Critone/Capitolo VI

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Capitolo VI

../Capitolo V ../Capitolo VII IncludiIntestazione 10 giugno 2009 100% Filosofia

Platone - Critone (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (1925)
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[p. 38 modifica]Socrate. Caro Critone, questo tuo amore è da pregiar molto, se lo accompagna giustizia; se no, quanto più è grande, mi fa più pena1. Badiamo, dunque, se questo che tu di’ si ha da fare, o no2. Perchè, non solamente ora, ma sempre fui così fatto, che non ubbidisco dentro me a nessuno, salvo che alla ragione; quella, dico, la quale, pensandoci, mi paja esser la migliore3. E le ragioni che io diceva le altre volte, non posso rigettarle ora, dacchè mi è toccata questa disgrazia; chè son sempre quelle, e quelle medesime io onoro anche oggi e ho in riverenza4. E se non abbiamo al presente delle ragioni più forti, sappi che io non consentirò mai a quello che [p. 39 modifica]tu di’5; neanco se questo volgo strapotente mi spaventasse, come si fa i fanciulli, con ben altri modi più spaventevoli che non la carcere, la morte e lo spogliamento delle sostanze6. Ora, come s’ha a fare per considerar bene la cosa? Così: ripigliando quello che tu di’ delle opinioni7, ed esaminando se si è o no detto giustamente tutte le volte, cioè che si ha a badare ad alcune opinioni, e all’altre no8; ovvero, se prima si avea ragione a dire che bisognava che io morissi, ma che proprio ora s’è trovato che si disse così per dire, ma ella fu una sciocchezza veramente e una burla9. Critone, io desidero esaminare in compagnia tua quelle ragioni, se mai ci paressero, ora che io son così, mutate, o le medesime; e rigettarle, o ubbidire! Quei che le parole non le buttan [p. 40 modifica]fuori a caso, han sempre detto su per giù come diceva io, che, delle opinioni degli uomini, di alcune è da far grande estimazione, delle altre no. Per gl’Iddii, ciò non ti par detto bene, o Critone? Tu, a ragione di uomo, sei fuor del pericolo che tu muoja domani, e non t’oscura gli occhi una disgrazia come la mia; e però considera se non ti par giusto dire, che non si ha da avere in onore tutte le opinioni degli uomini; ma quali sì, quali no. Che ne di’ tu? ho ragione?10.

Critone. Ragione.

Socrate. E però s’ha da avere in onore le buone; le cattive no.

Critone. Sì.

Socrate. E buone non son quelle dei savii, e cattive quelle degli stolti?

Critone. Come no?11.

Note

  1. In Socrate c’è un giudice, che valuta i pensieri suoi e gli altrui; ma Critone parla come sente, senza controllarsi.
  2. Non se giovi o nuoccia; ma se s’ha da fare o no.
  3. Il ragionamento migliore. — Ecco la ragione costituita norma della condotta morale (razionalismo etico).
  4. Quando non era in causa lui, Socrate ha sempre pensato e professato che s’ha da obbedire alle leggi patrie, checchè comandino; e ciò perchè il ragionamento gl’imponeva tale conclusione. Ora il ragionamento non è cambiato: è vero tuttora e sempre; che esso implichi la morte di Socrate, che così ragiona, non è cosa che sposti la sua conclusione.
  5. Bisognerebbe che Critone dimostrasse ora che si ha, il diritto di disobbedire alle leggi patrie; solo a questa dimostrazione, quando risultasse inoppugnabile, Socrate si arrenderebbe, perchè arrendersi sarebbe, in tal caso, seguir la ragione.
  6. Carcere, morte, spogliamento delle sostanze è tutt’altro che il peggior male per Socrate.
  7. Le opinioni del volgo, che Critone si dimostri avaro se non fa fuggire Socrate, ecc. A quelle δóξαι Socrate contrappone i λóγοι, i ragionamenti, ai quali soli bisogna dar retta.
  8. Socrate ha vinto, nel suo pensiero, le suggestioni sofistiche affermando che, poiché discordano, non sono egualmente validi i ragionamenti del saggio e le opinioni dell’uomo volgare: solo i primi meritano d’essere ascoltati e seguìti. Se così parve finora, parrà ora diversamente?
  9. Un ragionamento ha sempre mostrato che alle leggi patrie bisogna obbedire a costo della morte; è ora sopravvenuto un ragionamento nuovo a sovvertire l’antico?
  10. Ancora uno sprazzo della finissima ironia socratica «Io debbo morire: può darsi che la mia mente sia turbata; ma tu, che sei più sereno, esamina se abbiamo errato dicendo le mille volte, che solo i pensieri dei saggi vanno ascoltati, non, egualmente, le opinioni di tutti gli uomini».
  11. Socrate costruisce ormai. E il primo risultato è che non tutte le opinioni sono egualmente valide, secondo la tesi sofistica, ma, tra esse, solo alcune; e queste opinioni valide son quelle, sennate, dei savi.