Ce so' incappati!
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CE SO’ INCAPPATI!
Le tavolozze[1] so’[2] a cquest’ora ar posto,
Le bbussolette[3] ggià sse fanno avanti,
E mmo er Gesummaria e l’Agonizzanti[4]
Hanno messo er Zantissimo indisposto.[5]
Domatina, ora-scèrta,[6] sti garganti,[7]
Si nun tiengono[8] ppiù cch’er collo tosto,[9]
S’hanno co’ cquer boccon de ferragosto[10]
Da cacà ll’animaccia com’e ssanti.[11]
E ffurno lòro, sai?, ch’a ddon Annibbile[12]
L’assaltòrno[13] in ner Vicolo d’Ascanio
Pe’ rrubbajje[14] un cuperchio de torribbile:[15]
E jje diédeno un córpo[16] subbitanio,
Che jje penneva un parmo d’intestibbile[17]:
Sotto ar costato, cqui, ppropio in ner cranio.[18]
Terni, 29 settembre 1830.
Note
- ↑ Certe tavole scritte che (esposte in luoghi determinati) invitano i fedeli alla indulgenza plenaria in suffragio delle anime dei condannati, i nomi dei quali sono aggiunti al basso di esse mercè un polizzino di carta.
- ↑ Sono.
- ↑ Si allude alla questuazione che i confrati di alcune compagnie vanno facendo, a volto coperto, per Roma, onde suffragare le anime de’ prossimi giustiziandi.
- ↑ Due chiese dove si prega per i condannati.
- ↑ Esposto.
- ↑ Horâ certâ, formula dell’annunzio di condanna.
- ↑ Questi ribaldi.
- ↑ Se non tengono. [Ma la forma più romanesca è tièngheno.]
- ↑ Duro.
- ↑ Con questo piccolo regalo, complimento ecc.
- ↑ Con tutta rassegnazione.
- ↑ Annibale.
- ↑ L’assaltarono.
- ↑ Per rubargli.
- ↑ Turibolo.
- ↑ Coll’o chiuso: “colpo.„
- ↑ Intestino.
- ↑ [Il 25 settembre 1830 furono decapitati sulla Piazza di Ponte Sant’Angelo un Marinelli e un Canulli, rei di “diverse grassazioni, alcune delle quali anche con la circostanza gravante di ferite fatte ai derubati.„ (Notizie del Giorno, 30 sett. 1830.) Ma il Chigi, nel cit. Diario inedito, aggiunge che le dette crassazioni “accaddero nelle vicinanze di Roma.„ Sicchè non pare che il sonetto si riferisca a costoro; nè trovo che possa riferirsi storicamente ad altri.]