Aiace (Sofocle - Romagnoli)/Prologo

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Sofocle - Aiace (445 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Prologo
Personaggi Parodo

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Al principio dell’azione, entra Ulisse, e comincia a girare,
esaminando attentamente delle tracce di piedi sulla sabbia.
Quasi subito compare Atena.



atena
Sempre io t’ho visto, figlio di Laerte,
che cerchi qualche occasione cogliere
contro i nemici. Ed alle tende innanzi
or ti veggo d’Aiace, ove, all’estremo
5del campo, e presso al mare ei l’ha piantate,
che vai braccando già da un pezzo, e cerchi
l'orme che impresse egli ha testé, se dentro
sia, se non sia. Bene ti guida un fiuto,
qual di cagna spartana1: or ora Aiace
10entrato è dentro, e di sudor la fronte
gronda, e le man’ di sangue intrise. Or, d’uopo
non è che tu da questa porta spii,
ma che dica perché giungi con tanta
fretta: io so tutto, e ammaestrar ti posso.

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ulisse
15O favella d’Atena, a me diletta
sopra tutte le Dee, come, sebbene
invisibile sei, giunge il tuo suono
a me distinto, e l’anima l’accoglie,
quale di bronzea búccina tirrena!
20Ed or, lo sai, sopra un nemico il passo
volgo, su Aiace dall’immane scudo:
Torme sue, non d’altrui, da un pezzo seguo.
Ch’egli ha compiuto un atto inconcepibile
contro noi, questa notte; ov’ei l’autore
25ne sia: che non abbiam certezza alcuna:
nel buio erriamo. Ed io mi sobbarcai
volonteroso a tal fatica. Or ora,
tutte distrutte le predate greggi
trovate abbiamo, coi pastori insieme,
30da mano d’uomo sterminate; e ognuno
a lui la colpa attribuisce. E a me
l’ha scoperto una scolta; e detto m’ha
che l’ha veduto per i campi, solo
balzar, con una spada ancor grondante.
35Su le sue tracce io subito mi lancio,
ed ora colgo qualche indizio, ed ora
sono sviato; né alcun v’è che possa
darmi notizie. Ma tu giungi in punto:
ché, già pria d’ora, e, d’ora innanzi, sempre
40il senno tuo per guida io prenderò.
atena
Sapevo; e già da tempo, alla tua caccia,
spontanea custode, Ulisse, assisto.

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ulisse
E son vòlto a buon segno, o mia Signora?
atena
Da quest’uomo compiuta fu quell’opera.
ulisse
45E qual follia la mano a lui guidò?
atena
L’ira concetta per l’armi d’Achille2.
ulisse
E perché mai piombò sopra le greggi?
atena
Su voi sperava insanguinar la mano.
ulisse
Contro gli Argivi, dunque, era l’insidia?
atena
50E la compiea, se li avessi negletti.

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ulisse
Con quale ardir, con quale animo audace?
atena
Furtivo, sol, su voi piombò di notte.
ulisse
E giunse fino a noi? Giunse alla mèta?
atena
Giunse alla porta dei due sommi duci.
ulisse
55E poi frenò la mano di sangue avida?
atena
La sua gioia feroce io gli contesi:
a lui con false immagini funeste
gli occhi turbai, nelle predate greggi
anche indivise lo sospinsi, e sopra
60i lor custodi: qui piombò, vibrando
la spada in giro, dei comuti armenti
fece massacro; ed or, gli Atrídi entrambi
gli sembrava sgozzar con le sue mani,
ed or questo dei duci, ed ora quello.
65Io l’eccitavo, mentre era pervaso

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dalla follia cosí, lo sospingevo
entro reti funeste; e quando l’opera
ebbe compiuta, quanti ancor vivevano
dei giovenchi, legò, le greggi tutte
70nella tenda cacciò, come se d’uomini
quella sua preda fosse, e non d’armenti.
E nella tenda, in lacci ora li ha stretti,
strazio ne fa. Mostrar la sua follia
chiara ti voglio; ed agli Argivi tutti
75tu ridirla potrai. Resta, fa’ cuore;
né reputar che sia per te periglio
di quest’uom la presenza: io le pupille
si gli sconvolgerò, ch’egli non veda
la tua presenza.
Si volge verso la tenda.
 Ehi, tu che dei prigioni
80le mani avvinci, vieni qui, ti chiamo.
Esci innanzi alla tenda. Aiace, dico!
ulisse
Che fai? Qui fuor non lo chiamare, Atena!
atena
Vorrai tacere, e non esser codardo?
ulisse
Per gli Dei, no, lascia che dentro resti.

