Chi l'ha detto?/Parte prima/13

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Capitolo 13

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§ 13.



Casa e servi





In questo paragrafo assai parco è il mio contributo; e dopo aver salutato la casa con le parole della romanza di Faust:

224.         Salve, o casta e pia dimora.

nel melodramma omonimo, parole di J. Barbier e M. Carré, musica di Gounod (atto III, sc. 4; il libretto originariamente è francese: lo tradusse in italiano Achille de Lauzières), non so ricordare che il classico distico:

225.    Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non
Sordida: parta meo sed tamen aere domus.1

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Questa iscrizione fu posta da Lodovico Ariosto nella casa ch’egli si era fatta costruire in Ferrara, nella contrada di Mirasole. Ce ne ragguagliano il Pigna (I Romanzi, ne’ quali della poesia et della vita dell’Ariosto si parla, Venezia, 1554) e il Garofolo nella Vita dell’Ariosto, che precede alcune edizioni del Furioso dopo quella del 1584. Questo distico che fino ai tempi del Garofolo citato si leggeva nel fregio dell’entrata della stessa casa, ne fu poi tolto anticamente: e quando scriveva il Barotti nel 1714, doveva essere un gran pezzo che non c’era più. Ma in tempi recenti vi fu rimesso entro una fascia sopra la porta d’ingresso che corre lungo tutta la facciata.

Benchè non parli di case, è bene ricordare qui subito il verso che rende lo stesso concetto del distico ariostesco:

226.   Mon verre n’est pas grand, mais je bois dans mon verre.2

(Alfred de Musset, La Coupe et les Lèvres, poème dramatique, Dédicace).

Per i servi, ho due frasi, una antica e una moderna, ma ambo adatte a confermare la universale opinione, su cui piacevoleggia anche il nostro De Amicis nella Olanda (cap. di Delft: ediz. Barbèra, 1874, pag. 139): l’antica dice:

227.   Quot hostis, tot servi.3

(Paulus Festus, De verborum significatione, ed. Müller, pag. 261).

antico adagio che Seneca (Epist., 47, 5) cita così: Totidem hostes esse quot servos, ed ugualmente Macrobio (Saturn., lib. I, capit. 11, § 13); e la moderna

228.   On n’est jamais si bien servi que par soi-même.4

(Etienne, Brueis et Palaprat, sc. 2).

[p. 60 modifica]Anche nella commedia di Collin d’Arleville, L’inconstant (act. II, sc. 3):

....Mon système
Est qu’on serait heureux de se servir soi-même.

Lo stesso ripetono i proverbi nostrali, Chi vuole vada, chi non vuole mandi (che era motto favorito di Garibaldi, e stava così bene in bocca a lui), ovvero, Chi fa da sè, fa per tre; laonde saviamente avvertiva il re Salomone nella Bibbia che

229.   Si est tibi servus fidelis, sit tibi quasi anima tua; quasi fratrem sic eum tracta.5

Del resto agli ostinati denigratori della classe servile, si può ripetere con Petronio Arbitro:

230.         Qualis dominus, talis et servus.6

(Satyricon, 58).

Note

  1. 225.   Piccola è questa casa, ma sufficiente per me, nessuno vi ha ragioni sopra, è pulita, infine è stata fatta con i miei denari.
  2. 226.   Il bicchiere in cui bevo non è grande, ma è mio.
  3. 227.   Tanti servi, tanti nemici.
  4. 228.   Non si è mai serviti così bene che da noi medesimi.
  5. 229.   Se hai un servo fedele, ti sia caro come l’anima tua; trattalo come un fratello.
  6. 230.   Quale il padrone, tale anche il servo.