Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere/Parte prima/Capitolo III

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Capitolo III

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CAPITOLO III

Dell’accidenti comuni.

Gli accidenti communi si divideno in quattro spezie principali, cioè quantitá d’artifici, qualitá de genti, trafico grande de negozi e provisione di quel che governa. E si diranno "accidenti [p. 155 modifica]communi", perché possono accascare in qualsivoglia regno; li quali, concorrendo in alcun loco, senza dubbio, quando non vi nascesse cosa alcuna soverchia per uso loro, ma del tutto avessero bisogno provedersi da fuora, senza miniera alcuna d’oro o argento, lo faranno abbondare di detti metalli. La quantitá dell’artifici fará abbondare un regno o cittá di denari, quando in quelli si essercitano piú e diversi artefíci necessari o commodi o dilettevoli all’uso umano in quantitá grande, che soprabondi al bisogno del paese; quale accidente deve essere non solo posto il primo delli communi, ma per piú respetti preferito a l’accidente proprio della robba soverchia. Prima, per la maggior certezza che è in quello, poiché è piú sicuro l’artefíce guadagnare mentre si essercita nel suo artificio, che il contadino o altri mentre coltiva o fa industrie nelle sue robbe, dependendo questo guadagno non da la sola opera de l’uomo, ma dalla temperie della stagione, secondo il diverso bisogno della terra, quale in altri tempi desidera piogge, in altri sole, con altre circonstanzie; e, quelle mancando o soccedendo intemperie, non giova cosa alcuna l’opera e, in loco di guadagnare, alcuna volta si perde. Ma nell’artefíci sempre vi è sicuro il lucro, mentre vi si spende l’opera. Secondo. Nell’artefíci vi può essere moltiplicazione, e per quella moltiplicarsi il guadagno; lo che non può succedere nella robba, non si possendo quella multiplicare, che nissuno, per essempio, se in alcun suo territorio non si può seminare se non cento tomola di frumento, potrá fare che se ne seminino centocinquanta. Ma nell’artifíci è il contrario, che si possano moltiplicare non solo al doppio, ma a cento doppi e con minor proporzione di spesa. Terzo. Dell’artifici vi è piú sicuro l’esito che delle robbe, e in consequenzia vi è piú sicurezza del guadagno che vi sia piú sicuro l’esito. Per questa sola ragione deve essere chiaro che le robbe difficilmente si possano conservare per alcun tempo, che non si corrompano; e da questo soccede che con il medesimo pericolo se estraano da un paese ad un altro lontano, e, succedendo caso che non si potessero smaltire per il tempo [p. 156 modifica]presente, volendole conservare per il futuro, vi succede il detto pericolo. Ma nell’artifici vi è tutto il contrario, ché facilissimamente si conservano non solo per breve, ma per lungo tempo, e per la medesima ragione si estraeno con ogni commoditá per ogni lontanissimo paese. E, essendo al dí d’oggi cosí facilitata l’arte del navigare, che in questo solo li moderni han superato gli antichi, di modo che non solo da levante in ponente e dal mezzogiorno a tramontana, ma insin da un emisferio all’altro si è introdotto il commerzio, che commodamente si portano robbe da questo a quello, chi non concederá per questa ragione esser piú sicuro l’esito dell’artifici che delle robbe, e in consequenzia la certezza del guadagno?

Quarto e ultimo. Al piú delle volte si cava piú dall’arteficio che dalla robba, come si vede dall’arteficio della lana, particolarmente nei panni fini, nell’arteficio de lini, sete, armi, pitture, sculpture, stampe e tutti altri artefici risguardanti drogherie, con altri infiniti, che saria soverchio dirlo; per ogniun de’ quali questo accidente deve essere preferito all’accidente della robba soverchia, il quale, quando è in perfezione in alcuna cittá o regno, sará una delle cause potentissime di farlo abbondare d’oro e argento, molto piú della robba soverchia. E nell’Italia terrá il primo luoco la cittá di Venezia, la quale tiene in perfezione questo accidente, della quale se ne cavano tante e tante robbe per gli artifici, e vi entrano, per quelli, denari, come è notorio. Come nell’incontro la cittá di Napoli si metterá per quella nella quale questo accidente sia in nissuna perfezione, poiché non solo non vi sono tutti o la maggior parte d’artefici, ma quelli che vi sono, fuorché gli artifici della seta, non vi sono in quantitá per estraerne fuora, come è necessario per produrre l’effetto predetto, ma neanco per quanto bisognano a essa e al Regno del quale è capo, che non li bisognasse pagare l’arteficio d’altra parte, come, quando si fará comparazione, contraponendola con la cittá di Venezia circa l’abbondar di denari, si dirá a pieno.