Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/334

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Anno 334

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Anno di Cristo CCCXXXIV. Indizione VII.
SILVESTRO papa 21.
COSTANTINO imperadore 28.
Consoli

LUCIO RANIO ACONZIO OPTATO e ANICIO PAOLINO juniore.

Optato e Paolino sono i cognomi indubitati di questi due consoli. I loro nomi son presi da iscrizioni riferite dal Panvinio e Grutero, le quali non è ugualmente certo che appartengano a questi personaggi. Dal Catalogo del Cuspiniano e Bucherio3351 abbiamo che nel dì 27 d’aprile del presente anno la prefettura di Roma fu raccomandata ad Anicio Paolino: sicchè, se regge il suddetto supposto, egli fu nello stesso tempo ornato delle due più illustri dignità di Roma. Un’iscrizione del Panvinio3352 parla di tutte e due queste dignità, e il Tillemont3353 l’adduce per pruova che Paolino le esercitò nel medesimo tempo. Ma nelle iscrizioni si solevano annoverar tutte le dignità e gl’impieghi onorevoli dei personaggi, loro addossati in varii tempi; e però non è bastante quel marmo a togliere ogni dubbio che Paolino in quest’anno fosse console e prefetto di Roma. Le leggi del Codice Teodosiano3354 ci fan vedere Costantino Augusto, nell’anno presente, ora in Costantinopoli, ora in Singidone della Mesia, ed ora in Naisso della Dacia. Diede egli nella prima d’esse città una legge3355 nel dì 26 di giugno in favor de’ pupilli, delle vedove, e d’altre miserabili persone, concedendo loro il privilegio di non poter essere tratte fuori del loro foro e paese, quando abbiano liti, per farle litigare nel tribunale supremo del principe; e di poter esse all’incontro citare i loro avversarii a quel tribunale. Con varie altre leggi promosse il medesimo Augusto l’ornamento della città di Costantinopoli, col concedere dei privilegii agli architetti, e l’abbondanza de’ viveri con proporne degli altri ai mercatanti. Noi vedemmo di sopra all’anno 332 che trovandosi i Sarmati in pericolo di soccombere alla potenza de’ Goti, ottennero aiuto da Costantino, dalle cui armi entrate nella Sarmazia furono que’ Barbari sonoramente battuti e sconfitti. Due parole abbiamo dall’Anonimo Valesiano3356, le quali sembrano significare, che per aver egli dipoi trovati i medesimi Sarmati di fede dubbiosa ed ingrati a’ suoi benefizii, anche contra di loro ebbe guerra, e li vinse. Socrate3357 chiaramente attesta le vittorie da lui riportate, non solo de’ Goti, ma anche de’ Sarmati, senza che ne sappiamo di più, nè in qual anno ciò succedesse. Truovansi perciò medaglie3358 d’esso Augusto, dove egli è appellato VICTOR OMNIVM GENTIVM; e in altre si legge: DEBELLATORI GENTIVM BARBARARVM. Ora si vuol narrare uno stravagante fatto che appartiene all’anno presente, per attestato d’Idacio3359, Eusebio3360 ed altri3361. Ossia che i popoli suddetti della Sarmazia (oggidì Polonia) avessero guerra solamente nell’anno 332 coi Goti, poi debellati dalle armi di Costantino; o pure, come par più probabile, che si riaccendesse un’altra volta quel fuoco; certo è che, sentendosi eglino debili di forze contra di sì potenti avversarii, misero l’armi in mano ai loro servi, cioè ai loro schiavi, e data coll’aiuto d’essi una rotta ai nemici, rimasero liberi da quella vessazione e pericolo. Ma che? Uno di gran lunga peggiore se ne suscitò in casa loro. Uso fu de’ Greci, Romani e Barbari stessi di non ammettere alla milizia se non persone libere, e di non dar l’armi giammai agli schiavi, per timore che [p. 1203 modifica]costoro dipoi non insolentissero e scuotessero il giogo; e tanto più perchè il numero degli schiavi ordinariamente era sterminato negli antichi tempi presso d’ogni nazione. Se i Romani in qualche gravissimo bisogno di gente si vollero valer degli schiavi, lor diedero prima la libertà. Non dovettero i signori sarmati usar tutta la convenevol precauzione in tal congiuntura. Insuperbiti i loro servi, e conosciuta la propria forza, rivolsero in fatti da lì a non molto l’armi contra de’ proprii padroni; e questi, non potendo resistere, furono astretti a prendere la fuga, ed a lasciar tutto in potere di chi dianzi loro ubbidiva. San Girolamo3362 ed Ammiano3363 danno il nome di Limiganti a quei servi, e a’ lor padroni quello di Arcaraganti. Ebbero questi ultimi ricorso allo Augusto Costantino, il quale benignamente gli accolse ne’ suoi Stati. Per attestato dell’Anonimo Valesiano3364, erano più di trecento mila persone tra grandi e piccioli dell’uno e dell’altro sesso. Costantino arrolò nella milizia i più robusti: il rimanente fu da lui compartito per varii paesi, cioè per la Tracia, Scitia (cioè la Tartaria minore), Macedonia ed Italia, con dar loro terreni da coltivare. Altri di que’ Sarmati liberi, per testimonianza d’Ammiano, si ricoverarono nel paese dei Victobali; e solamente nell’anno 358 furono rimessi dai Romani in possesso del loro paese.