Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro terzo – Cap. III

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Libro terzo – Cap. III

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Che le sorti de luoghi sono varie, et però non si debbe prestare cosi al primo fede a nessuno luogo, se prima tu non vi harai cavate o fogne, o cisterne, o pozzi, ma ne luoghi paludosi conficchinsi pertiche, et pali abronzati capo piedi, con mazzi leggieri, ma con colpi spessi, et continuati insino a tanto che e’ sieno tutti confitti.

cap. iii.


D
Iversamente adunque harai a operare nel fare i fondamenti, secondo la diversità de luoghi, de quali alcuno ne è rilevato, alcuno basso, alcuno è mezzano infra questi, come sono le spiaggie: Un’altro ancora sarà secco, et arido, come il più delle volte sono i gioghi, et le cime de monti: alcun’altro sara tutto humido, et pregno, come i vicini al mare, et a gli stagni, o quelli, che son posti infra le valli: Un’altro è posto in modo che egli non è però secco del tutto, nè sempre anco stà bagnato, come di loro natura sono i Pendii come quelli, che le acque non vi si fermano, et non vi si corrompono, ma cadendo alquanto se ne scolano. In nessuno luogo non è da fidarsi cosi di subito trovato il pancone, che recusi il ferro: Percioche questo potrebbe esser in una pianura, et essere infermo, onde ne seguirebbe poi gran danno, et rovina di tutta l’opera. Io ho veduto una Torre presso a Mestri Castello de Venetiani, la quale dopo qualche anno che ella fu fatta, forato per il suo peso il terreno, sopra del quale ella era posta, sottile, et debole (come dimostrò il fatto) si sotterrò insino quasi alle merlature. Per il che si debbono biasimare coloro, che poi che la natura non gli ha dato o porto sotto un si fatto pancone, saldo, et bastante a reggere massimamente edificii, i quali havendo trovata alcuna muriccia di antiche rovine, non la ricercano sotto diligentemente, quale et quanta ella sia, ma alzano sopra di essa inconfideratamente altissime muraglie, et per avidità dello spendere manco, gettano via, et perdono dipoi tutta la muraglia: bene adunque sieno avvertiti, che la prima cosa cavino i pozzi, et questo si per l’altre cose, si ancora perche e’ si vegga manifesto, qual sia ogni filone del terreno atto a reggere gli edificii, o a rovinare; Aggiuntoci che et trovata l’acqua, et quello che di essi si caverà, gioverà molto alle commodità di fare molte cose. Aggiuntoci ancora, ch’aperta di quì tale rispiratione arrecherà all’edificio fermezza sicura, et da non essere offesa dalle esalationi di sotterra. Per tanto o per il fare d’un pozzo, o di una citerna, o fogna, o qual’altra fossa tu ti voglia, conosciuti i filoni, che fotto terra si nascondono, si debbe eleggere quello che sia commodissimo più che gli altri, al quale tu debba fidare l’opera tua. Et ne luoghi aperti, et in qualunque altro luogo, donde l’acqua scorrendo possa smuovere, et portar via alcuna cosa, ti gioverà certo molto il farvi una profondissima fossa. Et che per la continuatione assidua delle pioggie, essi monti si dilavino, et sieno rosi dalle acque, et si consumino l’uno di più che l’altro, ne fanno fede le caverne, et li scogli, che si veggono di giorno in giorno più espeditamente, i quali per esservi prima interposto il monte, non si scorgevano. Monte Morello, che è sopra Firenze, a tempi de nostri Padri era verde per l’abbondanza di molti Abeti, et hora è rimasto spogliato, et aspro, s’io non m’inganno, per le dilavationi dell’acque. Ne siti a pendio comandava Iunio Columella, che noi cominciassimo i fondamenti dalla parte di sotto, et dal luogo più basso, saviamente certo: Percioche oltra che le cose gittatevi, et muratevi staranno sempre salde, et stabili ne luoghi loro, resisteranno come un gagliardo pignone contro a quelle cose, le quali se dipoi ti piacesse d’accrescere l’edificio, s’applicheranno alla parte di sopra. Accaderatti ancora che forse quei difetti, che sogliono alcuna volta seguire in si fatti [p. 54 modifica]cavamenti, per l’aprirsi del terreno, o per lo smottare, non ti siano ascosi, et non ti noceranno. Ne luoghi paludosi bisogna fare le fosse larghe, et bisogna affortificare le sponde di qua, et di là delle fosse, con pali, con graticci, con tavole, con alga, et con fango, accioche non vi scorra acqua. Dipoi si debbe attignere, et cavarne l’acque, se infra dette armadure ne fussero. Debbesene cavare ancora la rena, et nettare ben dentro nel fondo il fangoso letto, fino a tanto, che tu truovi da fermare il piede sopra il sodo. Nel terreno, che tiene di sabbione, si debbe fare il medesimo, insino a tanto che ricerca il bisogno. Oltra questo ogni piano di qualunque fossa, si debbe spianare nel fondo a piano, accio non penda in luogo alcuno, d’alcuna delle bande, et che le cose, che vi s’hanno a por sopra, sieno bilanciate di uguali pesi. Hanno le cose gravi per loro naturale instinto d’aggravare sempre, et premere i luoghi più bassi. Sonci ancora quelle cose, che ci comandano che si facciano circa alle muraglie in acqua, ma si appartengono più al modo del murare, che a quello del fare i fondamenti: e’ comandano certamente, ch’e’ si faccia questo, cioè ch’abronzate le punte, di molti pali, et di molte pertiche, si ficchino capo piede, accioche la pianta di questa opera sia il doppio più larga, che non debbe essere il muro, et i pali fieno lunghi non punto manco, che l’ottava parte dell’altezza del futuro muro, et sieno in modo grossi, che corrispondino alla duodecima parte, et non manco della loro lunghezza. Finalmente conficchinsi tanto spessi, ch’e’ non vi resti più luogo alcuno, dove metterne. Gli instrumenti da conficcare i pali, sieno come si vogliono, non bisogna, c’habbino i loro mazzi gravissimi, ma che dien spessi colpi; Percioche i troppi gravi essendo di peso straordinarii, et d’impeto intollerabili, infrangono del tutto i legnami, ma lo spesseggiare continuamente, doma, e vince ogni durezza, e perfidia di terreno. Tu lo puoi veder quando tu vuoi conficcare un chiodo sottile in un legno duro, che se tu adopererai un martello grave, non ti riuscirà, ma se tu ne adopererai un piccolo, et accommodato, lo farai penetrare. Basti de cavamenti quel che n’abbiamo detto, se già non è da aggiugnerci questo, ch’alcuna volta o per rispiarmo della spesa, o per schifare la ruvinosa debolezza del terreno, ti gioverà di fondar non con una sola continuata fossa, tirando la muraglia continuata per tutto, ma tramezzando, lasciati intervalli, come s’havessi a piantar solamente pilastri, o colonne, onde tirati poi archi dall’uno pilastro all’altro, vi si tizzi sopra il resto della muraglia; (Tav. 5. A) in questi s’hanno a osservare le medesime cose, che noi habbiam racconte di sopra, ma quanto più vi hai a por sopra pesi maggiori, tanto più larghi, et più gagliardi pilastri, et zoccoli, vi ti bisogna fare. Hor sia detto di questi a bastanza.