Compendio storico della Valle Mesolcina/Capitolo VII

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Capitolo VII

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CAPITOLO VII.

(dalla nascita di cristo all’anno 200)

Tempio di Niola; addottazione nel vestire; enormi travi; Sacerdozio.





Nei primi anni dopo la venuta di Cristo, e circa cinquanta dopo che la Valle si trovava sotto il Governo romano, si costrusse nei contorni di Verdabbio il rimarchevole tempio di Niola, del quale si vedono ancor le vestigie, e memorabile perchè era fabbricato d’eguali quadrate pietre ollari.

Parlando della costruzione del tempio di Niola, una copia e traduzione d’un vecchio manoscritto del decimo quarto secolo riferisce che verso quel tempo si vide improvvisamente una sorgente, dopo dirottissima pioggia, scaturire abbondantemente durante due giorni consecutivi ed alternativamente dall’acqua di due differenti colori, cioè bianca e rossiccia, per cui tutti i curiosi correvano a vederla. La figlia del Pretore romano, giovane quanto istrutta, altrettanto bizzarra, ma molto amata dal suo sesso [p. 36 modifica]per le sue benefiche compiacenze, si prevalse di quel fenomeno per introdurre che le donne della Mesolcina d’allora in avanti non adottassero nel loro vestire altri che quei due soli colori. L’insinuata fanatica risoluzione adottata unanimamente dalle donne all’occasione d’una particolare loro festa che annualmente si teneva in Lostallo nel primo giorno di maggio, era tale che qualunque fra esse compariva in pubblico parata d’altri colori era derisa, mostrata a dito, ed anche insultata; per cui il color nero, segno d’un’affettuosa ma trista memoria, venne pur sustituito dal bianco. Quest’usanza quantunque strana, durò però puntualmente per lungo tempo. Anche ai giorni nostri si vedono in alcuni paesi della Valle delle vecchie donne, le quali cercano di conservar parte di quell’antico costume. La periodica sorgente, chiamata allora la fontana misteriosa, ha posteriormente di quando in quando gettata bensì dell’acqua, ma solamente bianca; essa giace ai piedi della montagna fra Leggia e Grono, a destra e vicino allo stradale.

Nei primi anni del Redentore regnando Tiberio Imperatore, si fece passare dalla Rezia a Roma una quantità d’enormi legnami di larice per la rifabbricazione d’un ponte che vi era stato brucciato; uno fra i più grandi di quei travi, d’una [p. 37 modifica]straordinaria lunghezza e proporzionata grossezza, fu tagliato nei contorni di s. Bernardino. Sprecher parlando nella sua Cronica di tali legnami, non fa poi menzionare del modo ingegnoso servitosi per il loro trasporto sino alla destinazione.

Anche nei tempi di sua maggior popolazione la Mesolcina non aveva che un sol Ministro pagano, assistito però da un coadjutore, il quale funzionava alternativamente nei quattro Tempii; egli era però tenuto d’abitare in Lostallo come centro della Valle. La Calanca, dopo la costruzione del Tempio Calcagno, ne salariava uno separatamente.