Biologia marina/Prefazione

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Prefazione

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Indice Capitolo I

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PREFAZIONE




Il presente volumetto ripete, con qualche cambiamento, il corso libero di Biologia marina che ho tenuto nell’Università di Genova durante il triennio 1913-1915.

Troppo scarsa la materia — mi direte voi — e la forma più adatta ad una volgarizzazione o almeno ad una semi-volgarizzazione che non a conferenze accademiche. Risponderò come la brevità sia senz’altro giustificata dalla norma, che fedelmente seguivo, d’intercalare alle conferenze una, e più spesso due sedute dedicate alla presentazione di materiale vivo, o conservato, ed a qualche esercizio di laboratorio. D’altronde questo mio lavoro non ha la pretesa di passare per un trattato e neppure per un compendio di talassobiologia.

La veste semi-popolare in un libro che vorrebbe apparire al corrente delle ultime scoperte, attingendo materia da monografie speciali e recando pure qualche contributo originale, è roba da far corrugare la fronte a più di un professore ed a più di un editore. Io parlavo a studenti di prim’anno, appena iniziati allo studio delle scienze naturali e cercavo di evitare una esposizione troppo uniforme e pesante, sia pure sacrificando in talune parti l’equilibrio della materia e la trattazione [p. xiv modifica]esauriente di certi temi. Ho creduto opportuno di presentarmi cogli stessi criteri ai lettori; diranno questi se ho avuto ragione oppure torto.

Reputo doveroso l’indicare in quali argomenti ho portato un piccolo contributo personale: sono dell’autore le considerazioni a principio del primo capitolo (Vita acquatica); il capitolo VIII (Pozze di scogliera), il XIV ed il XV son tratti in gran parte da memorie dell’autore; non mancano osservazioni personali nei capitoli X e XI (Scogliera sommersa) e sopratutto nel IX (Zona di marea, dove si parla dell’Attinia e della Littorina) e nel XVI (Arene litorali, per quanto concerne gli atteggiamenti della Sepiola e del Diogenes).

I capitoli II e III (Influenza generale delle condizioni fisiche, generalità sugli organismi bentonici); il capitolo IV (Biologia del plancton) ed il VII (Fauna abissale) sono desunti da libri e memorie recenti di biologia marina; non ho tuttavia mancato di aggiungervi alcune notizie, sopratutto per quanto si riferisce in modo particolare al Mediterraneo in generale ed al Mare Ligure in particolare. Nella parte che passa in rassegna alcuni tipi di organismi planctonici (capitoli V e VI) ho tratto largo profitto dalla pratica acquistata a Quarto dei Mille in due anni di pesche planctoniche metodicamente eseguite.

Ho creduto meglio presentare ai lettori comunità biologiche realmente esistenti in punti determinati del Mediterraneo (dintorni di Genova) che non illustrare un quadro biologico corrispondente a condizioni medie, perciò i dati sulle faune peculiari a singole zone del litorale (capitoli dal’VIII al XIV) son tratti, salvo poche eccezioni, da materiale che l’autore medesimo ha potuto raccogliere ed osservare.

| [p. xv modifica] L’essermi di preferenza indugiato in cose ed in fenomeni personalmente conosciuti, spiega come siano trattati con una certa larghezza alcuni argomenti, mentre sono taciuti od appena accennati altri che si ritengono più importanti; per la stessa ragione ho trattato dei vegetali in modo molto succinto. Alle nozioni sulla etologia delle specie marine ho riserbato una parte più larga di quella che è loro generalmente assegnata negli scritti di questo tipo e di questa mole, perchè tali nozioni mi sembrano costituire un complemento assai utile alla conoscenza biologica dell’ambiente.

Mi è parso anche saggio consiglio, dal punto di vista didattico, parlare più diffusamente del litorale superiore, dove le raccolte e l’osservazione riescono più facili e più accessibili ad ognuno, che non delle acque più profonde. Un intiero capitolo è dedicato alla colorazione degli animali marini, onde porgere esempio di un complesso problema biologico che emerge da fatti via via osservati.

Era mio proposito non sconfinare dal terreno prettamente scientifico. Soltanto a lavoro quasi ultimato i consiglio di persona autorevole mi ha persuaso ad aggiungere, come saggio di applicazione, due capitoli sui Pesci utili e sulla pesca marittima. Anche in questa parte, necessariamente breve, ho cercato che le cose dette fossero, per quanto era possibile, frutto di personale esperienza acquistata visitando la pescheria, discorrendo coi pescatori e partecipando alle loro spedizioni.

