Audizioni Commissione d'inchiesta Federconsorzi/46

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Audizione Martellini

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SENATO DELLA REPUBBLICA-------------CAMERA DEI DEPUTATI

XIII LEGISLATURA


COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SUL DISSESTO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DEI CONSORZI AGRARI



RESOCONTO STENOGRAFICO 46a SEDUTA MARTEDI’ 21 NOVEMBRE 2000




Presidenza del presidente Melchiorre CIRAMI


I lavori hanno inizio alle ore 12.10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Presidenza del Presidente CIRAMI


Audizione della professoressa Maria Martellini

PRESIDENTE. La Commissione procede oggi all’audizione della professoressa Maria Martellini, che ringrazio per aver accolto, con cortese disponibilità, l’invito della Commissione. Avverto che i nostri lavori si svolgono in forma pubblica, secondo quanto dispone l’articolo 7 della legge n. 33 del 2 marzo 1998, e che è dunque attivato, ai sensi dell’articolo 12, comma 2, del Regolamento interno, l’impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Qualora da parte della professoressa Martellini o di colleghi lo si ritenga opportuno, in relazione ad argomenti che si vogliono mantenere riservati, disattiverò l’impianto audiovisivo per il tempo necessario.

Ricordo che l’audizione si svolge, ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del Regolamento interno, in forma libera.

Preciso infine che dell’audizione odierna è redatto il resoconto stenografico, che sarà sottoposto, ai sensi dell’articolo 12, comma 6, del Regolamento interno, alla persona ascoltata e ai colleghi che interverranno, perché provvedano a sottoscriverlo apportandovi le correzioni di forma che riterranno, in vista della pubblicazione negli atti parlamentari.

L’audizione della professoressa Martellini è dettata dalla necessità di acquisire ulteriori elementi conoscitivi in ordine all’attività di consulenza da lei svolta su incarico dei primi commissari governativi della Federconsorzi. Tale attività si è tradotta nella redazione di due relazioni: la prima, datata 20 novembre 1991, è stata redatta congiuntamente all’avvocato Ghia e al dottor Sica a seguito dell’effettuazione di primi accertamenti e valutazioni con specifico riferimento ai bilanci della Federconsorzi 1988-90, mentre la seconda, del marzo 1993, è il frutto dell’analisi dei bilanci degli esercizi 1986-90 da parte della stessa commissione di esperti integrata, con provvedimento del giudice delegato, dal professor Carbonetti, e di cui cessava di far parte, nel luglio 1992, l’avvocato Ghia.

Chiedo alla professoressa Martellini dei chiarimenti sulle modalità con cui è entrata in questa vicenda e sul ruolo da lei svolto.

MARTELLINI. Fui contattata dai commissari governativi della Federconsorzi e mi fu chiesto di partecipare ad un collegio che avrebbe dovuto fare una prima analisi sui bilanci della Federconsorzi, che costituiva una realtà molto complessa, ragione per la quale si voleva un contributo esterno per analizzare tali documenti. Il lavoro fu fatto in tempi molto brevi e fu abbastanza superficiale. Ero io in particolare del tutto inesperta della natura giuridica, della normativa che riguardava la Federconsorzi e si dovette cercare di inquadrare da questo punto di vista il soggetto redattore a cui i bilanci venivano riferiti. Il lavoro venne poi di fatto ampliato nel senso che si dovette passare ad analizzare i bilanci dei 5 anni precedenti il commissariamento. Ricordo che dividemmo questo lavoro per aree di competenza perché era materia molto vasta, come potete immaginare, da trattare in tempi relativamente brevi. In particolare mi fu chiesto di esaminare la struttura dei bilanci per coglierne le principali anomalie nonchè la questione delle partecipazioni.

Il professor Carbonetti si occupò di esaminare l’attività degli organi sociali, vale a dire l’attività del consiglio e le delibere prese nei vari momenti, almeno quelle giudicate rilevanti, ed il professor Sica si occupò dei cosiddetti crediti verso i consorzi. Ne scaturì un documento che, per quanto mi concerne, sulla base delle informazioni di cui allora disponevo, sottoscrissi e oggi risottoscriverei. In base alla documentazione resa disponibile e ai colloqui che avemmo con i dirigenti di Federconsorzi, il più competente dei quali era il dottor Bambara, riuscimmo ad avere una idea sufficiente per costruire questa prima trattazione dei bilanci dell’ente.

PRESIDENTE. Quale era, a suo giudizio, la situazione della Federconsorzi, prima del commissariamento? C’era un situazione di squilibrio economico e finanziario, come si assume nel decreto di commissariamento e, in caso affermativo, come si manifestava?

