Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro ottavo – Cap. IX

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Libro ottavo – Cap. IX

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De lo adornare i luoghi del Consiglio, et le Curie; de Boschi, de le Città, de luoghi da notare, de le Librerie, de le Scuole, de le Stalle, de gli Arzanali, et de gli strumenti Matematici.

cap. ix.


P
Latone voleva che ’l luogo dove s’haveva a ragunare il consiglio, fusse uno Tempio. I Romani havevano un luogo determinato, che lo chiamavano Comitio. A Ceraunia era un bosco folto sacrato a Giove, dove gli Achei si ragunavano a discorrere le cose de lo stato loro; molte altre Città facevano i loro consigli nel mezo de la piazza. A Romani non era lecito ragunare il Senato, se non in luogo determinato da gli augurii, et il più de le volte si ragunavano ne’ Tempii. Dipoi usarono di fare le curie, et Varrone dice che elle erano di due sorti, una dove i Sacerdoti attendevano a le cose Ecclesiastiche, l’altra dove il Senato dava ordine a le cose secolari. De la proprietà di qual s’è l’una di queste non ho io cosa certa, ma noi possiamo bene andare conietturando che questa fusse simile al Tempio, et quella più simile a la Basilica. La curia de Sacerdoti adunque sarà in volta, et quella de Senatori sarà col palco. In amendune gli huomini da consiglio, hanno ricerchi a dire il parer loro, et perciò bisogna havere rispetto a modi de le voci; per tanto bisogna che [p. 215 modifica]e’ vi sia alcuna cosa, che non lasci spargere in alto le voci, et massimo ne le volte, accioche rimbombando non rintruoni ne gli orecchi; nè sarà maraviglia: se per farle più gratiate, et per utilità ancora vi si metteranno ne le mura alcune cornici. Io ho considerato mediante le muraglie de gli Antichi, che e’ facevano le curie quadrate. A la curia in volta facevano il muro alto sei settimi de la larghezza de la facciata, et facevano la volta a meza botte: rincontro a la porta a quei che entravano dentro, si offeriva la tribuna larga, la cui saetta era per il terzo de la sua corda: la larghezza de la porta col suo vano occupava il settimo del suo muro. Intorno a la metà de la altezza del suo muro, et un ottavo più di detta meza parte, si mettono con loro aggetti, architravi, fregi, cornici, et colonne, le quali da alcuni sono state messe più spesse, et da alcuni più rade secondo che si sono dilettati d’haverle più folte, o più rade, secondo il disegno de’ colonnati, et de le loggie de Tempii. Sopra le cornici da destra, et da sinistra, collocavano in certe zane fattevi nel muro et statue, et altre cose attenenti a la Religione, ma nel muro de la facciata di testa aprivano al pari de l’altezza de le zane una finestra il doppio più larga, che alta, con due colonnette nel mezo che reggessino il cardinale disopra. Si che in questo modo sarà la curia de Sacerdoti. Ma la curia de Senatori si farà in questo altro modo: la larghezza de la pianta sarà i duoi terzi de la sua lunghezza; l’altezza sino a le travi del tetto sarà quanto è la larghezza de la pianta, et un quarto più di detta lunghezza. Intorno a le mura vi si metteranno cornici in questo modo: Dividasi da basso ad alto in nove parti, una de lequali se ne dia a lo imbasamento, o zoccolo che serva per rilevarsi da terra a le colonne, et questa parte del sodo servirà per spalliere de le panche da sedere. Quel che da quivi insuso poi vi resta, dividerai in sette parti, quattro de le quali ne darai al primo colonnato, sopra il quale porrai dipoi l’altro colonnato, sopra i quali porrai gli architravi, il fregio, et gli altri adornamenti che seguitano, et così il primo, come il secondo colonnato harà le sue base, i suoi capitelli, et le sue cornici, et l’altre appartenenze in quel modo che noi dicemmo che s’aspettavano a le Basiliche: Gli intervalli loro cosi da destra, come da sinistra, ne le mura sopra tutto bisogna che si faccino in caffo, et che i vani vi sieno uguali: ma ne le teste non sieno gli intervalli più che tre, de quali quel del mezo sarà il quarto più largo che gli altri: Infra ciascuno de vani, o sieno divisi con colonne, o pur con mensole che sieno sopra le cornici del mezo, faccivinsi le finestre, conciosia che queste curie hanno bisogno di grandissimo lume, et si metteranno sotto le finestre i davanzali nel modo che noi dicemmo a quelle de le Basiliche, et gli adornamenti de le finestre, che usciranno fuori del diritto del muro, non passeranno con la loro altezza, l’altezza de le vicine colonne senza i capitelli: ma l’altezza del vano de le finestre si dividerà in xi. parti, sette de le quali