Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 35

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Bollettino N. 35

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REPUBBLICA ROMANA


BOLLETTINO DELLE LEGGI


N. 35.

EDIZIONE OFFICIALE


331 Decreto del Triumvirato per cui i francesi, fatti prigionieri nel giorno 30 aprile, sono liberi - pag. 627.

332 Proclama del Triumvirato ai romani per la invasione spagnola - pag. 628.

333 Nota del Ministro delle relazioni estere alle potenze cattoliche - pag. 629.

334 Ordine del giorno del Ministro della guerra ai soldati perchè intatti mantengano i diritti altrui - pag. 633.

335 Decreto del Triumvirato pel quale cessa il frutto dei boni del tesoro col 30 aprile - pag. 634.

336 Idem per un ordinamento provvisorio della romana curia - pag. 635.

337 Idem in cui crea una commissione per giudicare le requisizioni illegali - pag. 637.

338 Ordine del giorno del Ministro della guerra in cui dichiara responsabili i capi dei disordini che succedono nella sfera di sorveglianza e nella residenza dei corpi - pag. 638.

339 La Commissione delle barricate invita che si cessi dal far triboli - pag. 639.

340 Decreto del Triumvirato per l'abolizione degli appalti coninteressati dei dazi di consumo - pag. 640.



Roma 1849.- Tipografia Governativa.


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REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Considerando che tra il Popolo Francese e Roma, non è, nè può essere stato di Guerra;

Che Roma difende per diritto e dovere la propria inviolabilità, ma deprecando, siccome colpa contro la comune credenza, ogni offesa fra le due Repubbliche;

Che il Popolo Romano non rende mallevadore dei fatti d’un Governo ingannato i Soldati che, combattendo, ubbidirono;

Il Triumvirato

Decreta:


Art. 1. I Francesi, fatti prigionieri nella giornata del 30 Aprile, sono liberi, e verranno inviati al campo Francese.

Art. 2. Il Popolo Romano saluterà di plauso e dimostrazione fraterna, a mezzo giorno, i bravi Soldati della Repubblica sorella.

Roma 7 Maggio 1849.

I Triumviri

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REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

ROMANI!


Anche la Spagna vi manda, in superbe parole, com’è il suo vezzo, una insolente disfida.

Così il coro è completo.

Austria, Francia e Spagna, ritentano la vecchia storia, rispondendo alla chiamata di un Papa.

Se non che la storia non copia mai sè medesima, e contro l’antico costume stà la nuova coscienza de’ Popoli.

Dietro le bajonette del Generale Oudinot è la generosa Nazione Francese; dietro l’imperiale spada di Radetzky sono i prodi Ungheresi e la democrazia di Vienna; dietro l’altiero idalgo che minaccia Fiumicino è una gente che non ha più la forza che vinse i Mori, nè l’oro del nuovo Mondo.

Pertanto, sian due, sian tre, la differenza è poca, e Roma non si rimuove dal suo alto proposito.

Questi nostri visitatori trovarono, tre secoli e mezzo or sono, un’Italia morente; ora trovano una Italia che sorge, l’Italia del popolo.

Il popolo Romano, che sente il debito di smentire le loro calunnie, di combattere le loro ingiustizie, di compiere la sua missione col sal e l’Italia, li attende impavido e fermo alla prova. [p. 629 modifica]Un popolo, che ha una missione da compiere nel cospetto dell’umanità e dell’eterna giustizia, non può morire.

Roma 7 Maggio 1849.

I Triumviri



(333)

REPUBBLICA ROMANA


MINISTERO DELLE RELAZIONI ESTERE

Nota alle Potenze Cattoliche


La questione Romana, che non ebbe fin quì che un carattere politico, assume ora, mercè gli assalti dati a Roma, un carattere religioso, e al Mondo Cattolico che tutto v’è del pari interessato rivolgiamo queste franche e libere parole. L’Europa congiurata viene per imporre a tre milioni d’uomini una potestà ch’essi han dichiarata decaduta per sempre, e questa potestà rappresentando quella serie d’interessi che fecero dire al Divino Maestro che il regno suo non era di questo mondo, tutte le potenze che tali interessi tutelano, che vivono di quelle speranze che non si realizzano che al di là di questa terra, devono volgere attentamente gli occhi sul dramma grande e provvidenziale che fra noi si svolge. Su [p. 630 modifica]di esse pesa tutta la responsabilità (responsabilità terribile!) dei fati che qui si compiono: su di esse severi è implacabili scenderanno i giudizi dei posteri.

