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Catullo e Lesbia/Annotazioni/3. Quinzia e Lesbia - LXXXVI In Quintiam et Lesbiam

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Annotazioni - 3. Quinzia e Lesbia - LXXXVI In Quintiam et Lesbiam
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LXXXVI.


Pag. 160.          Quintia formosa est multis; mihi candida, longa,
                            Recta est


O che dunque le manca per esser bella? L’attrattiva, la grazia, la mica salis, come dice il poeta, quel non so che volgarmente chiamiamo il fascino della bellezza; ch’è come l’anima che si rivela nelle membra, in ogni atto, [p. 272 modifica]in ogni parola, in ogni sorriso, e che attira inconsapevolmente gli sguardi ed avvince gli animi di chicchessia. La beltà senza la grazia è mi amo senza l’esca, dice il proverbio.

Quinzia è formosa, non pulchra, anzi, neppur venusta. Formositas è la proporzione; venustas la leggiadrìa esteriore; pulchritudo è il soffio dell’anima, il sentimento che si manifesta armoniosamente nella proporzione delle membra e nella grazia del portamento; è la parola e la vita della bellezza.

La statua di Pigmalione era formosa; diventò pulchra quando l’artista le spirò l’anima sua.