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atena
85Che temi? Altro che un uomo egli fu mai?
ulisse
A me sempre nemico; e ancora è tale.
atena
Rider dell’inimico è pur dolcissimo!
ulisse
Meglio mi sa che nella tenda ei resti.
atena
Temi vedere a viso a viso un folle?
ulisse
90Non temerei, quand’egli senno avesse.
atena
E adesso, non temer ch’ei t’abbia a scorgere.
ulisse
Come? Gli occhi di prima ancor non serba?

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atena
Ciechi li renderò, sebbene veggano.
ulisse
L’artifizio d’un Dio, tutto può fare.
atena
95Adesso taci, e dove sei rimani.
ulisse
Resto; ma di qui lungi esser vorrei.
atena
Aiace, ehi là, ti chiamo anche una volta:
perché mai l’alleata tieni a vile?
Esce Aiace, vaneggiante: stringe in pugno
una sferza sanguinolenta.

aiace
Salve, o figlia di Giove, Atena, salve!
100Giungi in buon punto: io t’offrirò trofei
tutti d’oro, mercè di questa preda.
atena
Bene parli; ma dimmi: hai tu nel pieno
dell’esercito argivo immerso il ferro?

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aiace
E me ne vanto, e non ne fo diniego.
atena
105La man contro gli Atrídi anche vibrasti?
aiace
Sí, che oltraggiar mai piú non mi potranno.
atena
Morti son quegli eroi, se bene intendo.
aiace
Son morti: di’ che l’armi ora mi rubino.
atena
Bene. Ed il figlio di Laerte, a che
110cimento ora si trova? O t’è sfuggito?
aiace
Dov’è, dimandi, quella volpe scaltra?
atena
Appunto: Ulisse il tuo rivale, dico.

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aiace
Dentro è, prigione, per mio gran sollazzo.
Perché non voglio, o Dea, ch’ei muoia, prima....
atena
115Di avergli fatto che? Che speri ancora?
aiace
Del recinto legarlo ad un pilastro....
atena
Oh poveretto! E che malanno infliggergli?
aiace
Flagellarlo sul dorso, insin ch’ei muoia.
atena
Tale sconcio al tapino non infliggere!
aiace
120Vo’ paga ogni altra brama tua; ma Ulisse
questa pena, e non altra sconterà.

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atena
E allor se questo è il tuo piacer, colpisci:
nulla di ciò che brami non omettere.
aiace
A quest’opera muovo; e ti scongiuro
125d’essermi, come or sei, sempre alleata.
Rientra nella tenda.
atena
Il poter dei Celesti, Ulisse, vedi
quanto sia grande. All’opere opportune,
chi fu mai di costui piú pronto o valido?
ulisse
Io nulla so; ma pur, di questo misero
130provo pietà, sebben mi sia nemico:
ché nel gorgo piombò di tal iattura,
né piú del suo m’è noto il mio destino.
Altro non siam, lo vedo, che fantasime,
tutti quanti viviamo, ed ombre vane.
atena
135Poi che l’intendi, mai non dir parola
contro i Numi arrogante, e non alzare
troppa superbia, se di forze superi

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e questo e quello, e di ricchezza grande.
Un medesimo giorno, atterra e suscita
140tutte le cose dei mortali. E i Numi
amano i saggi, e aborrono i malvagi.
Atena sparisce, Ulisse si allontana.


Note

  1. [p. 244 modifica]I cani di Sparta sono spesso ricordati dagli autori antichi per la squisitezza del fiuto.
  2. [p. 244 modifica]L’armi di Achille, come è noto, erano state fraudolentemente assegnate, invece che ad Aiace, a Ulisse.