Cronache savonesi dal 1500 al 1570/Una grande peste in la cita e ville de Saona de 1504

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Una grande peste in la cita e ville de Saona de 1504

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Una grande peste in la cita e ville de Saona de 1504
La elecione del sommo pontefice Papa Iulio secondo da la Rovere di Saona lano de 1503 de noembre La cita de Genoa e in controversia contro li citadini de Saona de 1508
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UNA GRANDE PESTE IN LA CITA E VILLE DE SAONA DE 15041

Lano de 1504 a la fine del meze di marso dete principio de morire in la cita de Saona alcuni citadini poveri e [p. 20 modifica]richi di peste la quale se diceva che era uzita da una caraca e uno caracone venuti da Napoli carche de Fransezi e in breve yorni se afogo tal menti che moriva piu de sento persone lo yorno e assai presto tuti li citadini se tirono fora a le ville e in breve la cita se spachio poveri e richi e da tute bande se fazia cabane per abitare la poveragia e tuti li boschi vecini a la cita erano pieni de cabane e ne moriva tanti che era uno [p. 21 modifica]spavento a vedeli portare a sepelire e asai presto tute le ville de Saona furno infetate de dita peste ivi moriva citadini e contadini e vilani asai e in caza nostra morì Filipo abate padre de mio padre Eciam morite Rafaelo abate fratello de mio padre e Io Ioane Agustino abate figiolo de leonardo Io era de eta de ani 9 fui il primo [p. 22 modifica]chi se atacase in caza nostra e ebi due angonagie e uno carbone e tute se feceno aprire e uscire la marsa e lo veleno e mia madre e uno mio fratelo nominato visenso chi tetava mai me abandonorno e per gracia de Dio io scampai e mia madre e fratelo mai ebero male alcuno e dita peste duro fino ala fine de agusto poi comenso a sesare e se dice sia morto più de 6000 persone tra la cita e sue ville E nota come a la dita peste in la cita nostra de Saona per tute le strade cresete lerba longa che paria esere in uno prato e fu adimpito quelo che lano de 1502 avia predito lo predicatore su lo pulpito de lo domo che dise che la cita di Saona veneria como uno bosco siche tra le erbori de rovere che se piantono per le strade lano de 1503 per la elezione de papa Iulio e per lerba nata in le strade de la cita lano persente de 1504 la cita de Saona era a modo de uno boscho e a questa peste la comunita fece grande diligencia de religiozi che andavano a le cabane a confessare li amalati eciam de barberi chi andavano a medicare li amalati e tuti pagati da la comunita con bonisimo ordine e con bona custodia era dato da cibare tuti li poveri a le speze del comune et de omini da bene con sue limozine Lano de 1507 Erano in Roma li ambasatori de re ludovico re di Fransa e li ambasatori de re ferrando re di Spagna quali procuravano con la santita de papa Iulio de ordinare una cita dove se avese a trovare insieme sua Santita o vero il suo legato et re ludovico re de Fransa et Re ferrando re di Spagna per cauze de la defencione de la Iezia santa e de tuta la fede crestiana e tra sua santita e li diti ambasatori fu fato lo acordio de unirse a parlamento insieme ne la cita de Saona2 e a dito tempo lo [p. 23 modifica]re di Fransa era signore di Milano e di Genoa e di tutto lo genoeze e tute le parte con litere deteno avizo a li re de tuto quelo aviano ordinato e luna parte e latra frequentava de trovase al più presto in Saona e lo yorno de Santo Ioane Batista lo re di Fransa venendo de verso Milano acompagnato da tuti li Signori taliani fece la intrata in la citta de Saona e ne ando a riposare in lo vescovi a preso lo domo e tuti li signori e la sua corte furno alogiati in la cita con boletini ogni uno in suo grado poi lo yorno de santo petro e paulo [p. 24 modifica]Ionse in lo porto lo re e la regina de Spagna con la più parte de li signori de tuta la Spagna con 19 galere e carato in terra lo re di Fransa se ando in contro e se abrasono poi abraso abraso introno in la cita a dui a dui soe uno fransozo e uno spagnolo andando verso lo castelo novo ivi riposo lo re di Spagna e aprese caro in terra la Regina di Spagna acompagnata da una grande quantita de signore spagnuole dove ne ando a riposare in lo palacio de papa Iulio e per me dico che mai abio visto la più grande quantita de catene de oro al collo e a le bracie e a la centura ne tante anele de oro e petre precioze e perle como aviano li spagnoli così li homini como le done e poi ali 2 de lugio vene il legato del papa accompagnato da grande quantita di vescovi e altri prelati il quale alogio in piasa de la madalena in casa de domino urbano vegero3 e tuta la corte così cavali como signori alogono con boletini e yonti in sieme li sopra diti principi perlati re e signori più volte se unirno in sieme a razonare del negocio de