La questione Romana non è più ora, il ripetiamo, questione politica soltanto, ma è fatta questione religiosa. Un popolo intero riassumendo le tradizioni della sua terra, desumendo le ispirazioni sue da quanto v’è di più grande nella sua storia, ha dichiarato incompatibile il dominio temporale dei Pontefici colla gloria, colla dignità di questa Italia che stanca di poltrir sonnacchiosa, quasi ludibrio delle Nazioni, alfine si è alzata alla santa, alla generosa vita dei popoli. Se il Principe che l’Europa vorrebbe imporci di nuovo fosse, come i tanti altri, volgare erede di privilegi volgari, la lotta potrebbe essere più o meno sanguinosa, più o meno feroce, ma ad una serie maggiore o minore di vittime limiterebbersi soltanto le sue conseguenze. Se l’impresa che l’Europa volle assumersi riguardasse soltanto l’indipendenza o il servaggio di un paese, tale impresa potrebbe essere più o meno imprecata, ma gl’interessi morali del genere umano non ne resterebbero scossi. Ma coll’assunto che l’Europa ora si prefigge si scrollano tutte le fondamenta dell’edifizio religioso, si strugge in mille cuori la fede, s’insinua lo scetticismo e lo sconforto in mille petti che con ardore aderirono fin quì ai più augusti principii che nobilitar possano e purificare il cuore dell’uomo. L’intero Stato Romano ha votata la decadenza del potere temporale del Pontefice, l’intero Stato coll’organo dei suoi Circoli, della sua Assemblea, dei suoi Municipi ha [p. 631 modifica]dichiarato un assurdo tale potere fra noi. Sotto l’impressione (e la tema anche in molti) di una immediata invasione Francese, Austriaca, Napoletana, i Municipi tutti (quelle rappresentanze conservatrici d’ogni città) con nobile gara han dichiarato di protestare altamente contro ogni impresa che per fine avesse di ristaurare un potere, che è divenuto incompatibile. Le adesioni, le proteste di tutto lo Stato Romano saranno in breve stampate e diramate per tutta Europa; or potrà dire l’Europa che è una fazione che si ostina a non volere più quì il dominio del Pontefice?

Tanta cecità in essa, tanta pertinacia nei tristi consiglieri di questo in voler riacquistare un dominio malaugurato inacerbiscono gli animi e li fan prorompere a conseguenze disperate. Molti già si chiedono se un dominio, che il fondatore di questa religione disse non essere di questo mondo, possa, da chi tutela e rappresenta gli interessi religiosi del genere umano richiedersi colle armi della violenza, spargendo fiumi di sangue, ammontando cadaveri; e per quella facilità che v’è di confondere le dottrine coll’apostolo, il sacerdozio col sacerdote, le teoriche coll’individuo che le professa, molti cominciano a dubitare di una credenza che a fini tutti mondani sagrifica le sue più sante aspirazioni, che non rifugge dall’inaugurare su un miserabile piedistallo di creta quegli interessi che base aver non dovrebbero fuorchè sulla mansuetudine, la moderazione, e quella divina parola di abnegazione e di rassegnazione che fece della religione di Cristo la religione degli oppressi, lo scudo [p. 632 modifica]dei soffrenti, il refrigerio dei cuori. Molti già si chiedono se una religione che redense il mondo dalla schiavitù debba convertirsi in arma per ridurre i liberi in schiavi; e le menti atterrite da tanta inversione di cose, da tanto disordine d’idee ricavano conseguenze fatali pel cattolicismo che, falsato nelle sue origini, non è più il culto delle vittime, ma quello degli oppressori.

