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Così parlò Zarathustra/Parte prima/Di mille ed una meta

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Di mille ed una meta

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Friedrich Nietzsche - Così parlò Zarathustra (1885)
Traduzione dal tedesco di Renato Giani (1915)
Di mille ed una meta
Parte prima - Dell’amico Parte prima - Dell’amore del prossimo
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Di mille ed una meta.

Molti paesi e molti popoli vide Zarathustra: e ne scoperse, così, e ne apprese il bene ed il male. Nè alcuna potenza maggiore trovò Zarathustra nel mondo, di questa del bene e del male.

Nessun popolo potrebbe vivere senza aver imparato innanzi tutto a valutare le cose; ma, se egli vuol conservarsi, non deve valutarle allo stesso modo del suo vicino.

Molte cose che presso un popolo eran tenute per buone, presso un altro eran soggetto di scherno e disonore: ciò io riconobbi. Molte cose in un luogo si dicevano cattive, che in un altro ottenevano onori regali.

Mai un vicino comprese l’altro; sempre la sua anima stupiva della follia e della malvagità del vicino.

Una tavola dei valori sta sospesa sovra ogni popolo. Ecco, quella è la tavola dei suoi sacrifizi: la voce della sua volontà di dominazione.

Lodevole è ciò che gli appare difficile; ciò che è strettamente necessario e duro è detto da lui buono; e ciò che lo libera dalla estrema miseria, ciò che v’ha di più raro e difficile, egli lo esalta come santo.

Ciò che mette un popolo in condizione di conquistare, di dominare e di rifulgere, oggetto di terrore e di invidia al suo vicino: questa per lui è la cosa sublime, la prima, quella che serve di misura, di modello, di significato a ogni altra.

Invero, fratello mio, quando tu avrai conosciuto i bisogni di un popolo, il suo cielo, la sua terra e il suo vicino, tu ne argomenterai facilmente la legge dei sacrifizi e la ragione per cui su tale scala egli ascende verso la sua speranza.

«Sempre tu devi essere il primo ad avanzare gli altri: nessuno deve amare l’anima tua gelosa fuorchè l’amico» — ciò faceva fremere l’anima del Greco: e per ciò egli camminava sul sentiero della grandezza.

«Dire la verità e saper bene maneggiare l’arco e la freccia» — ciò era caro e arduo insieme a quel popolo dal quale mi venne il nome — un nome che m’è caro e arduo ad un tempo. [p. 55 modifica]

«Onorare il padre e la madre, e obbedir loro sino nella radice dell’anima»: questa tavola di sacrifizio impose a sè stesso un altro popolo, e in tal modo divenne potente ed eterno.

«Conservarsi fedele e per la fede arrischiar l’onore ed il sangue anche in cose tristi e pericolose»; così insegnando un altro popolo conquistò sè stesso, e così domandosi divenne ricco di grandi speranze.

Invero gli uomini diedero a sè stessi tutto il male e tutto il bene. Invero essi se l’appropriarono; non lo trovarono, non lo ricevettero in mezzo a loro qual voce del cielo.

L’uomo soltanto assegnò un valore alle cose, al fine della propria conservazione: egli creò la significazione delle cose, il senso umano! Per ciò egli si chiama «uomo»; cioè colui che misura.

Valutare è creare; udite, o voi creatori! Il valutare per sè stesso è il tesoro, la gioia di tutte le cose valutate.

Mercè la valutazione ha origine il valore, e senza la valutazione il nocciolo dell’esistenza sarebbe vuoto. Udite, o voi che create!

Mutabilità dei valori significa mutabilità di chi crea. Sempre deve distruggere, chi vuol creare.

Creatori furono da prima i popoli, e soltanto molto più tardi i singoli; in vero il singolo è la creazione più recente.

I popoli in altri tempi sospesero sopra di sè una tavola del bene. L’amore che vuol dominare e l’amore che vuol obbedire crearono insieme tali tavole.

Più antico è l’amore del gregge, più recente quello del proprio Io: e sino a tanto che la buona coscienza si chiamerà gregge soltanto la coscienza cattiva dirà: Io.

L’Io astuto, egoista, l’Io che cerca il proprio utile nell’utile dei molti, non è l’origine, bensì il tramonto del gregge.

I fervidi e i creatori inventarono il bene ed il male. La fiamma dell’amore e la fiamma della collera ardono nei nomi di tutte le virtù.

Molti paesi vide Zarathustra e molti popoli: niuna potenza trovò in terra maggiore dell’opere di coloro che sono animati dall’amore: «bene e male» ne sono il nome. [p. 56 modifica]

Mostruosa in verità è la potenza della lode e del biasimo. Ditemi, chi la potrebbe debellare, o miei fratelli? Ditemi, chi potrebbe gettare il laccio intorno ai mille colli di questa bestia?

Mille mete vi furono fino ad oggi, perchè mille popoli vi furono. Manca ancora il laccio pei mille colli, manca la meta unica. Ancora l’umanità erra senza meta.

Ma ditemi, o miei fratelli: se l’umanità manca ancora d’una meta — non manca anche di sè stessa?».

Così parlò Zarathustra.