Asolani/Libro secondo/XXVII

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Libro secondo - Capitolo XXVII

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Ma tuttavia venite ora meco per quest’altra strada. Dico adunque che, oltra i cinque sentimenti, i quali sono ne gli uomini strumenti dell’animo insieme, insieme e del corpo, acci eziandio il pensiero, il quale, perciò che solamente è dell’animo, ha vie più d’eccellenza in sé che quelli non hanno, e di cui non sono partecipi gli animali con esso noi, sì come partecipi sono di tutti gli altri. Perciò che bene vedono essi e odono e odorano e gustano e toccano e l’altre operagioni de gl’interni sensi essercitano altresì, come noi faciamo, ma non consigliano né discorrono in quella guisa, né in brieve hanno essi il pensiero che a noi uomini è dato. Il quale tuttavia non è solo di maggior pregio, perciò che egli proprio sia de gli uomini, dove quelli sono loro in comune con le fiere, ma per questo ancora, che i sentimenti operar non si possono se non nelle cose che presenti sono loro e in tempo parimente e in luogo, ma egli oltre a quelle e nelle passate ritorna, quando esso vuole, e mettesi altresì nelle future, e in un tempo e per le vicine discorre e per le lontane, e sotto questo nome di pensiero e vede e ascolta e fiuta e gusta e tocca e in mille altre maniere fa e rifà quello a che non solamente i sentimenti tutti d’uno uomo, ma quelli ancora di tutti gli uomini essere non potrebbono bastanti. Per che comprendere si può che egli più alle divine qualità s’accosta, chi ben guarda, che alle humane. Questo pensiero adunque tale, quale voi vedete, se essercitando le sue parti, sì come buon lavoratore per li suoi colti, così egli per l’animo s’adopra, che è suo, infinite dolcezze ci rende l’animo di questa coltura, tanto da doverci essere di quelle del corpo più care, quanto è esso più eccellente cosa che il corpo. Se pigro e lento e pieno di melensaggine si giace, lasciamo stare che dolcezze non se ne mietino, ma certo io non veggo a che altro fine sia l’animo dato al corpo, che al porco si dia il sale, perché egli non infracidisca. La qual cosa aviene ne gli uomini che non amano. Perciò che a chi non ama, niuna cosa piace; a chi niuna cosa piace, a niuna volge il pensiero: dorme adunque il pensiero in loro. E il contrario ne viene de gli amanti. Perciò che a chiunque ama, piace quello che egli ama, e d’intorno a quello che piace sovente pensa ogniuno volentieri. Per che si conchiude che le dolcezze del pensiero sono de gli amanti e non de gli altri. Le quali dolcezze tuttavia quante sieno non dirò io già, che non sarei a raccontarle più bastante che io mi fossi a noverar le stelle del cielo. Ma quali, se noi vorremo in qualche parte dirittamente riguardare? Quanto diletto è da credere che sia d’un gentile amante il correre alla sua donna in un punto col pensiero e mirarla, per molto che egli le sia lontano, ad una ad una tutte le sue belle parti ricercando? Quanto poi, ne’ costumi di lei rientrato, la dolcezza considerare, la cortesia, la leggiadria, il senno, la virtù, l’animo e le sue belle parti? O Amore, benedette sieno le tue mani sempre da me, con le quali tante cose m’hai dipinte nell’anima, tante scritte, tante segnate della mia dolce donna, che io una lunga tela porto meco ad ogni ora d’infiniti suoi ritratti in vece d’un solo viso, e uno alto libro leggo sempre e rileggo pieno delle sue parole, pieno de’ suoi accenti, pieno delle sue voci, e in brieve mille forme vaghissime riconosco di lei e del suo valore, qualora io vi rimiro, cotanto dolci sutemi e cotanto care, non picciola parte di quella viva dolcezza sentendo nel pensiero, che io già, operandolo ella, ne’ loro avenimenti mi sentia. Le quali figure, posto che pure da sé non chiamassero a loro la mia mente così spesso, sì la chiamerebbeno mille luoghi che io veggo tutto dì, usati dalla mia donna ora in un diporto e ora in altro; i quali non sono da me veduti più tosto, che alla memoria mi recano: qui fu Madonna il tal giorno, qui ella così fece, qui sedette, quinci passò, di qui la mirai; e così pensando e varcando, quando meco stesso, quando con Amore, quando con le piagge e con gli alberi e con le rive medesime, che la videro, ne ragiono. La qual cosa, perciò che a me pare oggimai d’aver compreso che a ciascuna di voi piacciono molto meglio i versi e le rime, che i semplici ragionamenti non fanno, dimostrare ancor vi posso con questa canzone, la quale non ha guari del cuor mi trassero queste medesime contrade, che della mia donna mi sovenivano e udironlami tra esse cantare, sì come io l’andava tessendo: