Alcuni opuscoli filosofici/Discorso del modo di conservare i grani

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Discorso del modo di conservare i grani

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Discorso del modo di conservare i grani
Lettera a Monsignore Giovanni Ciampoli (2) Prima lettera a Galilei


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DISCORSO


Del modo di conservare i grani


DEL PADRE


D. BENEDETTO CASTELLI.

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DISCORSO




AANcorche io abbia sempre fatto maggiore stima delle conclusioni guadagnate con saldi, e ben fondati discorsi, che di quelle, che l’esperienza ci rende manifeste: dependendo quelle da piu alta, e nobile cognizione, cioe dall’intelletto, e queste da’ nostri sensi, i quali bene spesso vengono da vari accidenti ingannati: con tutto ciò quando noi siamo intorno a materie, le quali si devono ridurre alla prattica, massimamente con grosse spese, non ho giudicato mai ben fatto il fidarmi solo del semplice discorso, senza che prima un chiaro riscontro dell’esperienza non lo confermi; e però essendomi molti anni sono passato per la fantasia un modo, col quale si potrebbe conservare per lungo tempo il grano (impresa utilissima, non solo per l’abbondanza, ma ancora per le provisioni delle munizioni, che si sogliono fare nelle Fortezze, e per altro) ancorche la ragione assai probabilmente mi persuadesse, che il negozio sarebbe [p. 41 modifica]riuscito, in ogni modo non mi sono mai interamente quietato, fino a tanto che facendone l’esperienza, ho ritrovato, che questa fin ora, concorda molto bene con quella.

Dico dunque, che considerando io, che il grano si conserva comunemente dalla umana industria in due maniere principalmente, cioe nelle buche, e fosse sotterranee, ed anco sopra i granai: al primo aspetto mi parve strana cosa, che questi due modi tanto differenti, anzi contrarij fra di loro, potessero ambi riuscire; conciosiacosache il grano sotto terra viene a stare sempre all’umido, e nei granai sempre all’asciutto: quello sempre all’oscuro, e questo esposto alla diurna luce: quello non mai tocco dal vento, e questo ad ogni movimento d’aria soggetto: quello nel basso sotto terra sepolto, e questo nell’alto dalla terra lontano, e sollevato: quello raccolto in altezza di 12, e 14 palmi questo sparso, come comunemente si usa qui in Roma in altezza di un palmo, e mezzo, o poco piu. E cosi facendo riflessione a cotali contrarietà restava in dubbio, se l’industria degli uomini in una cosa di tanta importanza fusse, o non fosse bene incamminata. Ma finalmente non mi arrischiando di condannare l’universale giudizio, e l’uso comune stimai, che in tutti due questi modi di conservare il grano fosse qualche vantaggio, e tale, che compensasse il danno, che nell’una, e nell’altra maniera si ritrova.

E considerando appresso, che il frequente trapasso da uno stato all’altro è sempre pernicioso, e cagione di corruzzione [p. 42 modifica]ne’ corpi, come sarebbe dall’umido al secco, e dal secco all’umido: dal caldo al freddo, e dal freddo al caldo, pensai che il grano ne’ granai veniva difeso dall’umido, e quello nelle buche, e fosse riposto era difeso dalle mutazioni, ed alterazioni esterne dell’ambiente, ne poteva il grano sotto terra conservato trapassare così facilmente da un contrario all’altro, come era soggetto il grano ne’ granai collocato, il quale alterandosi l’aria ora da’ caldi, ora da’ freddi, ora dall’umido, ora dal secco era ancor’egli sottoposto alle medesime subitanee mutazioni.

Da tal contemplazione conclusi, che quando si potessero accumulare insieme tutti due questi benefici, e vantaggi sarebbe stata cosa di gran momento per la conservazione del grano.

