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Pagina:Canti (Leopardi - Donati).djvu/221

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appendice 211

CANZONE DECIMA


ALLA SUA DONNA.

XVIII nella ediz. definitiva, pag. 66.


St. V, v. I.           Se de l’eterne idee
l’una se’ tu.

La nostra lingua usa di preporre l’articolo al pronome «uno», eziandio parlando di piú soggetti, e non solamente, come sono molti che lo credono, quando parla di soli due. Basti recare di mille esempi il seguente, ch’io tolgo dalla quindicesima novella del Boccaccio: «Egli era sopra due travicelli alcune tavole confitte, delle quali tavole quella che con lui cadde era l’una».


Lettor mio bello (è qui nessuno, o parlo al vento?), se mai non ti fossi curato de’ miei consigli, e t’avesse dato il cuore di venirmi dietro, sappi ch’io sono stufo morto di fare, come ho detto da principio, alle pugna; e la licenza, che ti ho domandata per una volta sola, intendo che giá m’abbia servito. E però «hic caestus artemque repono». Per l’avvenire, in caso che mi querelino d’impuritá di lingua e che abbiano tanta ragione con quanta potranno incolpare i luoghi notati di sopra e gli altri della stessa data, verrò cantando quei due famosi versi che Ovidio compose quando in Bulgaria gli era dato del barbaro a conto della lingua.