffrimmo, e il pianto
                lo tramutammo in canto
    28quando i vecchi giocavano a ’l ribasso.

Non badare a’ trochei se il verso torna,
    non contar le minuscole a ’l Carducci
                che in viso a Vanni Fucci
    32de ’l giambo archilocheo squadra le corna.

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Tu che di libertà segui la parte,
    che ne la pugna sua ti sei scagliato
                non ultimo soldato,
    36non ci negar la libertà de l’arte.

Anche l’arte cammina e per adesso
    lascia che gli elzevir vadano avanti:
                se ce n’è de’ calanti,
    40l’arte d’Italia camperà lo stesso.

Sai, sessant’anni fa, quanto spavento,
    che vaticini orribili e diversi
                perchè si disse in versi
    44barba a la barba e non l’onor de ’l mento!

L’arte, si disse, casca ruzzoloni:
    tornano i Goti, i Visigoti e il resto!
                E dopo tutto questo
    48che cosa capitò? Venne il Manzoni.



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SS
e nasco un’altra volta a questo mondo

vi dò parola che mi farò prete
e sarò così ciuco e così tondo
4che mi faranno vescovo. Vedrete.

    E vescovo, sarò tanto iracondo
che il Papa, per lasciar la chiesa in quiete,
mi farà cardinale e in fondo in fondo
8non sbaglierà così come credete.

    Poi sarò Papa. Allora, oh, staran freschi
i poveri poeti petrarcheschi
11da i pudori cattolici e frateschi!

    Ch’io crepi adesso se cacciar non faccio
con una bolla lunga mezzo braccio
14cent’anni d’indulgenza ne ’l Boccaccio.



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QQ
uando vedrai cader le foglie morte

ed il lunario predirà la neve,
allungherai le tue maniche corte,
4mia freddolosa, e vestirai di greve.

    Le beltà velerai che bianche ho scorte
e le scultorie braccia e la man breve
e il seno, il sen che palpitò sì forte
8a ’l primo bacio mio timido e lieve.

    Pur qualche volta forse, e non invano,
per gli occhi pregheran le mie parole
11e i veli getterai per me lontano;

    e tolto il guanto che serrarla suole
nuda ti bacierò la bianca mano...
14Il braccio no. La critica non vuole.