Come vago usignuolo in gabbia stretto
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Filippo Ortensio Fabri
VI
Come vago usignuolo in gabbia stretto,
Ne i primi giorni ha de’ suoi lacci orrore,
Ma a poco a poco entro l’angusto tetto
Va temprando col canto il suo dolore;
5Tal’ io mi dolsi, allor ch’ebbi ricetto
Presso al discreto mio dolce Signore;
Ma de’ miei nodi alfin presi diletto
Per lunga usanza e per fedele amore.
Pur la mia mente al suo principio avvezza,
10Dopo sì stretta prigionìa sovente
Al primo stato ha di tornar vaghezza.
Così ancor l’usignuol spesso non sente
La man del suo Signor che l’accarezza,
Quando sua libertà tornagli a mente.