se ne assegneranno a la sua larghezza; ma se e’ ti piacerà, lasciando stare di mettervi le colonne, porvi mensole in cambio di capitelli, allhora ci serviremo di quei disegni che ne le porte userebbono gli Ionici, cioè haranno quelle finestre da gli lati alcuni orecchi, come quelle porte, che si faranno in questo modo: la larghezza di queste mensole ha da essere quanto sarebbe da capo il vivo de la colonna, lasciando da parte gli aggetti del collarino, et del bastone, et siano lunghe quanto è la lunghezza del capitello Corinthio senza la cimasa: lo aggetto di questa mensola non sarà più che si sia quello de la cimasa de lo architrave, fregio, et cornice. Hebbono ancora in molti luoghi alcune altre sorti di edificii, che et per necessità, et per loro diletto ancora ricevevano adornamenti, et rendevano la Città più magnifica. Dicono che appresso a la Academia di Athene era un bosco consacrato a gli Dii molto bello, il qual fu tagliato da Sylla nel fare una Trincea, o Bastione contro ad Athene. Alessandro Severo aggiunse a le sue terme, o bagni un bosco, et alle Antoniane arrose molte egregie stanze da [p. 216 modifica]notare. Gli Agrigentini per la vittoria che ebbe Zelone contro a Carcedonii murarono un luogo da notare lungo sette ottavi di miglio, affondo venti cubiti, del quale luogo ne cavarono dipoi certo datio. Io mi ricordo haver letto che a Tiboli vi era una Libreria publica molto celebrata. Pisistrato fu il primo che in Athene fece una Libreria publica, la quale sendo d’una moltitudine di libri infinita, fu da Serse poi transportata in Persia, et dipoi da Seleuco ricondotta in Athene. I Re Ptolomei hebbono in Egitto una Libreria di settecento i milia volumi. Ma perche ci maravigliamo noi de le publiche? nella Libreria de Gordiani trovo io che erano lxii. milia volumi. Nel paese di Laodicea insieme col Tempio di Nemesi era celebrata grandemente una grandissima schuola di Medici, ordinata da Zeuside. Scrive Appiano che vicino a Cartagine era una stalla di trecento Elefanti, et una di quattrocento Cavalli, et uno Arzanale per le Navi, che vi stavano dentro dugento venti Navi, et altri luoghi di armi, et da grani, dove uno essercito poteva riporre, et serbare le cose da vivere. Ne la Città del Sole che si chiama Thebe, si dice che erano cento stalle publiche tanto grandi che in qual s’è l’una stavano ducento Cavalli. Ne l’Isola Zelia nel Mare di Propontide erano duoi porti, et nel mezo Arzanali per le Navi, sotto i tetti de quali capivano ducento Navilii. Appresso al Pireo luogo da armi celebratissimo fatto da Filone vi era un luogo honoratissimo et capace per quattrocento Navilii. Dionisio al Porto di Siracusa fece Arzanali scompartiti con cento sessanta edifitii, sotto ciascuno de quali potevano stare duoi Navilii, et un luogo per armi, dove in pochi giorni vi ripose più di cento venti milia scudi, et una infinita moltitudine di spade. In Sitico lo Arzanale de gli Spartani era diviso in più di cento sessanta stanze. Si che a questo modo varie truovo io che sono state le cose appresso di varie nationi, ma in che modo elle debbino esser fatte, et con qual ordine, et disegno, non hò che raccontarne cosa alcuna che sia eletta, se non che io vorrei, che in si fatti lavori tu cavassi per quelle cose che hanno a servire, quanto al bisogno, il disegno da le cose private, ma per quelle cose che hanno à servire quanto alla grandezza, et allo addornamento, è bene pigliare i disegni da le opere pubbliche. Non lascierò questo indietro, che lo ornamento grande de le Librerie principalmente sono i libri, et gli assai, et i rarissimi, et massimo ragunati di quella dotta antichità. Sono ancora addornamento gli instrumenti Mathematici, et tutti gli altri, et quegli massimo che saranno simili a quelli che fece Possidonio, ne quali i sette Pianeti si movevano ciascuno secondo il suo proprio moto: o simili a quello di Aristarco, che dicono che haveva in una tavola di ferro descritto tutto il mondo, tutte le provincie con artificio eccellentissimo: et ben fece certamente Tiberio che donò alle Librerie le immagini de Poeti antichi. A me pare d’haver dato fine quasi a tutte quelle cose che si possono trovare per adornare gli edifitii publichi; habbiamo trattato de li edifitii sacri, de secolari, de Tempii, de le Basiliche, de portici, de sepolchri, de le strade, de porti, de concorsi de le strade, de le piazze, de ponti, degli archi, de teatri, de luoghi da correre, de le curie, de luoghi da sedere, de luoghi da essercitarsi, et da passeggiare, et simili: di maniera che e’ non mi pare che mi resti da trattar d’altro che de le terme, o bagni.