quelo aviano tra loro ordinato e concluso quelo che si avia a fare paso da 20 / in 12 / yorni e tuti trei de una volunta pacificamente deliberono de volere incoronare lo re de Navarra e ordinono che lo alegato del papa dovesse cantare una mesa solena dove fusero tuti perzenti e finita la mesa havesero da [p. 25 modifica]incoronare lo dito re di Navarra4 e così de persente la yornata sequente lo legato canto la mesa in lo domo con tuto il clero e finita la mesa data la benedicione creorno: lo re di Navarra e lo incorono in lo domo di Saona in questi pochi yorni in la cita de Saona ogni vitoalia era a vile mercato e una testa de motone non valeva salvo uno petaco5 che 7 petachi fano uno groso poi lo yorno seguente li re e lo legato [p. 26 modifica]prezeno licencia luno da latro e ogni uno ne ando a loro provincie soe lo legato a Roma e lo re di Fransa a Milano e lo re e la regina di Spagna con le sue galere navego a la volta de Spagna che Dio li conduca tuti a salvamento

  1. Di questa pestilenza tratta più diffusamente il Verzellino Op. cit. vol. 1 pag. 402. Questi però, a differenza dell’Abate, che dice essere cominciata alla fine, la dice venuta sul principio di Marzo. Forse è più esatto il Verzellino, inquantochè l’Abate, è evidente, la notò quando cominciava a far strage, non quando si manifestò con casi singoli. Produciamo due Brevi di Giulio II estratti dall’Archivio Segr. Vatic. Col primo chiede agli Anziani che non sia permesso ai cittadini infetti o sospetti di peste, di accamparsi, come allora si faceva negli altri boschi, nei pressi di S. Giacomo, affinchè i frati da questi accampamenti non ne avessero a patire.
    L’altro del 15 Dicembre stesso anno, diretto a Lodovico Re di Francia, affinchè conceda ai Savonesi di estrarre grano dalla Provenza essendo essi in grave penuria e da poco usciti di travaglio per fiera pestilenza.
    Arch. Secr. Vatic.
    Brev. Iulii II. T. I. N. 22.
    Fol. 143° 2 Aug. 1504.
    Antianis Civ. Saonae ut non permittant aliquem accedere, tempore pestis, aut consistere in loco s. Iacobi Fratr. Min, extra muros dictae Civitatis.
    Dilectis filiis Antianis Civitatis Saone.
    Dilecti filii salutem etc. Cum sicut a fidedignis accepimus dilecti filii Guardianus et fratres loci sancti Iacobi extra muros Civitatis vestre ordinis minorum de observantia qui exemplaritate vite et sacramentis universo populo vestro specialem consolationem prestant quietem suam perturbari sentiant et pestilentia infici dubitent a familiis et personis que vigente nunc pestilentia apud vos in pertinentiis eiusdem loci habitant et morantur et idcirco devotionem vestram hortamur in domino: ut qui religionis presertim talis observantissimi fuistis semper deinceps permittere non velitis ut aliqui tempore pestis ut premittitur in loco antedicto consistant aut accedant: sed eos qui nunc accesserunt, cum purgati fuerint temporis intervallo, inde amoveatis ut precibus ipsorum etiam: fratrum adiuti pestilentia ipsa citius liberemini. Quod si feceritis, ut decet et speramus nos, erit nobis plurimum gratum. Dat. die II Augusti 1504 anno primo. Arch. Secr. Vatic.
    Brev. Iulii II T. 1° N° 22.
    Fol. 236°.
    Ludovico Regi Francorum ut concedat licentiam Civibus Saonensibus extrahi frumentum Proventia vel aliis locis ipsius Regni.
    Charissimo in Christo flio nostro Ludovico Regi Francorum Christianissimo.
    Charissime in Christo fili noster salutem etc. Etsi non dubitamus quin dilecti filii Antiani Civitatis Saonae Maiestati tue et Corone Franciae fidelissimi facile per se ipsos sine cuiusquam commendatione impetraturi sint ab eadem Maiestate tua licentiam emendi et extrahendi frumentum ex provincia Provintiae et aliis tibi subiectis locis: Pietas tamen nostra in ipsam Civitatem propriam nostram dilectissimam Nos admonuit: ut eos Celsitudini tue commendaremus. Magna et inusitata frumenti penuria hoc anno tota illa Ligustica regio laboravit: Civitas vero Saona pre ceteris cui facultas non fuit messis tempore frumentum ipsum emendi propter sevissimam pestilentiam, que in ea crassata est. Nos quidem ut ex insula Siciliae esigua summa grani ad dictam Civitatem advehi posset curavimus quibus hactenus utcunque sunt sustentati: nunc frumento ipso deficiente iemeque ingruente, nisi a tua Celsitudine cui subditi sunt, subleventur ad extremam famem deveniant necesse est. Quare eandem Celsitudinem tuam hortamur in domino et ex intimo cordis affectu requirimus: ut eisdem antianis licentiam et facultatem concedere velis extrahendi tantum frumenti ex provincia Provintiae et aliis locis tuis quantum sat sit necessario victui Civitatis predicte de tua Celsitudine propter fidei et devotionis constantiam benemerite: ut omnes intelligant Civitatem eamdem cariorem esse tue Maiestati quia in eadem nos Deo disponente nati et educati fuimus.
