Dalle dita al calcolatore/X/4
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4. I nodi della memoria: gli Incas
Il popolo Inca, di provenienza ignota, nel XIII secolo pone la sua capitale a Cuzco, a 3.400 metri sul livello del mare, sul versante amazzonico della Cordigliera. Con un’amministrazione centralizzata molto efficiente e con un esercito molto addestrato, gli Incas sottomettono tutti i popoli dall’Ecuador al Cile, e ne avviano l’unificazione imponendo come lingua ufficiale il quechua. La famiglia reale, al suo interno, usa invece una lingua diversa, forse quella della terra d’origine. La vita della popolazione è organizzata in modo che si produca il più possibile nel modo più efficiente. I prodotti agricoli, quelli artigianali e ogni altro genere di oggetti affluiscono ai magazzini dello stato, dai quali vengono prelevati e distribuiti secondo le necessità.
La rete stradale dell’impero è estremamente curata ed efficiente. Scrive Las Casas: “Tutti i nostri che le videro nella loro prosperità ed efficienza non cessano mai di raccontare meraviglie della loro bellezza, arte, grandezza, larghezza, disposizione e manutenzione” (17a). Lungo le strade, ad ogni lega, vi è una stazione di posta. Benché i corrieri viaggino a piedi, ogni messaggio giunge a destinazione in pochi giorni: da Cuzco a Quito occorrono solo 3 giorni. Ad ogni stazione, i corrieri si danno il cambio e per testimoniare l’autenticità del messaggio si passano un bastoncino munito di segni speciali. Di straordinario c’è che il messaggio viaggia per via orale, ed è affidato alla memoria dei corrieri. Infatti gli Incas non conoscono la scrittura. Inventano perciò diversi sistemi mnemotecnici. Sono state trovate strisce di stoffa recanti pitture con segni convenzionali: si pensa che servissero per ricordare formule religiose. Il sistema mnemotecnico più conosciuto si basa sul quipu. Esso è formato da un gruppo di cordicelle colorate sulle quali vengono praticati dei nodi secondo regole precise. Certamente i quipu vengono utilizzati per la contabilità; alcuni, molto complessi, servono per tramandare il ricordo di avvenimenti importanti, e forse anche le leggi. Secondo la testimonianza di Tylor, verso la fine dell’Ottocento, alcuni indios che vivono nel Perù meridionale conservano gelosamente antichi quipu a carattere storico e sono in grado di interpretarli, ma non rivelano a nessuno la chiave di lettura, meno che mai ai bianchi (18a).
“I conti di quelle popolazioni del Perù non erano pitture, come quelli della Nuova Spagna [America centrale] e neppure come i nostri, perché entrambi i modi sarebbero troppo facili, ma di un altro genere, più di tutto memorabile e ammirevole, cioè di certi nodi in certe cordicelle di lana e cotone. Alcune cordicelle sono bianche, altre nere, altre verdi, altre gialle e altre rosse. Su di esse fanno dei nodi, alcuni grandi e alcuni piccoli, come nel cordone di San Francesco, per unità, decine, centinaia e migliaia, per cui si intendono molto più facilmente che noi con i nostri conti di algoritmo e delle tavole... Di questi cordoncini pieni di nodi hanno i loro mucchi così grandi e numerosi, da avere case intere piene, dove sanno e conservano il ricordo delle loro antichità: cosa degnissima a vedersi e udirsi e più che ammirabile a sapersi” (17b).
I quipu sono utilizzati non solo dall’amministrazione centrale, ma anche da quella periferica. I responsabili di ogni provincia se ne servono per tenere il conto di tutto il materiale custodito nei depositi statali (derrate, vestiario, armi), ma anche per il censimento della popolazione, la quale è classificata per attività lavorativa, età, sesso, nascite, morti, ecc. È verosimile pensare che i quipu di carattere amministrativo redatti nelle varie province siano inviati alla capitale insieme a un relatore che spieghi il senso dei nodi e tutte le altre cose che i nodi non possono esprimere.
L’arte dei nodi è molto importante. Nella scuola di Cuzco, riservata a tutti coloro che vogliono accedere alle più alte cariche dello stato, si dedica un intero anno (il terzo) allo studio del significato delle cordicelle.
Sebbene non possiedano la scrittura, gli Incas sanno ben contare e rappresentare simbolicamente i risultati dei loro calcoli. Il loro sistema di numerazione è a base decimale. Nel quipu, i nodi posti più in basso indicano le unità; più in alto ci sono le decine, quindi le centinaia, ecc.
Consideriamo un quipu utilizzato per censire il bestiame. Ogni cordicella, per la sua posizione e per il colore, è riservata a un certo tipo di bestiame: per mezzo dei nodi se ne indica la consistenza numerica. Un’ultima cordicella, che tiene insieme tutte le altre, viene utilizzata per registrare il totale generale.
Cordicelle annodate. |