Nei cenni sui metodi di pesca scientifica che pongono termine al libro ho creduto superfluo il ripetere quanto con dovizia di particolari e di figure ci possono offrire certe opere di talassografia; mi sono quindi limitato a porgere, insieme a brevi cenni sulle applicazioni [p. xvi modifica]moderne, quelle istruzioni pratiche che meglio valgono ad avviare alle prime ricerche marine un principiante fornito di mezzi modesti.

La nota bibliografica posta in appendice ad ogni capitolo è soltanto in parte una scelta delle opere più importanti e più autorevoli. Certe memorie speciali vi figurano perchè mi han servito a svolgere o a discutere punti che mi parevano degni di rilievo, e accanto a lavori generali di fondamentale importanza son citati anche scritti popolari, ai quali mi è occorso qua e là di attingere.

A rendere pubblici questi miei saggi mi ha spinto più d’ogni altra cosa una riflessione. Molti naturalisti del gruppo più giovane, studenti e laureati, sono generalmente assorti in esercizi ed in minuziose indagini di morfologia o di fisiologia generale, e a me sembra che l’indole e l’ambiente dei loro studi non consentano loro di acquistare quella visione larga e diretta della natura che sarebbe desiderabile. Il naturalista «da laboratorio» ha ucciso il naturalista «da campagna» e se ha corretto spesso le gravi deficienze, non ha molte volte ereditate le buone qualità del suo predecessore. La bella organizzazione di taluni laboratori marini, dove lo studioso trova giornalmente sul proprio tavolino il materiale vivente, se da una parte offre inapprezzabili vantaggi, toglie però al biologo non poche opportunità d’imparare e di meditare, perchè lo dispensa dal ricercare di propria iniziativa gli organismi che lo interessano e dal rendersi conto coi propri occhi di una quantità di fatti relativi alla vita ed ai costumi di quelli. Appariranno esagerate, ma non sono certo destituite di fondamento le parole del Massari: «le biologiste actuel, quelqu'il soit, se conduit [p. xvii modifica]comme un peintre paysagiste qui, sans jamais sortir de son atelier, travaillerait d’après des esquisses faites par autrui».

Considero quindi molto utili quegli scritti che incoraggiano gli amici delle scienze biologiche e sopratutto i principianti, a scrutare gli organismi nell’ambiente loro naturale a riconoscerli, ad osservarli in situ sotto i più svariati punti di vista; e sarò ben lieto se colla modesta mia opera potrò contribuire, anche in minima parte, allo scopo. Nè corro il rischio di presentare un duplicato; poichè nella letteratura biologica italiana tanto l’efficace libretto del Raffaele, non più recente, quanto l’altro recentissimo del Cavanna, pieno di garbo nel suo indirizzo zoologico-culinario, hanno intenti che alquanto si discostano dai miei.

Un’altra circostanza mi ha spronato a pubblicare: Poco prima della guerra il barone tedesco von Mümm, stabilitosi nel castello di San Giorgio a Portofino, stipendiava uno zoologo di Francoforte, onde preparare un libro, riccamente illustrato, sulla fauna marina locale. A me, che da qualche anno andavo frugando nella scogliera Ligure, rincresceva di lasciarmi prevenire da uno straniero.

E termino con una parola di ringraziamento sincero alle persone che mi hanno aiutato.

Mentre terminavo il lavoro e correggevo le bozze ho avuto preziose indicazioni e larga ospitalità, nei rispettivi Istituti, dai Proff. V. Grandis, B. Grassi, G. Parona1 e F. Raffaele. I dirigenti dell’Istituto Idrografico [p. xviii modifica]della R. Marina, e in particolar modo il prof. Ludovico Marini, mi sono stati larghi di cortesie. Sulla pesca e sulla comparsa di certi animali marini m’informarono gentilmente il prof. Mezzana di Savona, il capit. Cichero di Camogli ed il sig. G. Faggioni di Genova. Alla rara dottrina ed alla ricca biblioteca dell’amico Dottor Achille Forti ho ricorso in questa, come in altre circostanze, e non invano.

La guerra, e i conseguenti doveri militari, m’impedirono di fare, come avrei desiderato, certe aggiunte al testo e sopratutto alle illustrazioni.

Anche in tempi meno burrascosi, un lavoro come il mio, dove tante e svariate notizie sono condensate in breve spazio, non poteva andar esente da errori. Mi faranno cosa grata quei maestri e colleghi che me li vorranno benevolmente segnalare.

Istituto d’Anatomia Comparata della R. Università di Genova e laboratorio marino di Quarto dei Mille, 1916.


Raffaele Issel.



  1. Questi mise a mia disposizione il materiale raccolto durante una inchiesta sulla pesca.