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Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/CV

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CV. D’Homer non poté lo celeste ingegno

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Rime - CIV Rime - CVI
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CV.


D’Homer non poté lo celeste ingegno
     A pien monstrar d’Helena ’l vago riso,
     Né Zeusi, dopo[1], l’alt’et bel diviso[2],
     Quantunque avesse di molte il disegno[3]:

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     Et però contro a me stesso non sdegno,5
     Se ’l glorioso ben di paradiso[4]
     Scriver[5] non so, né l’angelico viso,
     Ch’à ’l mio cor seco nel celeste regno.
Ma chi desia veder quella bellezza,
     Che sola tenne in la vita mortale,10
     D’huom non aspetti alcun dimonstramento;
     Ma di sacra virtù s’impenni l’ale
     Et su sen voli in la suprema altezza[6]:
     Lì la vedrà, et rimarrà contento.


Note

  1. «Più tardi.»
  2. «Disegno, pittura,» come nell’Amorosa Visione: ‘Là vid’io pinta con sottil diviso Una donna piacente’ (IV, 25-6).
  3. Racconta Cicerone (De inventione, II, 1) che Zeusi, volendo dipingere l’immagine di Elena per un tempio di Crotone, prese a modello cinque vergini di quella città, ritraendo da ciascuna le parti del corpo più belle. La fonte è citata dal Boccacci, insieme con la notizia su riferita, nel Comento sopra la Commedia (lez. XVIII) e nel De claris mulieribus (XXXV): in queste opere, come nel sonetto, è aggiunta la menzione di Omero, che manca in Cicerone.
  4. La Fiammetta.
  5. «Descrivere.»
  6. In cielo.