De mulieribus claris/XXXIII

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Capitolo XXXIII. Cassandra, figliuola di Priamo

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Giovanni Boccaccio - De mulieribus claris (1361)
Traduzione dal latino di Donato Albanzani (1397)
Capitolo XXXIII. Cassandra, figliuola di Priamo
XXXII XXXIV


Cassandra fu figliuola di Priamo, re di Troja: e questa, secondo che affermano alcuni, ebbe scienza d’augurj acquistata per istudi, ovvero per dono di Dio, ovvero piuttosto per diabolico inganno: ma questo non è assai certo. Nondimeno è affermato da molti, che molto innanzi ch’Elena fusse rubata per l’andata di Paris, più volte predisse con chiare parole la venuta d’Elena, lo lungo assedio di Troia, ultimamente la morte di Priamo, e la disfazione d’Ilion: e per questo non essendo credute sue parole dal padre, dicesi, che i frategli la gastigavano con busse. E da questa fu fatta finzione d’una favola: cioè, che ella era amata da Apollo, e richiesta in suo adulterio; il quale, dicono che ella gli promise, se egli innanzi le desse scienza del futuro1: avendola ricevuta, negando la promessa, e Apollo non potendole torre quello che le avea dato, dicono, che egli giunse al dono, che niuno credesse quello che ella dicesse: e così avvenne, che suo detto era creduto come di una matta. E questa isposata a nobile giovane chiamato Corebo, perdè quel marito per la guerra, innanzi che ella lo menasse a suo matrimonio. E finalmente nella preda di Troja toccò per serva ad Agamennone, al quale, menandola a Micene, predisse la morte, e gli agguati apparecchiati contro di lui da Clitennestra. Alle cui parole non essendo data fede, dopo molti pericoli arrivò a Micene; e Agamennone pel tradimento di Clitennestra fu morto, e ella ancora fu morta di comandamento di Clitennestra.


Note

  1. Test. Lat. Futurorum notitia praestaretur.