Cinesi, scuola e matematica/Introduzione

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Introduzione

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Cinesi, scuola e matematica Studenti e famiglie di cultura cinese in Italia
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“Sono davvero fortunato: ogni volta che faccio un errore, c’è sempre qualcuno che se ne accorge.”
Confucio 孔夫子 (551 – 479 p.E.v.)


0 Introduzione
0.1 Il nemico, l’altro o uno di noi?

Globalizzazione, immigrazione, Cina: ecco tre parole che da qualche anno ricorrono sulle prime pagine dei giornali italiani, suscitando interesse, perplessità o paura. Esse si riferiscono a fenomeni e idee che hanno grande influenza sulla situazione di ciascuno di noi attraverso meccanismi economici, sociali e culturali che, però, solitamente sfuggono alla nostra percezione diretta. Ecco perché si tratta di temi sovraccarichi, sui quali pesano diversi equivoci, alimentati sia dalle paure generate della fase di crisi economica, sociale e culturale del nostro Paese, sia dalla scarsità di informazioni e di analisi. Quest’ultima se da un lato viene via via mitigata dall’apparire di studi attendibili e dall’immensa disponibilità di dati offerta dai nuovi canali informativi e tecnologici, dall’altro è continuamente rinvigorita dall’azione propagandistica di gruppi interessati all’esclusione dei nuovi elementi sociali ed economici concorrenti quali l’immigrato lavoratore, l’imprenditore di origine straniera, la potenza economica nemica, ma anche la persona che viene inclusa nell’assistenza da parte dei servizi pubblici, il bambino di genitori stranieri cui assegnare un posto all’asilo, lo studente che parla poco italiano e che necessita di attenzioni specifiche da parte degli insegnanti…

Stereotipi di chiara matrice xenofoba vengono diffusi nell’opinione pubblica italiana incontrando purtroppo un successo proporzionale alla gravità della crisi economica, con l’obiettivo di mascherarne i reali meccanismi. I tanti problemi della popolazione vengono interpretati con schemi che li riconducono a conflitti tra gruppi socio-culturali diversi.

Così ad esempio il genitore il cui figlio non viene accettato all’asilo nido perché non ci sono abbastanza posti, anziché protestare contro la pubblica amministrazione che non fornisce servizi e strutture adeguate, viene indotto ad odiare la famiglia di origine straniera i cui bambini sono stati inclusi perché rispondono maggiormente ai requisiti economici.

Per quel che riguarda la scuola, istituzione democratica fondamentale di inclusione sociale, sempre più falcidiata da riforme che ne minano la stessa sopravvivenza, la situazione di crisi, di origine prettamente istituzionale, viene talora mascherata con l’insorgenza di necessità nuove, in parte reali ma senza dubbio sovrastimate, legate all’integrazione di allievi di cultura e lingua diverse da quelle italiane. Come potrà mio figlio imparare qualcosa se gli insegnanti debbono dedicare tutto il loro tempo e le loro energie agli allievi stranieri che non parlano una parola di italiano?

Non un pensiero, in questo schema, viene dedicato alla possibilità che una tale situazione possa essere risolta positivamente con mezzi adeguati (insegnanti in numero sufficiente e con una preparazione specifica, laboratori,...) che in effetti non sempre vengono forniti da chi di dovere. Nessun sospetto che il fatto stesso di venire a contatto con una qualche diversità possa fare bene al citato figliolo, aprendogli orizzonti insospettati ed arricchendolo di elementi nuovi.

Negli stereotipi e nei detti popolari diffusi in Italia il cinese è il simbolo stesso della lingua incomprensibile, della cultura indecifrabile, della comunità impenetrabile. Mentre l’economia mondiale è scossa dall’epocale risveglio della potenza cinese e dalle sue enormi contraddizioni, di fronte al disgregarsi delle istituzioni culturali e sociali dell’Occidente l’immigrato cinese costituisce il simbolo perfetto per la costruzione di un nemico collettivo.