MARTELLINI. Devo risponderle come è scritto nella relazione: ad un professionista o ad un cittadino, che si avvicinava a tale realtà, la Federconsorzi appariva obiettivamente un oggetto non comprensibile, essendo un’entità che si finanziava e finanziava le proprie attività prevalentemente mediante ricorso al credito a breve. Come sapete bene, il finanziamento a breve delle imprese o di qualsiasi ente che si muova in una logica economica é di norma limitato al finanziamento del circolante; cioè dell’autoliquidante. Può farsi anticipare fatture, documenti che costituiscono titoli di pagamento ma non può attingere al credito a breve per fare investimenti. Questo era il quadro. La Federconsorzi non poteva, a mio modesto avviso, in quella situazione continuare ad operare. Tale giudizio nessuno me lo ha chiesto; non ero tenuta a dare questo parere a nessuno. Lo dico oggi a voi, a distanza di quasi 10 anni, rispondendo ad una precisa domanda.

PRESIDENTE. Quali erano i segnali di questo squilibrio?

MARTELLINI. Premetto che la mia conoscenza é superficiale. Assumendomene la piena responsabilità, posso dire che la Federconsorzi finanziava i consorzi agrari attraverso varie modalità d’intervento, numerosissime forme di rapporto finanziario. Ciò che era implicito era che i consorzi non avrebbero mai rimborsato nulla. Questa era la grave, sostanziale anomalia dell’ente. Quando si vede la trasformazione dei titoli rilasciati dai consorzi agrari, che avrebbero dovuto avere scadenza a breve e che poi diventano titoli a medio ed a lungo termine (cioè non si incassano più), si coglie la funzione non istituzionale, ma di fatto surrogata dalla Federconsorzi, di finanziatore che non si preoccupava mai del rientro.

PRESIDENTE. Da quanto tempo durava?

MARTELLINI. Ho esaminato i bilanci di quei cinque anni, nell’arco dei quali la situazione si conferma. Peraltro, molte posizioni erano incardinate in un passato lontano.

PRESIDENTE. Quale era stato l’effetto del commissariamento sulla situazione della Fedit? La gestione commissariale aveva portato ad un miglioramento o ad un peggioramento delle condizioni della Federconsorzi?

MARTELLINI. Nel momento in cui la macchina Federconsorzi viene fermata dal commissariamento è successo quello che avrebbe dovuto accadere molto prima. Il sistema del credito si é preoccupato poiché la Federconsorzi funzionava da cassiere, prelevando dal sistema e trasferendo fondi in una sorta di tacita accettazione da parte di tutti: se quei bilanci fossero stati sul tavolo di un banca, (io banchiere) avrei cercato di capire perché crediti a breve sistematicamente si trasformassero in crediti a medio e lungo termine, sostanzialmente inesigibili. Avrei cercato di capire se consorzi in liquidazione amministrativa coatta con esercizio provvisorio da dieci anni erano soggetti solventi. Evidentemente qualcuno si è posto questo tipo di domanda solo nel momento in cui ci si è resi conto di non sapere che direzione avrebbe preso la situazione. Di ciò riferisco non in qualità di professionista o professore, ma di semplice cittadino e per quanto ho potuto percepire di un fenomeno di così grande portata sul piano economico e sociale.

PRESIDENTE. Passiamo all’argomento delle scritture contabili da lei esaminate. A suo avviso, c’erano tutte? Erano tutte tenute regolarmente?

MARTELLINI. Questo non si può dire. Non c’erano tutte le scritture contabili, erano incomplete e i partitari non erano riconciliati.

Vorrei raccontare due aneddoti, due momenti attraverso i quali mi è stato possibile comprendere meglio la situazione relativa ai bilanci della Federconsorzi. Appena entrata in società e dopo aver parlato con i dirigenti, la prima voce sulla quale ho chiesto qualche riferimento documentale è stata quella relativa al magazzino, sia perché faceva riferimento a cifre molto elevate, sia perché in effetti all’interno di un’impresa esso rappresenta la realtà più immediatamente conoscibile. La risposta che ricevetti fu di questo tenore: "Lei professoressa non viaggia mai in treno? Osservando il paesaggio dal finestrino, lei vedrebbe macchine agricole, attrezzature, sacchi di sementi e altro. Quello è il magazzino della Federconsorzi". In pratica, una realtà che fisicamente nessuno conosceva e che quindi non si poteva conoscere neanche da un punto di vista contabile.

Il secondo aneddoto che mi portò a prendere contezza del problema fu il seguente. Mi fu detto che in Federconsorzi esisteva una prassi secondo cui, qualora fossero emersi degli utili, sarebbero state create delle voci di debito in sede di chiusura del bilancio - per decisione di qualcuno che pur non essendo ai vertici dell’ente era evidentemente o a ciò autorizzato o non so immaginare cos’altro - che li avrebbero annullati.

Queste due situazioni stavano a dimostrare che il lavoro da svolgere in tale frangente da parte di un professionista era già in qualche modo diverso dal solito. Comunque, noi procedemmo secondo le nostre possibilità e sulla base della contabilità esistente.

