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Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) IV.djvu/229

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226 EURIPIDE

queste offerte ti reco. E gradiscile:
ché la bionda mia chioma e le lagrime
non potrò su la tomba versarti.
Poiché ben lontana è la tua,
la mia patria, o tapina, ov’è fama
ch’io giaccia sgozzata.

coro

I cantici alterni,
la barbarica voce degl’inni
asïatici intòno a risponderti,
Signora, la Musa
delle nenie diletta ai defunti,
dai Peani diversa, onde Averno
intona gli accenti.
Ahimè, nelle case d’Atrèo
degli scettri la luce si spenge,
ahimè della casa paterna
il raggio, il dominio
dei principi d’Argo felici.
Ed erompono mali da mali,
dal giorno che l’orma
si sviò delle alate cavalle,
e per nuovi sentieri la luce
Elio effuse dei raggi divini.
E sciagura piombò su sciagura
per l’ariete d’oro24, e sterminio
su sterminïo, doglia su doglia.
Dai Tantàlidi un dí posti a morte
la vendetta provien, che s’aggrava
sulle cose. Ed un Demone affretta
le piú orribili pene su te.