Vai al contenuto

Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/XII

Da Wikisource.
Versione del 6 mag 2022 alle 07:54 di OrbiliusMagister (discussione | contributi) (OrbiliusMagister ha spostato la pagina Viaggio sentimentale di Yorick/XII a Viaggio sentimentale di Yorick (1813)/XII senza lasciare redirect: Preparo la disambiguazione in nsOpera)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
../XI

../XIII IncludiIntestazione 10 gennaio 2014 100% Da definire

XI XIII

[p. 32 modifica]

XII. LA TABACCHIERA

CALAIS


Quel buon vecchio del frate, mentr’io dubitava di lui, non m’era lontano sei passi; e ci veniva incontro un po’ di traverso fra il sì e il no — Pur giunto a noi si fermò con indicibile ingenuità, presentandomi aperta la sua tabacchiera di corno ch’egli avea tra le mani — Saggerete un po’ del mio, dissi a lui; e mi trassi di tasca e gli porsi una scatoletta di tartaruga — Squisito! disse il frate. Or fatemi il favore, soggiunsi, di gradire il tabacco e la scatola; e pigliandovi alcuna presa ricordivi di tanto in tanto che questa fu l’offerta di pace d’un uomo che vi ha una volta trattato ruvidamente, ma non col cuore.

Il povero frate si fe’ di scarlatto. Mon Dieu! diss’egli a mani giunte — voi non m’avete trattato ruvidamente mai — Non mi pare, aggiungea la signora, non mi pare capace. E mi feci anch’io [p. 33 modifica]rosso; e per quali emozioni, chi sente — e non avrà di molti compagni, lo esplori — Perdoni, madama, diss’io, io l’ho trattato acerbissimamente — e non fui provocato — No, non può darsi, tornò a dir la signora. — Dio mio! sclamò il frate con tal fuoco d’asseveranza, che non pareva a lui proprio — la colpa era mia, e della indiscretezza del mio zelo — La gentildonna gli contradisse, ed io con lei; sostenendo ch’egli era impossibile che un animo sì ben composto potesse mai recar noja a veruno.

Io non sapeva che un’alterco potesse, com’io pur sentiva allora in me stesso, riescire sì soave e sì piacevole a’ nervi — Si restò taciti senza verun senso di quell’angustia scimunita che sottentra quando in un crocchio vi guardate per dieci minuti l’un l’altro in viso senza dirvi una sillaba. Strofinava frattanto il frate quella sua tabacchiera di corno sulla manica della sua tonaca; e come vide che avea acquistato certa apparenza più lucida — mi fece un’inchino profondo e disse: Ch’era omai tardi, nè si poteva dir per allora se più la debolezza che la bontà dell’indole nostra ci avesse involti in quella contesa — ma comunque si fosse — mi pregava che tra di noi cambiassimo tabacchiera — e parlando mi offeriva la sua [p. 34 modifica]da una mano, e dall’altra accettava la mia — e baciatala con un profluvio di buon naturale negli occhi, se la ripose nel seno — e s’accomiatò.

Io mi serbo la sua tabacchiera tra le parti istrumentali1 della mia religione, e quasi scala alla mia mente a più alte cose; e per verità io esco di rado senz’essa, e per essa ben assai volte richiamo lo spirito cortese del suo donatore a guidare anche il mio attraverso le burrasche del mondo, le quali (com’io poi seppi dalla storia di lui) l’aveano esercitato pur troppo sino a’ quarant’anni dell’età sua, allorquando egli vedendosi male rimunerato de’ meriti suoi militari, e malavventurato nella tenerissima delle passioni, abbandonò la spada insieme e l’amore, e rifuggì nel sacrario non tanto del suo convento, quanto di sè stesso.

E sento un peso nell’anima or ch’io devo [p. 35 modifica]scrivere, che quando ultimamente ripassai per Calais chiesi che n’era del padre Lorenzo, ed udíi come egli da tre mesi era morto e seppellito, non già nel suo convento, ma secondo la sua volontà in un piccolo campo santo de’ frati sei miglia fuor di città. Nè io mi poteva acquetare se non vedeva dove l’aveano deposto — E là, pigliandomi in mano la sua scatoletta di corno, e guardandola, e sedendo sulla sua fossa, e sradicandovi dal colmo parecchie ortiche che non avevano a che allignare lassù — tutto questo mi ripercosse sì fieramente gli affetti ch’io prorompeva in dirottissime lagrime — ma io sono debole quanto una femmina! e prego voi tutti di non sogghignarne; commiseratemi.

Note

  1. Instrumental parts of my religion; — frase spiegata dall’autore nel sermone Su la coscienza: — Dirà con l’Apostolo: «ho una buona coscienza»; e sel crede davvero...... però declama contra l’incredulità del secolo — e frequenta i sacramenti — e tratta quasi a diporto parecchie parti istrumentali di religione — E altrove: I flagelli, i cilicj ec. e le altre parti istrumentali della sua religione divezzavano l’asino dell’eremita da’ calci — e le sono paroleFonte/commento: 274 per l’appunto d’Ilarione eremita che discorra di sè. Tristram Shandy. Vol 8. cap. 31.