È pur vero che nel 1991 erano stati fatti dei progressi rispetto agli anni precedenti, in quanto era stato introdotto un elemento manageriale che cercava, per quanto possibile e nei tempi possibili, di riportare a normalità la situazione contabile e documentale della Federconsorzi, ma la situazione era ancora del tutto carente. Di questo se ne è avuta prova indirettamente quando, con il bilancio di chiusura dei liquidatori, le svalutazioni apportate sono state di gran lunga superiori a quelle già registrate nel 1991.

PRESIDENTE. Quali erano e come sono state qualificate le irregolarità delle scritture?


MARTELLINI. Se di un debito non sono in grado di conoscere la vetustà non sono neanche in grado di valutarne l’esigibilità, e per la prescrizione, e per i fatti che possono essere intervenuti a carico del debitore. Poiché questo tipo di conoscenza era del tutto trascurata, i debiti venivano registrati senza che in definitiva nessuno li sottoponesse a periodica valutazione. Se contestualmente, rispetto ai crediti, che nascevano dalle erogazioni fatte legittimamente - devo presumere - a vario titolo a favore dei consorzi agrari, nessuno agiva sul piano dell’incasso, della loro liquidazione, in modo da poter mantenere vivo il volano finanziario che doveva essere generato, allora le scritture di fatto non dicono nulla.

PRESIDENTE. Le scritture rispecchiavano il reale andamento degli affari e ne consentivano la ricostruzione?

MARTELLINI. Non so rispondere a questa domanda perché le scritture rispecchiano quello che la società mette nero su bianco a consuntivo delle attività svolte. Non sono a conoscenza di quale fosse il compito istituzionale della Federconsorzi, né mi era stato chiesto di studiarlo o era necessario per me conoscerlo ai fini dell’analisi che dovevo svolgere. Ciò che abbiamo rilevato è che - lo ripeto - esistevano entità del tutto atipiche come le "passività liberate", vale a dire debiti inesistenti creati in passato per assorbire utili in formazione e che al momento del bisogno venivano cancellati perché debiti veri non erano. Da un punto di vista della corretta registrazione degli accadimenti di impresa, ritengo di poter dire che di corretto c’era poco.

Vorrei fare un passo indietro: voglio chiarire alla Commissione che quanto sto dicendo corrisponde alle mie impressioni. Le mie sono solo considerazioni assolutamente personali.

Posso oggi confermare quanto è scritto nella perizia. Poiché non ho compito di denuncia o di accertamento nei confronti di alcuno, ma solo di rappresentare i fatti, non posso che sottolineare che, a mio avviso, i fatti sono stati rappresentati in perizia in modo tale che qualsiasi lettore si sarebbe preoccupato di capire, ad esempio, come si potessero finanziare con quei flussi, indiscriminatamente e con continuità assoluta, le partecipate. Dal mio punto di vista - spero in questo senso di essermi comportata correttamente - ho messo in luce tutti gli elementi in base ai quali un lettore avrebbe potuto ricavare gli ambiti di approfondimento e le problematiche da enucleare. Altro non dovevo fare.

MANCUSO. La professoressa ha usato più volte il termine "debito". Non intendeva forse parlare di "credito" quando ha fatto riferimento alla Federconsorzi?

MARTELLINI. Vengono trattati in modo anomalo sia debiti che crediti. Nel caso dei debiti, nel momento in cui debiti inesistenti vengono appostati al passivo in modo da assorbire e da non far apparire degli utili maturandi, nel caso dei crediti, invece, quando questi ultimi vengono trattati in modo atipico. Intendo dire che un qualsiasi fornitore fa credito ad un cliente in quanto assume che tale credito, alla fine del mese o comunque entro un certo lasso di tempo, sarà in ogni caso pagato. Se, una volta concesso il credito, il cliente dà una cambiale in pagamento, si deve presumere che anch’essa abbia una scadenza. In un caso come questo rientriamo in un ambito di normalità, nel senso che concedo una prestazione e, in cambio, ricevo un prezzo, sarà un prezzo politico ma è il prezzo che devo ricevere. Se, invece, la cambiale non la metto mai all’incasso e consento che ad ogni scadenza venga rinnovata, di fatto non avrò più concesso un credito commerciale al mio cliente originario, ma un finanziamento a fondo perduto.

Nel caso al nostro esame ci troviamo di fronte ad una trattazione del tutto atipica, perché ci sono anche operazioni a medio e a lungo termine che la Federconsorzi effettuava con i propri aderenti, cioè i consorzi agrari, ma in alcuni casi si trattava di operazioni meramente commerciali, che poi venivano consolidate. Ho banalizzato, facendo l’esempio del credito al consumo di un fornitore di beni di consumo, che deve generare un ritorno, perché se ritorno non c’è, onorevole Mancuso, per poter continuare a comprare prodotti da vendere devo indebitarmi, ed è ciò che è accaduto.