L’Europa vi badi prima di perseverare in questa feroce lotta. La religione vi rovina ed è del manto della religione ch’essa si addobba. Libero è questo popolo, santa è questa repubblica ch’esso ha inaugurata; Dio la benedisse d’una prima vittoria e distrutta esser non potrebbe che coll’esizio d’intere popolazioni. Tre milioni d’Italiani han giurato di seppellirsi sotto monti di macerie, di avvolgersi nei ruderi delle loro città prima che disertare il glorioso principio che tanto sollevolli nella dignità d’uomo; e il popolo di Roma, questo popolo unico omai nei fasti d’Italia per altezza di propositi, per tenacità di volere, per valore e potenza, li guida nell’agone glorioso. L’Europa vi pensi; la lotta non è più d’esercito a esercito, d’uomini ’ ad uomini; è lotta che abbraccia tutto un mondo morale d’idee, di speranze, di fede, che un’eco aver potrebbe fino alle più tarde generazioni. S’ella perdura nella lotta noi pure, il giuriamo, vi perdureremo; e quel Dio, che fu sempre il Dio dei liberi e dei forti, farà rifulgere anche una volta la sua luce fra noi per porre il suggello alla liberazione del nostro popolo.

Roma 7 Maggio 1849.

Il Ministro degli Affari esteri
Carlo Rusconi

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REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO


Soldati:

La Patria vi è riconoscente dell’entusiasmo con che rispondeste alla materna sua voce.

Ella vi ha commesso di far rispettare dal nemico interno ed esterno le proprie leggi, le private e pubbliche proprietà, le persone dei Cittadini, il suo territorio.

Ogni atto con che voi attentaste alle sostanze, alle persone, e violaste voi stessi le leggi, usurpaste le funzioni dei Magistrati, vi cancellerebbe dal novero de’ suoi difensori, vi porrebbe in quello dei nemici che voi sorgeste a combattere.

Niun pretesto, nessuna circostanza, niuno intendimento, abbenchè generoso, legittima la menoma offesa ai diritti altrui.

Spetta ai vostri Superiori il provvedere a voi.

Spetta ai Magistrati il render giustizia.

Lo stato di guerra non modifica i rapporti civili tra i privati; i rapporti politici tra i privati e il Governo.

Chi non è pronto a far sacrifizio alla Patria di quelle passioni, di quelle intemperanze che disonorano l’uomo, non è pronto a morire per lei - Voi le avete sacrificato tutto.

La Commissione militare, istituita per punire colla massima severità i violatori dell’ordine privato e pubblico, non veda dunque un solo [p. 634 modifica]di voi! Mostrate col vostro esempio che il delitto è impossibile ai prodi, i quali difendono la Bandiera della Repubblica — Bandiera di libertà e di virtù!

Dato dalla nostra residenza 8 Maggio 1849.

Il Ministro di Guerra e Marina
Giuseppe Avezzana

(335)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Il Triumvirato


Visto il decreto dell’Assemblea Costituente del 26 Marzo 1849, il posteriore nostro decreto del 5 Aprile, ed il successivo Regolamento del Ministero delle Finanze del 18 dello stesso mese, relativi alla conversione de’Boni del Tesoro;

Considerando che, comunque per le sopraggiunte circostanze siasi dovuto differire la conversione suddetta in quelle leggi fissata pel 1° di Maggio corrente, non possono più ritenersi fruttiferi fin da quell’epoca i Boni del Tesoro, per essersi dei frutti decorrendi dal 1 ° Maggio corrente in poi già disposto con l’emissione di altrettanti boni per la somma corrispondente;

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Decreta:


Il frutto dei Boni del Tesoro è cessato fin dal 30 Aprile 1849.

Dalla residenza del Triumvirato li 8 Maggio 4849.

I Triumviri

(336)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO


Ritenuta l’urgenza di dare un ordinamento provvisorio alla Romana Curia, in seguito delle innovazioni portate dal Decreto 5 Marzo prossimo passato; finchè una legge non avrà compiuta la sua organizzazione stabile e definitiva;

Il Triumvirato della Repubblica Romana

Ordina:


Art. 1. Le disposizioni del Titolo II Sezione 5 e 6 dell’Editto 17 Dicembre 1834, sono estese provvisoriamente anche ai Tribunali di Appello e di prima Istanza residenti in Roma.

Art. 2. In conformità dell’articolo precedente sono istituiti in Roma il Consiglio di Disciplina degli Avvocati presso il Tribunale di [p. 636 modifica]pello, e le Camere di Disciplina dei Procuratori presso i Tribunali di Appello e di prima istanza, e cessano le attribuzioni degli Avvocati Concistoriali e degli antichi Curiali di Collegio.

Art. 3. I Procuratori che avranno un esercizio non minore di cinque anni presso un Tribunale di Appello, o presso il cessato Tribunale della Rota, potranno chiedere di essere ammessi innanzi al Tribunale Supremo.

