Adiecta (1905)/I/XXXVIII

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Serenata elettorale

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SERENATA ELETTORALE



È notte. Il conte Gròsoli si desta
in una posa che non è ordinaria,
cioè coi piedi al posto della testa
     4e le reni per aria.

In camicia così, cogitabondo,
dice il rosario e medita l’impresa
di convertir, non che Ferrara, il mondo
     8ai dogmi della Chiesa;

quando, ad un tratto, ascolta per la via
un coro di lamenti e di preghiere....
Son fedeli che vanno in compagnia
     12cantando il Miserere!

Dio sia lodato! Il conte allor s’affaccia
al balcone in sottile abbigliamento
e, spalancando le gagliarde braccia,
     16grida: «o stelle, che sento?

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«Chi siete, o pellegrini, e dove andate?
A Roma forse, a Roma pontificia?
O fratelli, per Dio (Bacco), parlate
     20presto! Sono in camicia!»

Risponde il coro: «Ahimè! Fummo
fatti capponi per comun vergogna
e fu, purtroppo, il Cavalier Minghetti
     24che ci castrò a Bologna!

«Quando il libero Stato era di moda
peccammo, come Lui, malvolontieri
e qualche penna della nostra coda
     28donammo ai bersaglieri,

«ma il grano era per noi; ma nella stia
noi dettavam la legge al popol fido,
quando i ribelli ci cacciaron via
     32e siam fuori del nido!

«Così nel grembo dell’antica fede
tornando e al culto de’ ministri suoi,
a maggior gloria della Santa Sede
     36veniamo a’ piedi tuoi.

«Miserere, Signor, dei nostri falli
e nella immensità de’ tuoi poteri,
se di capponi non puoi farci galli,
     40facci almen Consiglieri!

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«Deh, conte, ora che sai le nostre pene,
aiutaci ad uscir dal ginepraio
ed insegnaci, tu che la sai bene,
     44la strada del pollaio!»

Udendo il conte dei pentiti il duolo,
ebbe un sorriso arguto e perspicace,
poi, moderando alla camicia il volo,
     48disse: «me ne dispiace!

«La strada è questa, ma evitate il bosco
e andate dritti per la via maestra.
Del resto, mascherine, io vi conosco!!!»
     52E chiuse la finestra.