PRESIDENTE. Signora Martellini, vorrei sottoporre alla sua attenzione la Tabella 11, relativa alla movimentazione della voce creditori per spese precalcolate all’interno del conto debiti.

La domanda che vorrei rivolgerle è la seguente: tali debiti riguardano la partita di debiti–perdite annullata per presunta prescrizione. A cosa si riferisce e a cosa è dovuta la diminuzione verificatasi negli anni 1967, 1968, 1971 e 1973?

MARTELLINI. Signor Presidente, gli anni che lei ha citato non sono stati presi in esame.

I "creditori per spese precalcolate" erano delle poste di debito non certo.

PRESIDENTE. Ci faccia capire chiaramente, perché il concetto deve risultare chiaro. Riassumendo, venivano creati debiti di cui non si sapeva nulla di certo, per consentire l’appostamento di plusvalenza e profitti?

MARTELLINI. Questo si è verificato esattamente nei termini in cui lei dice ed è ciò che mi è stato riferito dai dirigenti della Federconsorzi, quando siamo dovuti entrare nel merito di queste passività liberate. Una sopravvenienza può essere normale, in qualsiasi impresa si può incorrere in un debito che in realtà potrà non essere riscontrabile; ma in quel caso esistevano cifre ingenti che si rendevano disponibili perché il debito a cui erano state correlate, di fatto, era stato inventato in sede di chiusura del bilancio dai responsabili di amministrazione.

Questo è ciò che a me hanno riferito e che posso affermare qui e in qualunque altra sede mi fosse richiesto.

PRESIDENTE. Lei è al corrente di quel debito nel bilancio 1989-1990 che ammontava a circa 374 miliardi, annullato per presunta prescrizione senza che nessuno se ne fosse mai lamentato?

L’annullamento improvviso, in un anno, di una partita debitoria di 374 miliardi fa pensare e dà riscontro alle cose che lei ha affermato.

MARTELLINI. Anche perché, signor Presidente, lei cosa farebbe ad un responsabile amministrativo che non aziona 374 miliardi e li lascia prescrivere? Siamo fuori dalla normalità e dalla realtà delle cose.

PRESIDENTE. Lei ricorda qualche funzionario o dirigente di Federconsorzi che le parlò di tali debiti?

MARTELLINI. Signor Presidente, lo ricordo come fosse ieri.

Se, però, ora dovessi dirle di chi si trattava forse mi troverei in difficoltà. Gli interlocutori principali che ebbi in questa attività furono, comunque, due: il dottor Pellizzoni, che però sapeva poco, almeno a mio avviso, essendo intervenuto negli ultimi periodi e con un ruolo del tutto marginale; e una persona competente che aveva contribuito alla svolta che si tentava di dare alla conduzione amministrativa della Federconsorzi, cioè il dottor Bambara.

Questi fatti, però, venivano citati come fossero aneddoti, come a dire: "pensi professoressa cosa succedeva qui dentro". Naturalmente l’oggetto di questo "pensi professoressa" si trovava nella evidenza di poste ingentissime che molto facilmente potevano essere annullate, perché non esisteva un creditore che potesse smentire.

PRESIDENTE. Professoressa Martellini, dovrei porle altre domande ed essendo chiamata a rispondere con chiarezza e con la massima lealtà alla Commissione, se dovesse ritenere che qualcuna delle sue dichiarazioni debba essere secretata possiamo procedere in tal senso. Da lei ci aspettiamo la massima sincerità possibile, poiché è una dei testimoni di quel tempo.

Vorrei chiederle se lei aveva un’idea o se qualcuno le aveva riferito quale sarebbe stato il fine degli utili occultati, attraverso il sistema citato della creazione del debito o della partita debitoria - mi consenta il termine poco tecnico - fasulla.

MARTELLINI. No, signor Presidente, nessuno me ne ha mai parlato e io non l’ho chiesto. Non l’ho chiesto, innanzitutto perché non mi competeva chiederlo, e in secondo luogo perché per chiederlo avrei dovuto – se fosse stato mio compito indagare – parlare con chi aveva effettuato tali scritture. Il mio referente, poi, non so se era un ragioniere capo, ma sicuramente era una persona – nei miei ricordi – non di rilievo tale per cui istintivamente gli si poteva attribuire un potere di decidere sui bilanci; egli era subentrato in un secondo momento e raccontava di questa prassi degli uffici.

Posso affermare che, con riguardo alla destinazione degli utili, non so nulla, dovendo anche osservare che, in anni non lontanissimi, Federconsorzi aveva pagato, comunque, ingenti imposte e, se devo dare una mia interpretazione, devo dire che se si gestisce male tutto, ci si deve anche preparare, ad un certo punto, alla possibilità che qualcosa non vada bene, che qualcosa non funzioni come ci si aspetta.

PRESIDENTE. Passiamo ora alla voce bilanci. Le pongo brutalmente questa domanda: secondo lei i bilanci erano veri o falsi? Quali erano in sostanza le anomalie presenti nei bilanci?