Art. 4. È in facoltà del Tribunale Supremo di risolvere sulle ammissioni, avuto riguardo ai documenti esibiti dagli aspiranti, o di assoggettarli ad uno sperimento d’idoneità da subirsi innanzi a tre Giudici deputati dal Presidente.

Art. 5. Gli Avvocati approvati dal soppresso Tribunale della Rota sono di diritto Avvocati presso il Tribunale Supremo. La legge provvederà sulle nuove ammissioni.

Art. 6. I Procuratori ammessi innanzi al Tribunale di Appello in Roma avranno libero esercizio avanti a tutti i Tribunali di prima istanza soggetti alla giurisdizione dello stesso Tribunale di Appello. I Procuratori ammessi innanzi al Tribunale Supremo avranno l’esercizio libero presso tutti i Tribunali della Repubblica.

Art. 7. Il Ministro di Grazia e Giustizia è incaricato della esecuzione della presente Ordinanza.

Data dalla residenza del Triumvirato li 8 Maggio 1849.

I Triumviri


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REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO


Considerando che le presenti circostanze non permettono agl’individui componenti la Commissione per giudicare le requisizioni illegali di occuparsene con quella energia che è assolutamente indispensabile;

Il Triumvirato


Procede alla nomina di una Commissione più ristretta, alla quale conferisce pieni poteri.

Tutte le autorità civili e militari sono obbligate, sotto la più stretta responsabilità, di fornirle quella forza, di cui potrà avere bisogno, e prestarsi a tutte le richieste per la esecuzione delle misure che tale Commissione stimerà prendere.

Sarà composta dei seguenti cittadini:

Risiede in permanenza presso Montecitorio.

Roma 8 Maggio 1849.

I Triumviri


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REPUBBLICA ROMANA


MINISTERO DI GUERRA E MARINA

Ordine del giorno

del Comando superiore dell'Armata.


Questo Comando Generale si crede nell’assoluta necessità di chiamare responsabili direttamente i Capi dei Corpi, di tutti i disordini che succedono nella loro sfera di sorveglianza, e nella residenza de’ loro Corpi.

Disporranno perciò delle pattuglie nell’interno della città, onde reprimere gl’attentati contro le proprietà e le persone. Gl’individui colti in flagrante delitto, od anche semplicemente imputatine, verranno immediatamente tradotti alle carceri, ed inviate le prove raccolte del loro delitto all’Uditorato di Guerra. Ogni tre giorni il Consiglio di Guerra nominato dal Generale in Capo, si porrà in seduta onde giudicare subitaneamente e col massimo rigore.

Li 8 Maggio 1849.

Il Ministro della Guerra
Giuseppe Avezzana

[p. 639 modifica](339)

COMMISSIONE DELLE BARRICATE


AI FABBRI FERRAI

Cessate dal far TRIBOLI. Quelli a quest’ora consegnati bastano.

Roma 8 Maggio 1849.

I Rappresentanti del Popolo

(340)

REPUBBLICA ROMANA


IN NOME DI DIO E DEL POPOLO

Il Triumvirato

Considerato che ad ottenere il progressivo miglioramento economico de’ Popoli è necessaria nelle pubbliche amministrazioni, azione facile, e pronta;

Considerato che gli appalti de’ diritti e rendite nazionali, non solo si oppongono allo scopo annunciato, ma accennano ad una incapacità amministrativa intollerabile in un Governo libero;

Considerato che la delegazione ai privati dall’esercizio dei diritti fiscali include sempre gravezza, e spesso vessazioni pel popolo;

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Decreta :


Art. 1. Gli Appalti cointeressati dei Dazii di Consumo , e Diritti Uniti nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì, e Ravenna cesseranno col giorno 31 Maggio 1849.

Art. 2. Sarà stralciato dentro due mesi il conto fra il Governo e gli Appaltatori a cura della Direzione delle Dogane , dalla quale finora dipendevano.

Art. 3. Una Direzione generale comprenderà l'amministrazione del Dazio consumo Sali e Tabacchi , Diritti riuniti , e Stabilimenti delle Saline.

Art. 4. Il Ministro delle Finanze è incaricato della esecuzione.

Dalla residenza del Triumvirato li 9 Maggio 4849.

I Triumviri