    Dat. Rome die XV decembris MCCCCC quarto, Pontificatus nostri anno 2°.
  2. È in ciò inesatto il cronista. Il Legato Pontificio aveva preceduto i due Re, esso venne in Savona il 22 giugno ed alloggiò nel convento di S. Francesco (come risultu da relazione che produciamo più sotto). Arrivò il 24 il Re di Francia, il 28 il Re Cristianissimo.
    Di tal convegno trattò dottamente il chiar. prof. Giovanni Filippi in due suoi scritti inseriti negli Atti e Memorie della Società Storica Savonese Tip. Bertolotto 1889-90, vol. II, pag. 1 e seg. pag. 727 e seg.
    Al Filippi pare dubbio che al colloquio segreto dei due Re assistesse il Legato Pontificio e dubita del Guicciardini che l’asserisce. Dalla relazione inedita dell’itinerario del Card. di S. Prassede, che riportiamo dall’Arch. Segr. Vaticano, emerge certa la sua presenza a detto colloquio. Sembra però non abbii avuto luogo il 29 giugno, subito dopo la cerimonia religiosa celebrata nel Duomo, bensi il 1° luglio.
    Il 29 vi sarebbe stata intervista solo tra il legato ed il re Cattolico..., Eadem die (29) hora 24. Legatus ivit ad visitanium Regem Cattolicum ad arcem qui Rex venit obviam.... et simul loquuti sunt per duas. vel tres horas soli in camera Regis...
    Die Iovis prima Iulii Rex Francie et Cattolicus erant simul in arce in camera Regis Cattol.... Legatus ivît hora 20.... in quadam sede, pro podagra habens brachium dextrum ad collum.... In sala prima invenimus Reginam Cattol. sumptuose vestita et ornata, videns Regina legatum surrexit et inclinavit, Legalus ivit ad cameram ubi reges crant, per duas horas sletit cum îllis et Card. Rothomagensi.... (Itinerarium legationis Card. S. Praxedis ad Regem Gallie. Arch. Sec. Vaticano. N. 61, 149 inclus.).
    Il su citato itinerario del Card. di S. Prassede concorda inoltre col Verzellino e col d’Anton nel dire che pontificò il Card. di S. Prassede. Die Martis 29 festum apostolorum Petri et Paoli Legatus cantavit missam in ecclesia S. Maria presentibus sopradictis duobus Regibus el quatuor cardinalibus.
  3. Della nobile famiglia Vegeria indi della Rovere; Urbano Vegerio fratello a Marco Cardinale, fu da Sisto IV creato Tesoriere di Perugia e della Marca, Castellano della fortezza di Fano. Fu marito di Nicoletta della Rovere sorella dei Cardinali Clemente e Leonardo. (Da note inedite del Pavese sulle famiglie savonesi).
    Sempre vi fu di questa patrizia famiglia chi rivestì pubbliche cariche nel Comune. V. a tal proposito in Arch. Com. i libri degli Anziani e i registri delle deliberazioni dal 1434 al 1662.
  4. Tace questo particolare il già citato itinerario del Card. S. Prassede come lo tacciono gli ambasciatori Fiorentini e Jean d’Anton, e probabilmente va errato l’Abate.
  5. Patacco più noto sotto il nome di Patacchina. Nel secolo XIV era del valore di denari 6, cioè ce ne volevano 3 per formare un grosso di 18 denari piccoli.
    Nei primi anni del secolo XV il Pacioli scrive che «le Patacchine di Saona tengono per libbra oncie 6».
    Nel 1442 nella Pratica della mercatura di Gio Antonio di Uzzano leggesi «Patacchine di Savona che anno un'aquila e gigli, e dall’altro lato una croce, tengono per libbra oncie 5 denari 23».
    Sotto i duchi di Milano Savona continuò a battere patacchine, che hanno il campo partito dall’aquila e dalla biscia viscontea colla leggenda + COMVNIS SAONE; nel rovescio una croce patente accantonata da due scudetti collo stemma di Savona e con attorno + MONETA SAONE. Il loro titolo è minore e probabilmente a danari 4.
    Nel secolo XVI sotto Luigi XII, Savona battè patacchine o pezzi da denari 6 colla solita aquila e attorno, dopo il giglio, CIVITATIS.SAONE da una parte e dall’ altra una croce patente accantonata da quattro gigli colla leggenda COMVNIS.SAONE, dopo il giglio. Pesa grami 18 ed è a danari 3 di argento fine.
    Sotto Francesco I (1515-1525) la patacchina savonese è un quarto di grosso, e ha da un lato lo stemma della città con in giro, dopo il giglio, COMVNIS.SAONE, e dall’altro una croce gigliata ed in giro lo stesso fiore, indi CIVITATIS.SAONE. Pesa grami 17, ma pare essere a soli denari due di fine.
    Questa è l’ultima patacchina conosciuta di Savona, avendo nel 1528 questa città perduta la sua autonomia.