MARTELLINI. Signor Presidente, devo rispondere che i bilanci non rappresentavano in modo veritiero e completo la realtà patrimoniale, economica e finanziaria di Federconsorzi, questo è fuori dubbio. In tutta coscienza mi sono sempre chiesta come mai su questi bilanci non si fosse mai fermata l’attenzione di alcuno. L’evidenza è evidenza. I bilanci erano bilanci che se solo approfonditi…

PRESIDENTE. Nell’approfondimento quali risultavano essere le principali anomalie?

MARTELLINI. Sostanzialmente – ripeto – intravedo questi generi di anomalie: la formazione di crediti senza previsioni ragionevoli di incasso, che va a costituire attivo patrimoniale che rimane lì nel tempo, come un monolito; l’approvvigionarsi nel mercato del credito a condizioni onerosissime per finanziare la propria attività: se blocco il circolante, se non faccio sì che il mio prodotto o servizio reso generi un flusso in entrata debbo procurarmelo altrove, tramite il sistema delle banche; in terzo luogo, la prassi di controbilanciare la gestione con le poste del passivo, con gli utili da non fare comparire; in quarto luogo, la gestione delle partecipazioni che in bilancio costituiscono una riga e una cifra: aprendo quella riga e quella cifra si rivela l’altra faccia di una gestione del tutto indifferente al denaro, al ritorno, alla efficacia ed alla finalità dell’intervento finanziario; di tutti questi aspetti poteva sembrare non interessasse niente a nessuno.

PRESIDENTE. Le anomalie avevano incidenza ed, in caso positivo, quale, sui risultati degli esercizi?

MARTELLINI. Sì. Se i bilanci hanno dell’attivo non realizzabile, del passivo non reale o non tutto il passivo registrato, e se le partecipazioni sono valutate in bilancio in modi non consentiti, al fine della trasparenza dei bilanci, il risultato dell’esercizio é viziato dagli effetti di questi comportamenti che si sommano.

PRESIDENTE. Come erano esposti nei bilanci i crediti nei confronti dei consorzi agrari? In particolare, si teneva conto della loro esigibilità ed erano state create poste passive (fondi) di salvaguardia?

MARTELLINI. Vi erano dei fondi molto modesti rispetto all’entità del credito che andava formandosi e poi, come ho detto, successivamente consolidandosi. Le cambiali a scadenza a 6 o 12 mesi di fatto diventavano cambiali ventennali. Di questo nel passivo della Federconsorzi non c’era segnale. Di conseguenza, il risultato è un attivo formato da questo credito ingentissimo, nell’ordine mi sembra di qualche migliaia di miliardi verso i consorzi agrari.

Si pensa al consorzio agrario come ad un ente di natura pubblica o pubblicistica, ma quando in aula ai miei studenti parlo di valutazione d’azienda dico sempre loro che, per capire se dobbiamo attribuire il valore ad un posta del bilancio, dobbiamo pensare se, con il suo realizzo, riusciamo a pagare la bolletta della luce. E’ questo un criterio molto elementare che però ci aiuta a distinguere le annotazioni in bilancio dovute alla regola del bilancio, ma che di fatto non sottendono nessun valore di patrimonio, dalle altre.

PRESIDENTE. Come erano esposti nei bilanci i crediti nei confronti dei Cap?

MARTELLINI. Per quelli contabilizzati, per le cifre che risultavano da questa contabilizzazione con lo slittamento dal credito entro i 12 mesi, cioè a breve, al credito oltre i 12, cioè a medio-lungo. Sono queste le più drammatiche voci di svalutazione che, in sede di bilancio finale, si sono dovute registrare.

PRESIDENTE. Lei ha ricostruito i reali risultati di ogni esercizio?

MARTELLINI. Non li abbiamo ricostruiti, essendoci limitati a fornire la chiave di lettura delle aree problematiche del bilancio della Federconsorzi, anche perché, per accertare l’effettivo risultato di esercizio, forse avremmo dovuto lavorare lungo tempo, dopo che qualcuno aveva riconciliato la contabilità incompleta. Se vi é continuità di annotazione in una società si possono avere conclusioni accettabili. Senza questo non si può che parlare dell’evidenza dei bilanci, fermo restando che probabilmente i crediti non sono buoni e che i debiti non sono forse tutti tali e che le partecipazioni forse non valgono la cifra esposta. Questo é quello che si può dire a quello stadio di organizzazione delle procedure di contabilità della Federconsorzi.

PRESIDENTE. Secondo le norme dettate dal codice civile e secondo la corretta tecnica di rappresentazione contabile, il bilancio del 1990 si sarebbe potuto chiudere in pareggio?

