Degli edifizii/Libro quarto/Capo II

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CAPO II.

Le Termopili, e parecchie città della Grecia fortificate.


Oltre tutto l’Epiro, e scorse l’Etolia e l’Acarnania, succedono il seno Crisseo, l’istmo, Corinto, e la rimanente Grecia, dove singolarmente spiccò la provvidenza dell’Imperadore. Ed è invero mirabil cosa che con tante mura corroborasse l’Impero romano. Ma fra tutti i varii luoghi, a cui le sue cure si estesero, vuolsi spezialmente far menzione di quelle, che si prese per le [p. 414 modifica]Termopili. E primieramente perchè potevasi facilmente occupare i monti che ivi sorgono, se alcuno tentasse l’impresa, mentre anzi chè di muro, parevano muniti di siepe; egli que’ muri elevò a molto maggiore altezza, e i merli, e le torricelle tutte duplicò; e lo stesso anche fece nel castello, che con simile negligenza ivi era stato edificato: esso pure alzando a giusta misura, e facendone doppie tutte le difese, insiememente poi provvedendo alla troppa aridità del luogo con un serbatoio d’acqua piovana: indi i molti sentieri aperti ed accessibili, che colà menavano, con opere fortissime chiuse diligentemente. Parrà con ragione a taluno meraviglia, che una volta un re persiano, stato lungo tempo in que’ contorni, un solo sentiero strettissimo vi avesse trovato, e per cenno fattogliene da’ Greci traditori, quando dissi non pochi esservene da niuna muraglia chiusi, e tali da lasciar passare anche carri. Ma è d’uopo sapere come il mare inondando le radici de’ monti avea allargate le strade, per le quali si poteva di là salire, e come essendo la terra rotta da impraticabili aperture ed alvei di torrenti, gli antichi credevano impossibile che con muraglie si potesse validamente chiudere quanto la natura avesse separato. Può dirsi ancora che odiando per inerzia lavori di opere troppo difficili, commettevano alla fortuna la difesa de’ luoghi da essi trascurati, tutta la loro sicurezza riponendo nella ignoranza de’ Barbari: essendo soliti que’ che sfuggono la fatica a credere difficili agli altri i lavori, che per essi sono gravi. Per lo che dopo tali considerazioni nessuno vorrà contendere a Giustiniano Augusto questa lode, d’essere andato [p. 415 modifica]sommamente innanzi a tutti quanti mai furono nella provvidenza e diligenza; perciocchè egli costrinse il mare vicino ai monti, ed ivi spumante e tutto allagante intorno, a sostenere il freno di robustissime fondamenta gittate tra i flutti, e nella umida sabbia, cose che apertamente sono contrarie; ed a ceder all’arte umana ad onta della naturale sua forza violentissima. Poscia dopo che boschi e burroni ebbe congiunti, e fermato il mare a piè de’ monti, e tutta la Grecia cinta di fortificazioni, non pose fine ancora, nè temperamento all’amor suo verso i sudditi; ma dentro quelle mura alzò ancora castelli, colla giusta considerazione alla umana fortuna, in faccia della quale nulla è di stabile, nulla d’invitto: pensando, che se per caso i nemici in qualunque modo s’impossessassero di quelle fortificazioni, i soldati di presidio avrebbero per que’ castelli luogo opportuno ove ripararsi. Al quale intendimento ancora fece granai e serbatoi d’acqua dappertutto; e pose ivi circa due mila uomini di guarnigione: cosa che prima di lui non v’era memoria che fatta avesse alcun imperadore; giacchè e in addietro, ed anche al tempo nostro quelle fortificazioni erano sempre rimaste senza difensori; e se nemici avanzavansi con iscorrerie, od invasioni, i villani del paese, mutato sull’istante mestiere, per la circostanza diventavano combattenti, e facevano ivi le guardie per terra. Ma la loro imperizia faceva ancora che insieme con essi la Grecia venisse facilmente in potere de’ nemici. E la parsimonia inopportunamente usata in ciò fu cagione che per lunghissimo tempo il paese fosse aperto alle incursioni de’ Barbari. [p. 416 modifica]Di questa maniera Giustiniano Augusto provvide alle fortificazioni delle Termopili. Rispetto poi alle città, che sono fuori delle Termopili (e in quel tratto sonovene molte), nissuna fuvvi, a cui col massimo impegno non facesse fortissime mura. Fra queste furono Sacco, Ipata, Coracio, Unno, Balea, e Leontario.

A quelli che dall’Illirio vengono in Grecia, due monti presentansi, i quali per molto spazio scendono ad attaccarsi insieme, e formano una stretta, o porta, che chiamiamo Clissura. Nel mezzo di essa scaturisce una fontana, che in estate dà limpida acqua ed eccellente a bersi, la quale discendendo dai monti forma un ruscello. Quando poi piove, sorge ivi un profondo e rapidissimo torrente, che da tutte le cavità raccogliendo l’acque, vien giù fra gli scogli rumoroso. Per quella parte facile adito aprivasi ai Barbari per entrare nelle Termopili, e conseguentemente in quella porzione di Grecia. In addietro quelle gole di monti erano da entrambi i lati fortificate, quinci da quello della città di Eraclea, quindi da quello di Mirople, per breve tratto tra esse divise. Adunque Giustiniano Augusto riedificò le mura di ambidue, che da gran tempo erano cadute in rovina; e con saldissime opere chiuse le strette, e con queste congiunti i due monti, impedì ai Barbari il passaggio. Con che anche quel torrente fu obbligato a stagnare dentro il muro; e superato questo pel lento successivo alzamento a spargersi poi ovunque il caso lo spinge.

Le città pure della Grecia poste al di là da’ muraglioni eretti alle Termopili assicurò, rifatte avendo le [p. 417 modifica]fortificazioni di tutte esse. Eranvi state guaste quelle di Corinto per gagliardissimi tremuoti: per vetustà e per incuria quelle di Atene e di Platea, ed altre in Beozia; in una parola non lasciò alcuna città aperta, e senza difesa; ed alla cura che di ciò egli prese, i sudditi compresero manifestamente, che se i Barbari scorressero per le vicinanze delle Termopili, vedrebbero i disegni loro andar vuoti d’effetto, ancorchè pur superassero quella barriera; giacchè tutta la Grecia era munita di forti mura: sicchè ben presto sarebbonsi disanimati considerando che avrebbero dovuto porsi all’assedio di ciascheduna città: chè quanto più a lungo tira la speranza di una impresa, ne distoglie la difficoltà; nè il coraggio si acconcia per un vantaggio troppo differito, e alla presente stanchezza cede la fortuna futura.

Fatte queste cose, e saputo come tutte le città del Peloponneso trovavansi senza mura, e veggendo insieme che molto tempo sarebbevi voluto dovendosi provvedere a ciascheduna, Giustiniano Augusto si pose a munire saldamente l’istmo, il quale presentava assaissimi punti rovinati; ed ivi alzò castelli, e mise guarnigioni, sicchè i nemici non possano penetrare nel Peloponneso, quand’anche si desse il caso che superassero le Termopili. E di ciò basti.