Del principe e delle lettere (Alfieri, 1927)/Libro terzo. Alle ombre degli antichi liberi scrittori

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Libro terzo. Alle ombre degli antichi liberi scrittori

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Libro terzo. Alle ombre degli antichi liberi scrittori
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LIBRO TERZO

Alle ombre degli antichi liberi scrittori.

Nessuno certamente di voi, onorati scrittori, che o liberi nascevate, o tali con piú vostra gloria facendovi, liberamente scrivevate; nessuno di voi, certamente, crederebbe che in questi nostri tempi non solamente sorgesse la politica questione se le lettere possano per se stesse sussistere e perfezionarsi; ma che definitivamente dai piú venisse creduto e sentenziato pel no. E, per somma disgrazia nostra, col tristo e continuo esempio degli odierni scrittori, pur troppo si va finora confermando ogni giorno nel pensiero dei piú questa falsa e funestissima impossibilitá.

Io perciò a voi indirizzo questo mio terzo libro, come cosa vostra del tutto; poiché da voi soli, dalla energia dell’animo e dell’opere vostre, dalla forza primitiva dei lumi con che rischiaraste i contemporanei vostri ed i posteri, io spero trarre argomenti invincibili che mi vagliano a combattere e distruggere questo universale servile assurdo: «che le lettere non possono, né perfezionarsi, né sussistere senza protezion principesca».

Voi dunque, o Socrati, Platoni, Omeri, Demosteni, Ciceroni, Sofocli, Euripidi, Pindari, Alcèi, e tanti altri incontaminati e liberi scrittori, inspiratemi or voi, non meno che salde ragioni, virile e memorando ardimento. Quanto necessari mi siano, sí l’uno che l’altro, per convincere una cosí acciecata gente, ve [p. 188 modifica] lo potete argomentar da voi stessi, paragonando la presente questione a quella che ai tempi vostri si sarebbe piú giustamente potuta innalzare, opposta in tutto alla nostra, e stata sarebbe: «se le lettere o nessuna virtuosa cosa nascere, sussistere e prosperare potesse nel principato».

Instrutti voi ora da me pienamente quale sia la total differenza dei tempi, piacciavi non solo di compatire a questa mia forse non meritata infelicitá del nascere servo; ma piacciavi ancora di porgermi aiuto, affinché io uscire possa di servitú, e trarne i miei contemporanei scrittori od i posteri. Se io ardisco pur supplicarvi di rimirarmi con benigno occhio, e di scevrarmi dalla moderna turba dei letterati, una tale audacia in me nasce soltanto dalla mia propria coscienza, che se il destino mi volle pur nato in queste moderne etá, per quanto in mio potere è stato, io sono tuttavia sempre vissuto col desiderio e con la mente nelle etá vostre e fra voi.