MARTELLINI. Signor Presidente, le rispondo in base ad una impressione e non su base documentale. Ritengo di no. Le ingenti svalutazioni portate nel 1991 e 1992 non sono maturate nel 1991 o 1992 ma emerse attraverso un perfezionamento della contabilizzazione, per cui é infine risultato evidente ciò che andava corretto. Questi fenomeni negativi sono sempre il risultato di una accumulazione di fatti che, se emergono tutti insieme, lo fanno in modo clamoroso.

MANCUSO. Poco fa la professoressa Martellini non ha accettato in sostanza il suo termine interrogativo se si fosse trattato, nel caso esaminato, sempre o talvolta di bilanci falsi; quello che poi é stato presentato mi pare che non solo si avvicina al concetto di falsità, ma in molti casi lo identifica in modo scolastico laddove esattamente ha rilevato che i cosiddetti crediti si erano consolidati fino al punto da non avere né scadenza né titolo di agibilità, laddove le partecipazioni erano esagerate, laddove la funzione rappresentativa del bilancio, rispetto alla realtà economica dell’impresa, risultava del tutto alterata. Se questa non é falsità e non é quel tipo di falsità che la legge civile considera tale, che non è esattamente la falsità penale, mi chiedo come chiameremmo una malattia di questa tipo. Il Presidente l’ha posta davanti ad una valutazione impegnativa; è falso o no?

MARTELLINI. Ho scelto il modo di rispondere che mi è proprio. Il giudizio sulla falsità del bilancio in realtà deve essere espresso da un legale o da un magistrato. Ho esposto elementi in base ai quali chiunque mi ascolti può concludere se questo bilancio fosse veritiero. La materia della falsità dei bilanci é estremamente discutibile ed in divenire.

Con le mie parole ho dichiarato che questi bilanci non rappresentavano la verità. Questa é una forma letteraria per rispondere al Presidente. Non voglio usare l’espressione "il bilancio è falso" non ritenendo di avere la competenza per concludere ciò. E’ una materia sulla quale passiamo la vita a leggere (giurisprudenza, studi di accademici, di esperti contabili, di giuristi). In realtà, quel che a me sembra interessi sapere é se, per quanto ho appreso dal mio lavoro, abbia trovato quei bilanci idonei a dare il quadro della realtà economico-finanziaria della Federconsorzi. Dico di no.

PRESIDENTE. Ci può dire da chi, in modo particolare, ebbe l’incarico che la portò a partecipare a questa commissione di periti?

MARTELLINI. Fui contattata da uno dei commissari governativi, il dottor Locatelli, che mi pregò di venire a Roma. Lì incontrai lo stesso dottor Locatelli, il professor Gambino e il dottor Cigliana.

PRESIDENTE. Lei ricevette delle direttive dal dottor Locatelli?

MARTELLINI. Assolutamente no. Signor Presidente, se lei potesse avere qualche informazione su di me verrebbe a sapere che sono un professionista del tutto indipendente di pensiero. Il mio problema, nel lavoro e nella vita, è semplicemente capire se sono all’altezza di svolgere il compito assegnatomi. Non solo non ho ricevuto direttive da nessuno, ma anzi devo dire che i lavori del collegio peritale, come sempre succede, videro una ripartizione delle competenze. Anche in quel caso l’avvocato Ghia si preoccupò di darci l’impianto giuridico della Federconsorzi ma, in generale, ritengo di poter escludere di aver mai parlato con i commissari governativi sul lavoro in corso.

PRESIDENTE. Secondo quanto possiamo leggere nelle agende consegnateci dal dottor Cigliana, sotto le date del 13 e del 19 maggio 1992, lei dinanzi al tribunale sarebbe "partita sparata" - leggo testualmente - "per far fallire l’omologa del concordato, secondo le direttive di Locatelli". Si sarebbe calmata in considerazione dell’atteggiamento del tribunale. In una successiva riunione, cui parteciparono il professor Carbonetti e l’avvocato Ghia, svoltasi in sua assenza, si sarebbe parlato di metterle, relativamente all’esame dei vecchi bilanci, la "mordacchia".

MARTELLINI. Credo di non avere mai avuto questo tipo di contatti. Al tribunale di Roma credo di essere andata per ricevere l’incarico dell’esame dei bilanci. Sul concordato e su altre questioni di analogo tenore non sono mai stata né investita né sentita e mi sento di dire che il dottor Cigliana, se ha detto così, si sbaglia.

MANCUSO. Quindi, non ha detto il falso, ma si è sbagliato.

PRESIDENTE. Da quanto si può ricavare da questo appunto sembrerebbe che qualcuno abbia tentato di non farle dire qualcosa che lei, in tutta onestà intellettuale, avrebbe voluto dire.

MARTELLINI. Se qualcuno chiede una mia opinione rispondo ciò che penso. Poiché questo è il mio comportamento, difficilmente mi si chiede di parlare. E’ la prima volta, ad esempio, che mi viene chiesto di parlare in questa sede. Inoltre, del concordato non sapevo assolutamente nulla. Si tratta, infatti, di una questione successiva alla mia nomina.