Ed avendo di più osservato, che diversi corpi di diverse materie ricevono molto diversamente le impressioni esterne dell’ambiente, cioe chi piu, e chi meno: imperocche esponendo noi al Sole diversi corpi, come sarebbero Marmi, Legni, Bronzi, Terra, &c. e lasciandovegli stare eguale spazio di tempo, il metallo si riscalda assai piu, che la pietra, e la pietra piu della terra, e questa piu del legno, stimai, che dovendo noi conservare il grano con difenderlo dall’umido, e dalle mutazioni, ed alterazioni esterne, tutto ci sarebbe riuscito col rinserrarlo in vasi fatti di quella materia, la quale mantenendosi asciutta, fosse ancora meno capace di freddi, e di altre impressioni. Ed affinche la spesa mi [p. 43 modifica]riuscisse minore quanto fosse possibile mi cascò in mente, che la scorza del sughero saria stata attissima al nostro intento. Prima perche se ne ritrova in gran copia qua in particolare ne’ nostri boschi d’Italia. Secondo perche questa materia si riscalda meno di tutte le altre. Terzo, questa si mantiene asciutta. Quarto, questa non viene penetrata da’ venti, e nel quinto luogo questa mirabilmente difende i corpi in essa rinchiusi da tutte le alterazioni esterne. E che questo sia vero ne abbiamo un bello, e chiaro riscontro vedendo noi l’uso del sughero, nel conservare la neve lungo tempo per rinfrescare il vino, e l’acqua nel tempo dell’estate. Ed io ho esperimentato, che la neve si mantiene nei gran caldi in simili vasi di sughero, piu che in altri di altra materia. E le scarpe stesse nostre solettate di sughero ci difendono i piedi nel tempo dell’estate dal caldo, e nell’inverno dal freddo, e dall’umido.

Mosso dunque da queste ragioni feci risoluzione di far fabricare un vaso di sughero, e riempirlo di grano chiudendolo bene da tutte le bande intorn’intorno per osservar quello, che seguiva in fatti, ed in esperienza: e posi in esecuzione il mio pensiero, avendo fatto fare un vaso di sughero capace di un rubbio, e mezzo, nel quale alli 20 d’Ottobre 1639 riposi il grano, il quale sin ora ci è stato sette mesi, e quello di piu, che è dalli 19 di Maggio fin ora che siamo alli
ne mai ha fatto motivo alcuno, ne di riscaldarsi, ne di generare tignole, ne altri animali, che si sogliono generare [p. 44 modifica]nel grano, ne ha fatto mai altra mutazione se non che pare, che piu presto sia scemato di misura, che cresciuto, come è solito di fare, dal quale accidente si conosce, che non ha sentito l’umido, ne è stato dannificato dallo Scirocco, il quale pure ha regnato assai in questi sette mesi. Qui non voglio imbrigarmi in isciorre le difficultà, che mi vengono proposte, perche non pretendo altro, che di svegliare la mente degli uomini a fare piu lunga, e diligente osservazione; Ne meno voglio ingaggiar lite con nessuno, aspettando quietamente la sentenza dalla riuscita del negozio: perche quando non riesca conforme al mio pensiero, casca da se medesimo ogni mio discorso; ma se riuscirà felicemente sarà vanità il disputare de’ possibili, dove averemo il fatto evidente in contrario. Ne mi curo che gli uomini lodino, ed approvino per ben fatto quello, che dall’esperienza poi restasse condannato.

Di piu mi dichiaro, che non pretendo, che le genti subito corrano a pratticare questa mia invenzione: perche sò benissimo, che tutte le invenzioni, ancorche belle, ed utilissime hanno sempre trovato il contrasto gagliardo non solo dell’ignoranza, ma quello, che piu mi spaventa della malignità, e dell’invidia. Gradisca chi vuole il mio buon’animo, che fu sempre di giovare a tutti, e promuova il mio ritrovamento, che forse scoprirà altri utili, e benefizi di non minore importanza. Ed io non sono lontano dal credere, che con questo medesimo modo si potranno conservare i vini, i quali sogliono [p. 45 modifica]guastarsi, e corrompersi per le stesse sopranotate cagioni, e massimamente nel tempo, che spirano gli Scirocchi. E parimente inclino assai a pensare, che si potrà con la medesima maniera conservare ancora il biscotto ne’ vascelli di mare, cosa di grandissimo momento, e commodo a’ naviganti. Ma intorno a questi, e simili particolari non ho potuto fare ancora quell’esperienze, ed osservazioni, che sarebbono necessarie, non lo comportando il mio basso stato, e la mia tenue fortuna.