Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/131

Da Wikisource.
Anno 131

../130 ../132 IncludiIntestazione 25% Da definire

130 132


[p. 465 modifica]

Anno di Cristo CXXXI. Indizione XIV.
Telesforo papa 5.
Adriano imperadore 15.


Consoli


Servio Ottavio Lenate Ponziano e Marco Antonio Rufino.


In un’iscrizione riferita dal Grutero1 il secondo console vien chiamato Annio Rufino. Quello è un errore. Antonio Rufino ho io trovato in più di un’antica copia di quel marmo. Secondo la Cronica d’Eusebio, fu circa questi tempi compiuta in Roma, per ordine di Adriano, la fabbrica del tempio di Venere e di Roma, e se ne fece la dedicazione. Era questo uno de’ più sontuosi edifizii dell’augusta città, per la gran quantità e bellezza dei marmi, coi quali era fabbricato o incrostato, e col tetto coperto di tegole di bronzo, che poi servirono, a’ tempi di Onorio I per coprire la basilica di san Pietro. Altri riferiscono all’anno seguente la dedicazione del tempio suddetto, che fu la morte dell’architetto Apollodoro, come di sopra accennai all’anno 120. Per attestato ancora del medesimo Eusebio2 fu pubblicato in quest’anno l’editto perpetuo, composto dall’insigne giurisconsulto Salvio Giuliano, che fu uno de’ principali consiglieri di Adriano. Imperciocchè3 questo imperadore ebbe il lodevol costume, allorchè andava a giudicare e a decidere le [p. 467 modifica]controversie, di avere per assistenti non solamente i suoi amici e cortigiani, ma anche i migliori giurisconsulti, approvati prima dal senato; ed egli principalmente si serviva del suddetto Salvio Giuliano, di Giulio Celso e di Nerazio Prisco. Gran diversità era allora nei giudizii per le provincie; chi decideva a una maniera e chi all’altra. Adriano, affinchè si camminasse con uniformità dappertutto, volle che Giuliano formasse una raccolta di leggi ed editti, creduta bastevole a terminar con giustizia tutte le cause. Di questo editto perpetuo si veggono raccolti i frammenti nell’edizion dei Digesti fatta da Dionisio Gotofredo. Le apparanze sono, che Adriano abbandonasse in quest’anno l’Egitto, e passando per la Soria e per l’Asia, tornasse alla sua diletta città di Atene, dove, per testimonianza di Eusebio, egli stette tutto il verno seguente. Giacchè non abbiamo storico migliore, che ci somministri un buon filo per seguitare i passi di questo imperadore, non è temerità l’attenersi ad Eusebio.

  1. Gruterus, Thesaurus Inscription., p. 337.
  2. Euseb., in Chron.
  3. Spartianus, in vita Hadriani.