PRESIDENTE. Secondo questo appunto, la direttiva sarebbe stata quella, secondo l’intenzione del Locatelli, di far fallire l’omologa del concordato preventivo facendo rilevare a lei le gravi anomalie dei bilanci. Se tali anomalie fossero emerse, l’omologa del concordato sarebbe saltata.

MARTELLINI. Mi scusi, signor Presidente, ma il mio lavoro si è concluso con quella relazione. Come abbia potuto chi ha letto detta relazione non rilevare le varie anomalie è cosa che non mi è dato di conoscere. Altro che sottoscrivere questa relazione e consegnarla non ho fatto. Non ho visto nessuno e non ho parlato con nessuno. Chiunque dica il contrario - questa volta le do soddisfazione, onorevole Mancuso - dice il falso.

PRESIDENTE. Se ho capito bene, lei ha rilevato quest’anomalia obiettivamente, vale a dire senza che ci fosse stata alcuna sollecitazione strumentale in questo senso e quindi senza che vi fosse l’intenzione di provocare il fallimento dell’omologa del concordato.

MARTELLINI. Ciò di cui sta parlando mi è del tutto sconosciuto. La relazione che era stata richiesta si limitava all’analisi dei bilanci, un’analisi che è stata costruita nei modi, nei tempi e in base ai documenti disponibili. Le anomalie ci sono e solo chi non vuole vederle non le vede. Altro coinvolgimento, altro compito, altro messaggio non dovevo avere, svolgere o portare. Le assicuro che è così, signor Presidente, e sono pronta ad assumermi tutte le responsabilità di queste dichiarazioni.

Mi limito solo a precisare che, dal momento in cui ho ricevuto notizia della vostra convocazione, ho continuato a chiedermi cosa mai una Commissione parlamentare potesse chiedermi. Onestamente non riuscivo ad immaginarlo, considerato che il mio coinvolgimento si limitava alla relazione sui bilanci.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di una divaricazione di opinioni con gli altri periti. Lei ebbe contrasti con il professor Carbonetti?

MARTELLINI. Non ho parlato di una divaricazione bensì di un’attribuzione di compiti. Il tema era molto vasto. Il professor Carbonetti, come legale, assunse il compito di esaminare l’attività degli organi sociali, del Consiglio di amministrazione, e le delibere anche assembleari - mi sembra di ricordare infatti che c’era anche un’assemblea -, il professor Sica si occupò dei crediti verso i consorzi agrari, mentre la sottoscritta dell’impianto dei bilanci e della trattazione delle partecipazioni.

Fu un fatto di economia del lavoro. Le tre parti poi si confrontarono, furono messe insieme, discusse dai tre componenti fino a giungere alla collazione del volume che probabilmente avete agli atti. Pertanto, non c’è stata una divaricazione. Ognuno di noi ha svolto una parte dell’indagine.

PRESIDENTE. A lei che è testimone di quel tempo vorrei chiedere ancora una volta, esplicitamente, se ebbe modo di capire, magari perché qualcuno le ha fatto capire qualcosa o semplicemente perché ha avuto delle intuizioni personali, che qualcuno dei commissari - e più specificamente il dottor Locatelli - avesse in animo come obiettivo il fallimento dell’omologa del concordato?

MARTELLINI. Potrei dichiararlo sotto giuramento, assolutamente no. Non c’è stato nessun rapporto o contatto, anche perché la mia posizione era assolutamente infima rispetto allo status dei commissari e dei liquidatori del tribunale. Pertanto, spero che mi abbiano convocato e chiesto una collaborazione solo perché sono una persona abbastanza disciplinata nel mio lavoro e libera di pensiero. Altro non so e con me non ha mai parlato nessuno.

PRESIDENTE. Si è chiesta come mai al dottor Locatelli venne in mente di indicare lei come uno dei periti chiamati a far parte di questa commissione per la lettura dei bilanci? Quale era il rapporto che la legava al dottor Locatelli?

MARTELLINI. Non avevo rapporti con il dottor Locatelli e niente mi legava alla sua persona.

PRESIDENTE. Parliamo di rapporti professionali, di conoscenza derivante da precedenti esperienze di lavoro, professionali.

MARTELLINI. Prima di quegli anni ho avuto un periodo di grande, anche se involontaria, notorietà. Ero stata nominata presidente della Gucci nel momento in cui la famiglia era spaccata tra il 50 per cento di azioni di Maurizio Gucci, da una parte, e l’altro 50 per cento dei cugini, dall’altra. Il pacchetto azionario fu sequestrato dal tribunale e i custodi nominarono come presidente la sottoscritta. Questo mi dette una notorietà che probabilmente non meritavo, ma che in ogni caso mi ha reso molto conosciuta. A ciò si aggiunga che sono per formazione una "bocconiana", nel senso che all’università Bocconi di Milano ho svolto tutta la mia attività di formazione fino alla cattedra a professore ordinario e che a Milano mi si conosce come un professionista indipendente. Di fatto, di me non sentirete parlare mai più e, in quest’occasione, avete sentito parlare di me solo per caso. Questo è quanto mi piace pensare potesse essere la ragione del mio coinvolgimento nella vicenda relativa alla Federconsorzi.