Ma di contro c’è una forza tanto irrefrenabile quanto quella che porta alla disgregazione della composita società italiana verso gruppi sempre più differenziati: quella del dialogo e delle relazioni tra uomini e tra gruppi umani. Quando i bisogni ci uniscono, quando i nostri bambini giocano insieme [p. 8 modifica]negli asili e nei parchi, quando ci frequentiamo ed interpretiamo a turno ruoli di utente ed erogatore di un servizio o cliente e venditore (io sono il tuo fruttivendolo e tu il mio cliente, tu sei il mio professore di matematica ed io il tuo allievo, prima io faccio una cosa per te poi tu ne fai una per me), quando facciamo la stessa fila nello stesso poliambulatorio o prendiamo la stessa multa dallo stesso vigile, ecco che allora scopriamo che l’arricchimento culturale reciproco non è solo un sottoprodotto della globalizzazione. Condividendo situazioni concrete scopriamo che nei nostri scambi condividiamo anche linguaggi comuni e che per capirci ne abbiamo creati di nuovi.

0.2 Strumenti per la diversità culturale

Una delle situazioni più temute dagli insegnanti è quella di ritrovarsi in classi piene zeppe di studenti appartenenti a culture assai diverse da quella italiana, che parlino lingue sconosciute, con i quali sia difficile comunicare, entrare in relazione e a maggior ragione sviluppare un lavoro didattico efficace. A far paura è soprattutto la mancanza di strumenti di conoscenza e d’azione adeguati.

Questo libro si occupa della cultura matematica cinese in tre diversi aspetti legati reciprocamente:

  • quello delle comunità di cultura cinese in Italia;
  • quello della tradizione matematica cinese;
  • quello della sensibilità matematica diffusa oggi in Cina e della scuola cinese contemporanea.

L’impostazione è quella etnomatematica per cui vedansi (D’Ambrosio 2002 e 2006).

Spunti per attività didattiche sono disseminati in tutto il testo, che quindi ambisce ad essere uno strumento, oltre che di conoscenza, anche d’azione didattica.

0.3 Ringraziamenti

Non avrei mai potuto realizzare questo libro senza:

  1. l’aiuto e lo sprone dei professori Bruno D’Amore e Martha Fandiño Pinilla, fervidi promotori di iniziative culturali di vario tipo e miei maestri ormai da anni;
  2. la generosissima disponibilità del professor Giorgio Tomaso Bagni, discutendo col quale è nata l’idea stessa di questo studio e le cui osservazioni, sempre nodali e precise, ne hanno costituito buona parte della sostanza e della bibliografia; immenso è il rammarico della sua scomparsa così prematura;
  3. la collaborazione del professor Filippo Spagnolo, direttore del GRIM di Palermo, che ha gentilmente analizzato il testo proponendone modifiche e sviluppi sostanziali alla luce della grandissima esperienza del suo gruppo nel campo della cultura matematica cinese e dei suoi rapporti con le culture occidentali;
  4. le osservazioni, le correzioni, gli spunti, le indicazioni bibliografiche e la gentile disponibilità di Bernadette Capriz, Benedetto Di Paola, Federico Fontana, Minshan Lee, Maria Omodeo, Wang Dis;
  5. i materiali di ottima qualità che un esercito di anonimi studiosi rende disponibile gratuitamente a chiunque nell’enciclopedia democratica Wikipedia;
  6. la pazienza, il sostegno affettuoso e l’allegria di Jeanine Soares, Antonio e Rodrigo Nicosia che in questi due anni di lavoro hanno contribuito, ognuno a suo modo ma in misura decisiva, alle condizioni al contorno.

Ringrazio tutti di vero cuore.

0.4 Contatti [p. 9 modifica]

Chi potesse gentilmente segnalare errori od imprecisioni o volesse essere informato su eventuali sviluppi di quanto contenuto in questo libro, può scrivermi all’indirizzo di posta elettronica: gg.nicosia at gmail.it .


Giovanni Giuseppe Nicosia