MAGNALBÒ. Vorrei rivolgere una domanda, o meglio chiedere una precisazione, alla professoressa Martellini rispetto a crediti che andavano circolando nella Federconsorzi. Quando i consorzi rinnovavano i titoli, secondo lei gli altri venivano restituiti oppure no? I titoli novati venivano restituiti ai consorzi o venivano ammassati da qualche parte? Le pongo questa domanda perché, ad un certo momento, si parla di cambiali rinvenute da qualche parte per un valore pari a 800 miliardi. Allora, queste cambiali novate dovevano essere bruciate perché erano state rinnovate con altri titoli oppure costituivano una parte di credito?

MARTELLINI. Non ero neanche al corrente dell’esistenza di tali cambiali rinvenute e, riguardo ai titoli, so ciò che è scritto nella relazione depositata, cioè di una procedura di rinnovo in conseguenza della quale non venivano mai portate all’incasso.

MAGNALBO’. Se le faccio una cambiale e poi gliela rinnovo con un’altra, lei dovrebbe restituirmi la cambiale altrimenti raddoppiamo il credito.

MARTELLINI. Infatti, immagino che, se io rilascio una nuova cambiale in luogo di una vecchia, ne pretendo la restituzione.

MAGNALBO’. Certamente, e questo secondo lei, avveniva oppure no?

MARTELLINI. Non saprei proprio cosa risponderle.

MAGNALBO’. Sa nulla del deposito di 140 miliardi, rinvenuti presso la sede centrale della BNA?

MARTELLINI. Senatore Magnalbò, abbiamo lavorato soltanto sui documenti contabili societari che esistevano; abbiamo svolto un vero e proprio lavoro a tavolino, in una stanzetta con i documenti che di volta in volta ci consegnavano, per cercare di produrre una fotografia delle modalità di redazione dei bilanci; non abbiamo svolto un’indagine. Consegnata tale relazione sono uscita da quel contesto e dalle collaborazioni, per cui non so assolutamente nulla di tutto ciò che è emerso.

PRESIDENTE. Professoressa Martellini vorrei chiederle una specificazione circa gli argomenti di cui ci ha parlato. Vorremmo sapere se i debiti "fasulli", a cui ha fatto riferimento, riguardavano gli ammassi.

MARTELLINI. Nella relazione che abbiamo presentato, mi sembra che non si sia fatta alcuna precisazione riguardo gli ammassi, però credo di ricordare – ma sarebbe necessario sfogliare la relazione per essere certi che ci siano dei riferimenti, poiché non ricordo con esattezza – che esisteva il problema di questo credito ingente verso il Ministero dell’agricoltura derivante dalla gestione degli ammassi che avrebbe, comunque, dovuto costituire una gestione separata, almeno così avrebbe dovuto essere tecnicamente.

Vorrei però sottolineare che questo lavoro è sommario e superficiale perché, al principio, è stato svolto utilizzando una documentazione della Federconsorzi del tutto insufficiente e in uno stato carente, nel senso che non c’era nessuno sufficientemente informato, che le carte che si chiedevano non sempre arrivavano.

Ricordo che in quegli anni si veniva a Roma per svolgere questo lavoro di indagine e c’erano persone che salivano sul tetto e minacciavano di suicidarsi. Era un situazione paradossale, del tutto anormale. Quindi, questo problema certamente esisteva, ma non so dirle di più.

MAGNALBO’. Eravate ben consapevoli che esisteva un credito ammassi e un credito cambiali nei confronti dei consorzi, cioè che le due poste erano diverse? In questo caso si parla di titoli crediti, ma si è fatta sempre una confusione, si è delineata la doppia corsia crediti nei confronti dei consorzi e crediti ammassi.

MARTELLINI. Presumo di sì. Ci riferiamo, però, alla parte di relazione che non ho redatto, si potrebbe perciò andare a scorrere la relazione e vedere se in essa è presente un cenno specifico al problema degli ammassi.

Non so dirle più di quello che è scritto nella relazione, e sinceramente non ricordo tutto a memoria.

PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, possiamo pertanto dichiarare conclusa l’audizione della professoressa Martellini, che ringrazio per la disponibilità dimostrata a corrispondere alle esigenze conoscitive dell’inchiesta parlamentare.

Avverto che la Commissione tornerà a riunirsi martedì 28 novembre 2000, alle ore 12 per procedere all’audizione dei dottori Paolo Celotti, Fiammetta De Vitis e Fausto Severini, componenti del Collegio giudicante del concordato preventivo della Federconsorzi, negli anni 1992-93.

I lavori terminano alle ore 13,05.